Consulenza filosofica in azione: Oscar Brenifier
La struttura seguita da Brenifier è decisamente analitica e cartesiana. Si parte da una domanda, si isolano dei concetti e si prosegue di volta in volta verso una maggior chiarificazione.
CHI INCONTRO QUANDO INCONTRO L'ALTRO?
A (Oscar Brenifier): Qual è la domanda?
B (Consultante) : La domanda è "Chi incontro quando incontro l'altro?"
A: Qual è il concetto che pone più problemi qui? Lei sta esitando, perchè?
B:Perchè un po' mi spaventa...
A: Cosa la spaventa?
B: L'incontro con l'altro
A: Ecco...Cos'è l'incontro? In generale, cos'è un incontro
B: E' una presenza
A: E' una presenza... e allora...cosa vuol dire essere una presenza, cosa implica "essere una presenza"?
B: Essere con, essere in ascolto, essere ascoltati
A: Bene, ora vediamo l' "altro": che cos'è?
B: E' per me
A: E' per me...Vediamo, qual è la differenza principale tra il concetto di incontro diretto (essere in ascolto e ascoltare) e dell' "altro" che è per me, come possiamo categorizzare la relazione di questi due concetti?
B: ...Nell'ascolto c'è sia presenza e di assenza
A: Bene, allora possiamo dire che ci sono due antinomie, c'è sia presenza e assenza, dunque cos'è la presenza?
B: L'incontro
A: L'incontro è la presenza. E l'altro dunque?
B: E’ l'assenza
A: Allora, qual è dunque il problema che si pone?
B: Come si può incontrare ciò che è assente…
A: Ecco, dunque: la presenza dell'assenza. Si pone il problema della presenza dell'assenza. Non ne è certa?
B: Poco
A: Perchè?
B: Perchè intorno al concetto di altro e di incontro io non ho mai fatto delle associazioni, non li ho mai associati all' assenza e alla presenza.
A: D'accordo ma il fatto che l'altro sia assenza è quello che ci preoccupa e il fatto che l'incontro sia una presenza può anche andare, non è così?
B: Sì
A: Sì, dunque il problema che si pone qui è l'altro come assenza, giusto?
B: Sì
A: Qual è il problema di definire l'altro come un'assenza?
B: ...Non c'è riconoscimento
A: Non c'è riconoscimento: se l'altro è assente non c'è riconoscimento. E del resto, in generale quando si tratta dell'altro ha senso dire che non c'è riconoscimento? L'altro che si incontra è riconoscimento o piuttosto è assenza di riconoscimento?
B: Assenza di riconoscimento. Perchè se si può incontrare, chi non lo fa è assente, chi non lo fa è altro.
A: Ma lei dice "si può" incontrare. Può incontrare qualuno che è qua? Come lo conosce? Se lei lo ha già conosciuto lo può incontrare?
B: Ma è un processo...C'è un processo di riconoscimento con l'incontro
A: Ma come può incontrarlo se lui è già qua?
B: Mh...
A: Dov' è il problema? Se io dico che è qua lui è già incontrato. Ma se io dico che posso incontrare...Chi posso incontrare?
B: Quello che non è qua
A: Dunque io posso incontrare unicamente colui che non è qua. Le sembra strano?Allora ripartiamo:Chi incontro quando incontro l'altro? Cosa rispondiamo?
B: Quello che non è qua
A: Però, se io lo incontro...Chi incontro: quello che è altro o quello che non è altro?
B: Quello che non è altro
A: Chi incontro quando incontro l'altro?
B: Me
A: Interessante...e ora analizziamo: è possibile che quando incontro l'altro io incontri me stesso?
CHI INCONTRO QUANDO INCONTRO L'ALTRO?
A (Oscar Brenifier): Qual è la domanda?
B (Consultante) : La domanda è "Chi incontro quando incontro l'altro?"
A: Qual è il concetto che pone più problemi qui? Lei sta esitando, perchè?
B:Perchè un po' mi spaventa...
A: Cosa la spaventa?
B: L'incontro con l'altro
A: Ecco...Cos'è l'incontro? In generale, cos'è un incontro
B: E' una presenza
A: E' una presenza... e allora...cosa vuol dire essere una presenza, cosa implica "essere una presenza"?
B: Essere con, essere in ascolto, essere ascoltati
A: Bene, ora vediamo l' "altro": che cos'è?
B: E' per me
A: E' per me...Vediamo, qual è la differenza principale tra il concetto di incontro diretto (essere in ascolto e ascoltare) e dell' "altro" che è per me, come possiamo categorizzare la relazione di questi due concetti?
B: ...Nell'ascolto c'è sia presenza e di assenza
A: Bene, allora possiamo dire che ci sono due antinomie, c'è sia presenza e assenza, dunque cos'è la presenza?
B: L'incontro
A: L'incontro è la presenza. E l'altro dunque?
B: E’ l'assenza
A: Allora, qual è dunque il problema che si pone?
B: Come si può incontrare ciò che è assente…
A: Ecco, dunque: la presenza dell'assenza. Si pone il problema della presenza dell'assenza. Non ne è certa?
B: Poco
A: Perchè?
B: Perchè intorno al concetto di altro e di incontro io non ho mai fatto delle associazioni, non li ho mai associati all' assenza e alla presenza.
A: D'accordo ma il fatto che l'altro sia assenza è quello che ci preoccupa e il fatto che l'incontro sia una presenza può anche andare, non è così?
B: Sì
A: Sì, dunque il problema che si pone qui è l'altro come assenza, giusto?
B: Sì
A: Qual è il problema di definire l'altro come un'assenza?
B: ...Non c'è riconoscimento
A: Non c'è riconoscimento: se l'altro è assente non c'è riconoscimento. E del resto, in generale quando si tratta dell'altro ha senso dire che non c'è riconoscimento? L'altro che si incontra è riconoscimento o piuttosto è assenza di riconoscimento?
B: Assenza di riconoscimento. Perchè se si può incontrare, chi non lo fa è assente, chi non lo fa è altro.
A: Ma lei dice "si può" incontrare. Può incontrare qualuno che è qua? Come lo conosce? Se lei lo ha già conosciuto lo può incontrare?
B: Ma è un processo...C'è un processo di riconoscimento con l'incontro
A: Ma come può incontrarlo se lui è già qua?
B: Mh...
A: Dov' è il problema? Se io dico che è qua lui è già incontrato. Ma se io dico che posso incontrare...Chi posso incontrare?
B: Quello che non è qua
A: Dunque io posso incontrare unicamente colui che non è qua. Le sembra strano?Allora ripartiamo:Chi incontro quando incontro l'altro? Cosa rispondiamo?
B: Quello che non è qua
A: Però, se io lo incontro...Chi incontro: quello che è altro o quello che non è altro?
B: Quello che non è altro
A: Chi incontro quando incontro l'altro?
B: Me
A: Interessante...e ora analizziamo: è possibile che quando incontro l'altro io incontri me stesso?