Critiche alla bioetica
Mariachiara Tallacchini in "Fuga dalla bioetica" considera la bioetica come una disciplina che ha avuto un impatto positivo negli anni sessanta e settanta, quando per la prima volta comparivano discorsi interdisciplinari e si considerava la responsabilità sociale della scienza, avanzando quindi istanze democratiche di partecipazione. In tale prospettiva la bioetica costituiva anche una riflessione generale sulla scienza.
In seguito la bioetica, secondo Tallacchini, sarebbe stata istituzionalizzata e burocratizzata, e ora tenderebbe a riportare il punto di vista del potere (o dei vari poteri), mediato da una quantità di commissioni che deciderebbero cosa è giusto e cosa non lo è. La bioetica sarebbe stata così degradata "a luogo di amministrazione di valori governativi". In questo senso lo stesso Comitato Nazionale di Bioetica è oggetto di critiche da più parti proprio a causa delle modalità di selezione dei suoi membri, di nomina governativa e perciò, al di là dei criteri di merito scientifico e accademico, soggetto anche a possibili influenze dovute al variare delle maggioranze.
Altro motivo di critica riguarda la modalità di formazione del consenso all'interno del comitato stesso; si ritiene infatti, da parte di alcuni, che l'adozione di testi a maggioranza sia estranea al compito di un organismo come questo, puramente consultivo e che dovrebbe giungere alla formazione di un consenso unanimente condiviso e quindi basato su criteri di 'oggettività e laicità' (anziché su scelte ideologiche o religiose di fondo).
Alcune critiche vengono rivolte alla bioetica accusandola di escludere o di dare un'importanza minima nelle sue valutazioni ai fattori culturali individuali e sociali.
In seguito la bioetica, secondo Tallacchini, sarebbe stata istituzionalizzata e burocratizzata, e ora tenderebbe a riportare il punto di vista del potere (o dei vari poteri), mediato da una quantità di commissioni che deciderebbero cosa è giusto e cosa non lo è. La bioetica sarebbe stata così degradata "a luogo di amministrazione di valori governativi". In questo senso lo stesso Comitato Nazionale di Bioetica è oggetto di critiche da più parti proprio a causa delle modalità di selezione dei suoi membri, di nomina governativa e perciò, al di là dei criteri di merito scientifico e accademico, soggetto anche a possibili influenze dovute al variare delle maggioranze.
Altro motivo di critica riguarda la modalità di formazione del consenso all'interno del comitato stesso; si ritiene infatti, da parte di alcuni, che l'adozione di testi a maggioranza sia estranea al compito di un organismo come questo, puramente consultivo e che dovrebbe giungere alla formazione di un consenso unanimente condiviso e quindi basato su criteri di 'oggettività e laicità' (anziché su scelte ideologiche o religiose di fondo).
Alcune critiche vengono rivolte alla bioetica accusandola di escludere o di dare un'importanza minima nelle sue valutazioni ai fattori culturali individuali e sociali.