Il concetto di matrimonio in filosofia
Che significato ha il termine matrimonio in filosofia?
Comunemente con il termine matrimonio si designa qualsiasi progetto di vita in comune tra due persone di sesso diverso. Questa è una definizione generalizzata che tiene conto della varietà di forme che il matrimonio assume in gruppi sociali diversi nonché dei diversi concetti che ne sono stati dati.
Tali concetti possono essere raggruppati nel modo seguente:
1) il matrimonio come istituzione naturale. Così lo concepirono Platone che vide nella società coniugale il principio e l'origine di tutti gli stati ( Leggi, IV, 721 a); e Aristotele che considero' la famiglia anteriore e più necessaria dello Stato; sebbene sia Platone che Aristotele ritenessero indispensabile che lo Stato intervenisse ad ordinare le modalità del matrimonio. In questo caso, il fine esclusivo del matrimonio e' la procreazione e l'educazione della prole.
2) il matrimonio come istituzione contrattuale. Così il matrimonio venne inteso dal diritto romano e dal diritto canonico. In tal caso, pur riconoscendosi il fine del matrimonio nella procreazione ed educazione della prole, si distingue da esso la forma o essenza del matrimonio considerato come un'associazione o comunità di vita o una qualunque indivisibile congiunzione degli animi, come dice San Tommaso, la cui condizione indispensabile e' il consenso espresso nelle forme stabilite dalla legge civile o religiosa.
Sull'aspetto contrattuale del matrimonio insisteva Kant che lo definì come l'unione di due persone di sesso diverso per il possesso reciproco delle loro facoltà sessuali durante tutta la vita; lo considero' come fonte di un diritto reale oltre che personale nel senso che ognuna delle due persone e' acquistata dall'altra proprio come una cosa; ma vide nella reciprocità di tale acquisto il riscatto della personalità dei due coniugi.
Hegel invece insisteva sull'unita' etico-sentimentale del matrimonio: il matrimonio, egli diceva, non è essenzialmente ne' Unione meramente naturale, bestiale, né un puro contratto civile, ma un'unione morale del sentimento, nel mutuo amore e fiducia, che fa di due persone una sola persona.
3) il matrimonio come istituzione sociale. Questo è il punto di vista degli antropologi e sociologi che hanno riscontrato nei diversi gruppi umani tutte le forme possibili di matrimonio: quello di un uomo e di una donna, di un uomo e di più donne, di una donna e di più uomini ecc...
Da questo punto di vista, Levi- Strauss ha considerato le regole del matrimonio come una specie di linguaggio, cioè un certo tipo di comunicazione: più specificamente come la comunicazione delle donne nel seno di un gruppo.
Bibliografia:
Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano
Comunemente con il termine matrimonio si designa qualsiasi progetto di vita in comune tra due persone di sesso diverso. Questa è una definizione generalizzata che tiene conto della varietà di forme che il matrimonio assume in gruppi sociali diversi nonché dei diversi concetti che ne sono stati dati.
Tali concetti possono essere raggruppati nel modo seguente:
1) il matrimonio come istituzione naturale. Così lo concepirono Platone che vide nella società coniugale il principio e l'origine di tutti gli stati ( Leggi, IV, 721 a); e Aristotele che considero' la famiglia anteriore e più necessaria dello Stato; sebbene sia Platone che Aristotele ritenessero indispensabile che lo Stato intervenisse ad ordinare le modalità del matrimonio. In questo caso, il fine esclusivo del matrimonio e' la procreazione e l'educazione della prole.
2) il matrimonio come istituzione contrattuale. Così il matrimonio venne inteso dal diritto romano e dal diritto canonico. In tal caso, pur riconoscendosi il fine del matrimonio nella procreazione ed educazione della prole, si distingue da esso la forma o essenza del matrimonio considerato come un'associazione o comunità di vita o una qualunque indivisibile congiunzione degli animi, come dice San Tommaso, la cui condizione indispensabile e' il consenso espresso nelle forme stabilite dalla legge civile o religiosa.
Sull'aspetto contrattuale del matrimonio insisteva Kant che lo definì come l'unione di due persone di sesso diverso per il possesso reciproco delle loro facoltà sessuali durante tutta la vita; lo considero' come fonte di un diritto reale oltre che personale nel senso che ognuna delle due persone e' acquistata dall'altra proprio come una cosa; ma vide nella reciprocità di tale acquisto il riscatto della personalità dei due coniugi.
Hegel invece insisteva sull'unita' etico-sentimentale del matrimonio: il matrimonio, egli diceva, non è essenzialmente ne' Unione meramente naturale, bestiale, né un puro contratto civile, ma un'unione morale del sentimento, nel mutuo amore e fiducia, che fa di due persone una sola persona.
3) il matrimonio come istituzione sociale. Questo è il punto di vista degli antropologi e sociologi che hanno riscontrato nei diversi gruppi umani tutte le forme possibili di matrimonio: quello di un uomo e di una donna, di un uomo e di più donne, di una donna e di più uomini ecc...
Da questo punto di vista, Levi- Strauss ha considerato le regole del matrimonio come una specie di linguaggio, cioè un certo tipo di comunicazione: più specificamente come la comunicazione delle donne nel seno di un gruppo.
Bibliografia:
Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano