Filosofia del linguaggio nell'antichità e nel Medioevo
Nell’antichità il problema più dibattuto fu quello dell’origine convenzionale o naturale del linguaggio: per i fautori della prima soluzione (ad esempio il filosofo greco Democrito), le parole sono frutto della convenzione fra gli uomini e del bisogno di denotare gli oggetti utili alla vita; per i fautori della concezione opposta il rapporto fra la parola e la cosa è naturale, sia che tale naturalità venga intesa ingenuamente come somiglianza fisico-fonetica fra il segno linguistico e un determinato oggetto, sia come corrispondenza fra il discorso umano da un lato e l’ordine oggettivo della realtà dall’altro.
Nel Cratilo, Platone critica tanto il convenzionalismo quanto il naturalismo nella prima accezione e, pur senza pervenire a una soluzione positiva, imposta la riflessione sul linguaggio secondo una prospettiva che sarà proseguita in altri dialoghi, in particolare nel Sofista. In quest’opera, al rapporto di semplice denominazione fra un nome isolato e una cosa si sostituisce il problema della proposizione (o enunciato) che istituisce un nesso fra due concetti e in cui soltanto si pone l’alternativa di vero e falso. La piega logica conferita da Platone alla riflessione del linguaggio sarà approfondita da Aristotele e proseguita originalmente dai filosofi stoici. A questi ultimi si deve una prima dottrina del significato: fra il nome e la cosa, che sono entrambe realtà corporee, fa da intermediario il significato (lektón), che è una rappresentazione mentale di natura incorporea.
I problemi della filosofia del linguaggio furono ampiamente dibattuti nell’età medievale, specialmente in relazione alla logica e alla grammatica, e conobbero sviluppi sia l’analisi della natura dei segni linguistici sia la teoria del significato, ricevendo impulso soprattutto da parte dei sostenitori del nominalismo. Di particolare rilievo è la riflessione di Guglielmo di Occam, il quale svolge una teoria della “supposizione”, cioè del potere significativo di un termine in rapporto agli altri termini della proposizione: uno stesso nome, ad esempio “uomo”, ha significati differenti in proposizioni come “un uomo corre” oppure “uomo è un nome”.
Il Medioevo ha dedicato una parte importante della sua riflessione alle arti del linguaggio, che hanno costituito le basi del suo sistema d'insegnamento (trivium: grammatica, logica, dialettica). Una delle caratteristiche essenziali dell'epoca medievale è la predominanza del latino, lingua di religione, di cultura e di amministrazione. Benchè non mancassero gli strumenti per farlo, i vernacoli utilizzati in Europa (tra cui le lingue neolatine comparse tra il VII e il X secolo) non sono in genere grammatizzati. La grammatica è riservata alla lingua scritta (grammatica, nel testo, è spesso sinonimo di lingua latina), che è anche l'oggetto della logica e della grammatica speculativa.
Il maggior contributo medievale alla storia delle scienze viene probabilmente dall'ambito della logica. Le approfondite discussioni tecniche in materia prendono impulso dai filosofi arabi. A partire dalla metà del XII secolo divengono disponibili in latino molte opere arabe, come la gran parte dei commentari di Al-Farabi sulla logica di Aristotele e il suo compendio di logica, che verrà utilizzato da Alberto Magno, e l'esposizione di Al Ghazali (Liber Algazelis de summa theoricae philosophiae), che presenta anche le posizioni di Avicenna. La traduzione latina dei principali commentari di Averroè appare solo trent'anni dopo la morte del filosofo. Nella stessa epoca si cominciano a tradurre dal greco le principali opere di Platone e Aristotele. Guglielmo di Moerbecke (1215-1286) partecipa, assieme a Tommaso d'Aquino, a un programma di traduzione di Aristotele che si serve di importanti commentatori, come Ammonio d'Alessandria (Ammonius). A partire dal 1240 vengono redatti numerosi commentari, quasi sempre anonimi, sulla logica nova (soprattutto le Confutazioni sofistiche). Si assiste all'elaborazione di compendia di logica; accanto alla logica vetus (Isagoge, Categorie, De interpretatione) e alla logica nova, tali compendi danno luogo alla logica modernorum che presenta una teoria della referenza dei termini in contesti proposizionali. I logici terministi sono senz'altro tra i logici più inventivi della tradizione occidentale.
