Colori ed emozioni estetiche: la bellezza immortale dell'arte
"Il giudizio di gusto consiste proprio nel chiamar bella una cosa soltanto per la sua proprietà di accordarsi col nostro modo di percepirla" (Immanuel Kant).
La storia della filosofia occidentale, dall’antichità ai nostri giorni, è caratterizzata dalla costruzione di classificazioni delle emozioni.
Secondo il filosofo Aristotele, ad esempio, l’emozione filosofica più importante è la meraviglia. Secondo Cartesio vi è un numero ristretto di emozioni fondamentali: odio, amore, desiderio, infelicità, gioia e meraviglia.
La bellezza sprigionata dall’arte e dagli spettacoli che ci offre quotidianamente la natura (albe, tramonti, cielo stellato...) è talmente immensa che risulta difficile non arrendersi a essa e lasciarsi trasportare dal vortice delle emozioni.
Se ci pensiamo bene, uno degli obiettivi dell’arte è proprio quello di comunicare emozioni e suscitarle nell’osservatore. Non si tratta di emozioni qualsiasi ma di emozioni estetiche ossia risposte emotive a qualsiasi tipo di bellezza (paesaggio, opera d’arte, persona).
Come disse Leonardo Da Vinci: “ La bellezza perisce nella vita, ma è immortale nell’arte”.
Fanno parte delle emozioni estetiche anche sensazioni sgradevoli e negative. Un dipinto, ad esempio, può suscitare in noi emozioni di piacere ma anche di rabbia, ansia, angoscia, paura. Tutto dipende dal nostro sguardo.
Mi piace pensare che a volte le parole non bastano e allora servono le forme, i colori, una tela su cui dipingere le emozioni e trasmetterle agli altri.
La pittura emoziona, comunica e ci spinge a guardare dentro noi stessi.
Per me contemplare un’opera d’arte può farci provare le stesse sensazioni, emozioni, e piacere di quando si è innamorati. L’arte e l’amore fanno vibrare l’anima e osservare le cose con uno sguardo invariabilmente in bilico tra lucidità e meraviglia. Lo sguardo di un innamorato che entra in profondità nell’altra persona e si perde completamente al suo interno.
Quando ad esempio osservo La Notte stellata di Van Gogh (uno dei miei dipinti preferiti) dentro di me si risvegliano un’infinità di emozioni e mi è difficile distogliere lo sguardo. Mi perdo completamente nei dettagli grazie all’uso del colore associato allo stato d’animo.
La grande forza del colore e delle pennellate crea un incantesimo.
Che cosa rende speciale questo dipinto realizzato nel 1889?
Semplicemente, mi piace immaginare che il pittore stesse dipingendo con sentimento, ardore e le sue emozioni sono state trasferite dai pensieri alla tela.
“Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo”. (Van Gogh)
Il dipinto descrive la notte vista dalla finestra della stanza di Van Gogh nell’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy. A sinistra la scena è chiusa da un cipresso alto simile a una fiammata che unisce il cielo e la terra. A fianco di questo troviamo un piccolo paesino avvolto nel buio e dal sonno. L’inquietudine dell’artista è visibilmente espressa nella parte superiore della tela dove viene rappresentato il cielo. A catturare l’attenzione sono soprattutto le stelle che sembrano ruotare su se stesse come se fossero meteore. Personalmente se “entro” nel quadro e mi soffermo ad osservare le case percepisco uno stato di pace e serenità, invece, se “vado” in collina e mi sdraio a guardare il cielo percepisco un senso di angoscia e inquietudine.
In questo capolavoro i drammatici tormenti di Van Gogh trovano una delle loro più belle e potenti raffigurazioni.
"...Guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia? Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, così prendiamo la morte per raggiungere le stelle..." (Vincent Van Gogh - Tratto da una lettera a Theo del 1888).
Potrei utilizzare centinaia di parole per descrivere quello che mi trasmette la tormentata pittura di Van Gogh ma sono convinta che il modo migliore per conoscerla in maniera più approfondita sia quello di osservarla attentamente, entrarci dentro e lasciarsi trasportare dalle emozioni che si agitano dentro di noi fino a sentirle sui nostri corpi. Noi guardiamo l’immagine, l’immagine guarda noi.
Il pittore è colui che deve tradurre l’anima e la realtà nella pittura e deve farlo attraverso una tavolozza di colori che sono gli elementi fondamentali.
Van Gogh sosteneva che “il pittore e’ colui che si deve prendere cura del mondo colorandolo: la realtà è grigia e sta al pittore dargli il giusto colore”.
Dipingere non significa necessariamente suscitare emozioni. Quando un dipinto e’ in grado di emozionare è evidente che dietro non c’è solo la mano di un pittore ma di un artista.
Ricordiamoci che ognuno di noi dipinge il quadro della propria vita con i colori delle proprie scelte.
Il colore del cuore non si vede ma si sente. Un cuore: che batte. Che si emoziona. Che va riempito di cose belle e sensazioni uniche per continuare ad avere una ritmica d'amore, delicata, sottile.
Elisa Dipré