Anche quando fu concepita come una propedeutica alla lettura dei testi sacri, la grammatica è rimasta, nel basso Medio Evo, una materia scolastica elementare. La situazione muta con la grammatica speculativa, disciplina universitaria che cerca di studiare le condizioni universali della buona formazione (congruentia) degli enunciati. Le parole possiedono dei modi di significare (ciò che in seguito, con la grammatica generale, si chiamerà significato formale, espressione che troviamo in Duns Scoto), che riprendono i modi dell'intellezione, a loro volta ricalcati sui modi dell'essere. I modi di significare delle diverse parole devono essere tra loro compatibili per formare un enunciato corretto. Vengono studiate in modo astratto e generale questioni complesse come la transitività.
Isidoro di Siviglia (560?-636), nel suo libro delle Differenze, analizza 610 termini che vanno distinti (come, per esempio, anima e animus). Le sue Etimologie costituiscono un'importante sintesi delle conoscenze medievali. La grammatica vi compare come un metodo di sapere universale. L'approccio etimologico corrisponde alla conoscenza dell'origine delle parole, cioè della loro verità o anche dell'intimo rapporto tra le parole e le cose.
Bonifacio (680-754), Beda (673-735), Alcuino (738?-806), Fredegiso (?834), Smaradge (ca 819), Remigio d'Auxerre (841-908), Sedulius Scotus (fl. 850) apportano importanti contributi alle conoscenze dei grammatici latini, questo sapere è considerato propedeutico allo studio dei testi sacri.
Durante il VII secolo viene redatto l'Auraicept na nEces (Istruzioni per i poeti), prima grammatica di irlandese e prima grammatica di un vernacolo europeo diverso dal greco e dal latino.
842 ca, Rabano Mauro (784?-856), nel suo De rerum naturis, presenta un'enciclopedia del sapere medievale, ispirata a Isidoro; a lui si deve anche un De arte grammatica.
Heiric d'Auxerre (841-876) redige glosse delle Dieci Categorie e del De Dialettica attribuiti ad Agostino, dell'Isagoge di Porfirio e del De interpretatione di Aristotele. Secondo lui, specie e generi sono categorie dello spirito che permettono di ricordare i nomi propri che designano le cose singolari.
Aelfric (945-1010) compone la prima grammatica del latino in vernacolo europeo (inglese).
Roscellino (1050?-1120), di cui conosciamo le tesi attraverso gli scritti del suo discepolo Abelardo, difende un nominalismo radicale: generi e specie non esistono se non in forma di parole (voces) o emissioni verbali (flatus votis); soltanto gli individui hanno un'esistenza reale e indipendente.
Abelardo (1079-1142): tra le sue numerose opere filosofiche, una dialettica, delle glosse a Porfirio e alla logica vetus. Le seconde glosse a Porfirio contengono una dettagliata critica delle tesi realiste. Come il suo maestro Roscellino, ritiene che gli universali siano parole, ma distingue l'emissione della voce (vox), che è una cosa, dalla parola significante (sermo) che è, essa sola, l'oggetto della logica. La parola significa al tempo stesso cose e intellezioni; significare è dunque, innanzitutto, «generare una intellezione» nell'anima dell'ascoltatore. L'intellezione è indipendente dalla sensazione attraverso cui ci si presenta l'oggetto. Le tesi realiste verranno difese da Bernardo di Chartres (morto nel 1126) e da Giovanni Duns Scoto (1265?-1308).
Gilberto di Poitiers o Gilbert de la Porrιe (1090-1152), discepolo di Bernardo di Chartres, attraverso le sue riflessioni sul significato del nome, in particolare, porta alla nascita della scuola dei porretani, che accoglierà, nel XII secolo, logici e grammatici.
Nel corso del XII secolo viene redatta la prima grammatica (anonima) dell'islandese.
Ugo di San Vittore (1096-1141), De grammatica.
1140, Pietro Elia, Summa super Priscianum, commento che avrà per tutto il Medio Evo un'incontestata autorità.
1157, Pietro Lombardo (ca 1095-1164), Libri quattuor sententiarum, testo teologico che starà alla base di gran parte dell'insegnamento medievale e di numerosi commentari.
Robert Blund (fl. 1170), Summa in arte grammatica.
Alberto Magno (ca 1193-1280), commentari sulla logica vetus e sulla logica nova (ca 1260), in cui vengono integrati gli apporti della logica araba.
Alessandro de Villedieu (ca 1170-ca 1250), Doctrinale (grammatica versificata, utilizzata come manuale scolastico; la sua comprensione richiedeva glosse).
1200 circa, R. Vidal, Razos de Trobar (prima grammatica del provenzale).
Evrard de Bethune (fl. 1212), Graecismus.
Ruggero Bacone (1214-1292), Summa de sophismatibus et distinctionibus; Summa grammatica; Summulae dialectices (ca 1240); Opus Majus (1'OP III, De cognitione linguarum, contiene il De signis, composto nel 1268); Compendium Studii Theologicae (1292).
Tommaso d'Aquino (1225?-1274), Expositio in Peri Hermeneias. Guglielmo di Sherwood (1230-1271), Syncategoremata, Introductiones in Logicam.
Lamberto d'Auxerre o Lambert de Lagny (fl. 1250-1260), Logica, De proprietatis terminorum.
Simone di Faversham (1260-1306/7), Questiones sulla logica vetus; Questiones super Libro elenchorum; commento alle Summulae di Pietro Ispano (1270-1280).
Pietro Ispano (morto nel 1277), Summulae logicales (scritto in Spagna nel 1230 circa). Manuale che ebbe notevole influenza, di cui ci sono rimasti numerosi commenti. Nel XIX secolo, vi farà riferimento C. S. Peirce.
Robert Kilwarby (morto nel 1279), commentario di grande risonanza sul «Prisciano minore», e sulla logica vetus; a lui viene attribuito, non con certezza, un commento In Donati Artem Maiorem III.
Martino di Dacia (1250/60-1304), Trattato De modis significandi; Questiones sulle Categorie e i Topici di Boezio (ca 1270).
1286, Giovanni da Genova o Giovanni Balbi, Catholicon (uno dei principali manuali grammaticali e lessico-enciclopedici del Medio Evo).
Giovanni Duns Scoto (1265-1308), questioni sulla logica vetus, sulle confutazioni sofistiche.
Dante Alighieri (1265-1321), De vulgari eloquentia (ms.).
Raoul il Bretone (1270/75-1320), questioni sull'ars nova e l'ars vetus, sul «Prisciano minore»; Sophismata.
Boezio di Dacia (fi. 1277-1283) Modi significandi sive Quaestiones super Priscianum Maiorem; Quaestiones super librum Topicorum; Sophismata (ca 1270).
Guglielmo di Occam (1290?-1349): nei suoi commenti alla logica e alla fisica di Aristotele, nella sua famosa Summa Logicae (1323) e nelle sue opere teologiche, difende un radicale nominalismo (cfr. pp. 216-217).
1300 circa, Tommaso di Erfurt, Grammatica Speculativa, a cui si riferisce, in particolare, la tesi di Heidegger (La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto).
Giovanni Buridano (1300?-dopo il 1358), Tractatus de consequentiis; Sophismata; Quaestiones super Peri Hermeneias; Quaestiones super Rethoricam Aristotelis; Tractatus de suppositionibus. Distingue due tipi di concetti corrispondenti ai nomi propri, che significano gli individui in quanto soggetti (individuum pro subjecto), e ai nomi comuni, che significano gli individui considerati dal punto di vista della forma (individuum pro forma). I nomi designano, dunque, sempre esseri reali, ma considerati sotto aspetti particolari. Ritroviamo una distinzione analoga a proposito dei concetti universali (oggetti «di seconda intenzione»): generi e specie che significano tanto le cose stesse, universalmente considerate (universale pro subjecto), quanto il modo stesso di intenderle (universale pro forma).
Gregorio da Rimini (1300-1358), nella sua Lectura super Primum et Secundum Sententiarum (Commentario sul primo e il secondo libro delle sentenze di Piero Lombardo) espone la tesi del significabile complexe:L'oggetto della scienza non è la cosa extra-mentale significata dal nome proprio, ma il significato totale di una proposizione, che può essere tradotto in termini moderni come «lo stato delle cose».
1322, prima grammatica anonima del gallese.
Sigeri di Courtrai (morto nel 1341), Summa modorum significandi; Sophismata.
William Heytesbury (1313-1372/73), Regulae solvendi sophismata (1315); Sophismata asinina, testi influenti fino al Rinascimento.
Guillaume Molinier (fi. 1330-1350), I Leys d'Amors contengono un trattato di grammatica e di poetica della lingua d'oc. Benchè la grammatica del provenzale avesse già un'importante tradizione a partire da R. Vidal, è il primo trattato di ampio respiro relativo a un vernacolo.
Vincent Ferrer (1355-1419), Tractatus de suppositionibus.
1409?, J. Barton, Donait fran~ois, prima grammatica del francese (ad uso degli inglesi).
1437-41, L. B. Alberti, Regole della lingua fiorentina .
1447, utilizzazione in occidente dei caratteri mobili a stampa.
Nel Cratilo, Platone critica tanto il convenzionalismo quanto il naturalismo nella prima accezione e, pur senza pervenire a una soluzione positiva, imposta la riflessione sul linguaggio secondo una prospettiva che sarà proseguita in altri dialoghi, in particolare nel Sofista. In quest’opera, al rapporto di semplice denominazione fra un nome isolato e una cosa si sostituisce il problema della proposizione (o enunciato) che istituisce un nesso fra due concetti e in cui soltanto si pone l’alternativa di vero e falso. La piega logica conferita da Platone alla riflessione del linguaggio sarà approfondita da Aristotele e proseguita originalmente dai filosofi stoici. A questi ultimi si deve una prima dottrina del significato: fra il nome e la cosa, che sono entrambe realtà corporee, fa da intermediario il significato (lektón), che è una rappresentazione mentale di natura incorporea.
I problemi della filosofia del linguaggio furono ampiamente dibattuti nell’età medievale, specialmente in relazione alla logica e alla grammatica, e conobbero sviluppi sia l’analisi della natura dei segni linguistici sia la teoria del significato, ricevendo impulso soprattutto da parte dei sostenitori del nominalismo. Di particolare rilievo è la riflessione di Guglielmo di Occam, il quale svolge una teoria della “supposizione”, cioè del potere significativo di un termine in rapporto agli altri termini della proposizione: uno stesso nome, ad esempio “uomo”, ha significati differenti in proposizioni come “un uomo corre” oppure “uomo è un nome”.
Il Medioevo ha dedicato una parte importante della sua riflessione alle arti del linguaggio, che hanno costituito le basi del suo sistema d'insegnamento (trivium: grammatica, logica, dialettica). Una delle caratteristiche essenziali dell'epoca medievale è la predominanza del latino, lingua di religione, di cultura e di amministrazione. Benchè non mancassero gli strumenti per farlo, i vernacoli utilizzati in Europa (tra cui le lingue neolatine comparse tra il VII e il X secolo) non sono in genere grammatizzati. La grammatica è riservata alla lingua scritta (grammatica, nel testo, è spesso sinonimo di lingua latina), che è anche l'oggetto della logica e della grammatica speculativa.
Il maggior contributo medievale alla storia delle scienze viene probabilmente dall'ambito della logica. Le approfondite discussioni tecniche in materia prendono impulso dai filosofi arabi. A partire dalla metà del XII secolo divengono disponibili in latino molte opere arabe, come la gran parte dei commentari di Al-Farabi sulla logica di Aristotele e il suo compendio di logica, che verrà utilizzato da Alberto Magno, e l'esposizione di Al Ghazali (Liber Algazelis de summa theoricae philosophiae), che presenta anche le posizioni di Avicenna. La traduzione latina dei principali commentari di Averroè appare solo trent'anni dopo la morte del filosofo. Nella stessa epoca si cominciano a tradurre dal greco le principali opere di Platone e Aristotele. Guglielmo di Moerbecke (1215-1286) partecipa, assieme a Tommaso d'Aquino, a un programma di traduzione di Aristotele che si serve di importanti commentatori, come Ammonio d'Alessandria (Ammonius). A partire dal 1240 vengono redatti numerosi commentari, quasi sempre anonimi, sulla logica nova (soprattutto le Confutazioni sofistiche). Si assiste all'elaborazione di compendia di logica; accanto alla logica vetus (Isagoge, Categorie, De interpretatione) e alla logica nova, tali compendi danno luogo alla logica modernorum che presenta una teoria della referenza dei termini in contesti proposizionali. I logici terministi sono senz'altro tra i logici più inventivi della tradizione occidentale.
Anche quando fu concepita come una propedeutica alla lettura dei testi sacri, la grammatica è rimasta, nel basso Medio Evo, una materia scolastica elementare. La situazione muta con la grammatica speculativa, disciplina universitaria che cerca di studiare le condizioni universali della buona formazione (congruentia) degli enunciati. Le parole possiedono dei modi di significare (ciò che in seguito, con la grammatica generale, si chiamerà significato formale, espressione che troviamo in Duns Scoto), che riprendono i modi dell'intellezione, a loro volta ricalcati sui modi dell'essere. I modi di significare delle diverse parole devono essere tra loro compatibili per formare un enunciato corretto. Vengono studiate in modo astratto e generale questioni complesse come la transitività.
Isidoro di Siviglia (560?-636), nel suo libro delle Differenze, analizza 610 termini che vanno distinti (come, per esempio, anima e animus). Le sue Etimologie costituiscono un'importante sintesi delle conoscenze medievali. La grammatica vi compare come un metodo di sapere universale. L'approccio etimologico corrisponde alla conoscenza dell'origine delle parole, cioè della loro verità o anche dell'intimo rapporto tra le parole e le cose.
Bonifacio (680-754), Beda (673-735), Alcuino (738?-806), Fredegiso (?834), Smaradge (ca 819), Remigio d'Auxerre (841-908), Sedulius Scotus (fl. 850) apportano importanti contributi alle conoscenze dei grammatici latini, questo sapere è considerato propedeutico allo studio dei testi sacri.
Durante il VII secolo viene redatto l'Auraicept na nEces (Istruzioni per i poeti), prima grammatica di irlandese e prima grammatica di un vernacolo europeo diverso dal greco e dal latino.
842 ca, Rabano Mauro (784?-856), nel suo De rerum naturis, presenta un'enciclopedia del sapere medievale, ispirata a Isidoro; a lui si deve anche un De arte grammatica.
Heiric d'Auxerre (841-876) redige glosse delle Dieci Categorie e del De Dialettica attribuiti ad Agostino, dell'Isagoge di Porfirio e del De interpretatione di Aristotele. Secondo lui, specie e generi sono categorie dello spirito che permettono di ricordare i nomi propri che designano le cose singolari.
Aelfric (945-1010) compone la prima grammatica del latino in vernacolo europeo (inglese).
Roscellino (1050?-1120), di cui conosciamo le tesi attraverso gli scritti del suo discepolo Abelardo, difende un nominalismo radicale: generi e specie non esistono se non in forma di parole (voces) o emissioni verbali (flatus votis); soltanto gli individui hanno un'esistenza reale e indipendente.
Abelardo (1079-1142): tra le sue numerose opere filosofiche, una dialettica, delle glosse a Porfirio e alla logica vetus. Le seconde glosse a Porfirio contengono una dettagliata critica delle tesi realiste. Come il suo maestro Roscellino, ritiene che gli universali siano parole, ma distingue l'emissione della voce (vox), che è una cosa, dalla parola significante (sermo) che è, essa sola, l'oggetto della logica. La parola significa al tempo stesso cose e intellezioni; significare è dunque, innanzitutto, «generare una intellezione» nell'anima dell'ascoltatore. L'intellezione è indipendente dalla sensazione attraverso cui ci si presenta l'oggetto. Le tesi realiste verranno difese da Bernardo di Chartres (morto nel 1126) e da Giovanni Duns Scoto (1265?-1308).
Gilberto di Poitiers o Gilbert de la Porrιe (1090-1152), discepolo di Bernardo di Chartres, attraverso le sue riflessioni sul significato del nome, in particolare, porta alla nascita della scuola dei porretani, che accoglierà, nel XII secolo, logici e grammatici.
Nel corso del XII secolo viene redatta la prima grammatica (anonima) dell'islandese.
Ugo di San Vittore (1096-1141), De grammatica.
1140, Pietro Elia, Summa super Priscianum, commento che avrà per tutto il Medio Evo un'incontestata autorità.
1157, Pietro Lombardo (ca 1095-1164), Libri quattuor sententiarum, testo teologico che starà alla base di gran parte dell'insegnamento medievale e di numerosi commentari.
Robert Blund (fl. 1170), Summa in arte grammatica.
Alberto Magno (ca 1193-1280), commentari sulla logica vetus e sulla logica nova (ca 1260), in cui vengono integrati gli apporti della logica araba.
Alessandro de Villedieu (ca 1170-ca 1250), Doctrinale (grammatica versificata, utilizzata come manuale scolastico; la sua comprensione richiedeva glosse).
1200 circa, R. Vidal, Razos de Trobar (prima grammatica del provenzale).
Evrard de Bethune (fl. 1212), Graecismus.
Ruggero Bacone (1214-1292), Summa de sophismatibus et distinctionibus; Summa grammatica; Summulae dialectices (ca 1240); Opus Majus (1'OP III, De cognitione linguarum, contiene il De signis, composto nel 1268); Compendium Studii Theologicae (1292).
Tommaso d'Aquino (1225?-1274), Expositio in Peri Hermeneias. Guglielmo di Sherwood (1230-1271), Syncategoremata, Introductiones in Logicam.
Lamberto d'Auxerre o Lambert de Lagny (fl. 1250-1260), Logica, De proprietatis terminorum.
Simone di Faversham (1260-1306/7), Questiones sulla logica vetus; Questiones super Libro elenchorum; commento alle Summulae di Pietro Ispano (1270-1280).
Pietro Ispano (morto nel 1277), Summulae logicales (scritto in Spagna nel 1230 circa). Manuale che ebbe notevole influenza, di cui ci sono rimasti numerosi commenti. Nel XIX secolo, vi farà riferimento C. S. Peirce.
Robert Kilwarby (morto nel 1279), commentario di grande risonanza sul «Prisciano minore», e sulla logica vetus; a lui viene attribuito, non con certezza, un commento In Donati Artem Maiorem III.
Martino di Dacia (1250/60-1304), Trattato De modis significandi; Questiones sulle Categorie e i Topici di Boezio (ca 1270).
1286, Giovanni da Genova o Giovanni Balbi, Catholicon (uno dei principali manuali grammaticali e lessico-enciclopedici del Medio Evo).
Giovanni Duns Scoto (1265-1308), questioni sulla logica vetus, sulle confutazioni sofistiche.
Dante Alighieri (1265-1321), De vulgari eloquentia (ms.).
Raoul il Bretone (1270/75-1320), questioni sull'ars nova e l'ars vetus, sul «Prisciano minore»; Sophismata.
Boezio di Dacia (fi. 1277-1283) Modi significandi sive Quaestiones super Priscianum Maiorem; Quaestiones super librum Topicorum; Sophismata (ca 1270).
Guglielmo di Occam (1290?-1349): nei suoi commenti alla logica e alla fisica di Aristotele, nella sua famosa Summa Logicae (1323) e nelle sue opere teologiche, difende un radicale nominalismo (cfr. pp. 216-217).
1300 circa, Tommaso di Erfurt, Grammatica Speculativa, a cui si riferisce, in particolare, la tesi di Heidegger (La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto).
Giovanni Buridano (1300?-dopo il 1358), Tractatus de consequentiis; Sophismata; Quaestiones super Peri Hermeneias; Quaestiones super Rethoricam Aristotelis; Tractatus de suppositionibus. Distingue due tipi di concetti corrispondenti ai nomi propri, che significano gli individui in quanto soggetti (individuum pro subjecto), e ai nomi comuni, che significano gli individui considerati dal punto di vista della forma (individuum pro forma). I nomi designano, dunque, sempre esseri reali, ma considerati sotto aspetti particolari. Ritroviamo una distinzione analoga a proposito dei concetti universali (oggetti «di seconda intenzione»): generi e specie che significano tanto le cose stesse, universalmente considerate (universale pro subjecto), quanto il modo stesso di intenderle (universale pro forma).
Gregorio da Rimini (1300-1358), nella sua Lectura super Primum et Secundum Sententiarum (Commentario sul primo e il secondo libro delle sentenze di Piero Lombardo) espone la tesi del significabile complexe:L'oggetto della scienza non è la cosa extra-mentale significata dal nome proprio, ma il significato totale di una proposizione, che può essere tradotto in termini moderni come «lo stato delle cose».
1322, prima grammatica anonima del gallese.
Sigeri di Courtrai (morto nel 1341), Summa modorum significandi; Sophismata.
William Heytesbury (1313-1372/73), Regulae solvendi sophismata (1315); Sophismata asinina, testi influenti fino al Rinascimento.
Guillaume Molinier (fi. 1330-1350), I Leys d'Amors contengono un trattato di grammatica e di poetica della lingua d'oc. Benchè la grammatica del provenzale avesse già un'importante tradizione a partire da R. Vidal, è il primo trattato di ampio respiro relativo a un vernacolo.
Vincent Ferrer (1355-1419), Tractatus de suppositionibus.
1409?, J. Barton, Donait fran~ois, prima grammatica del francese (ad uso degli inglesi).
1437-41, L. B. Alberti, Regole della lingua fiorentina .
1447, utilizzazione in occidente dei caratteri mobili a stampa.