Il film su Giordano Bruno
Giordano Bruno è un film del 1973 diretto da Giuliano Montaldo.
Trama:
Il film racconta gli ultimi anni della vita del filosofo nolano Giordano Bruno, dal 1592 fino all'uccisione nel 1600.
Inizia a Venezia con una processione commemorativa della battaglia di Lepanto da cui Giordano Bruno prenderà spunto per condannare l'uso della violenza da parte della religione. Giovanni Mocenigo, che lo ospita per imparare da lui i segreti della memoria e della magia, è spaventato da questo personaggio spregiudicato e, anche per non incorrere in problemi con l'Inquisizione veneziana lo denuncia.
Rivestito l’abito domenicano, Giordano Bruno affronta gli interrogatori e nonostante l’opposizione del Patriarca di Venezia è trasferito a Roma. Nonostante le prese di posizione di Clemente VIII e del cardinale Bellarmino con il quale ha un lungo colloquio, Giordano Bruno viene torturato e il 17 febbraio 1600 viene bruciato a Campo de' Fiori.
Il film è il ritratto a tutto tondo di una vittima del potere, in una società che considerava ancora eretica e blasfema l'ipotesi di una distinzione fra fede e scienza. Da ricordare un intenso e indimenticabile Gian Maria Volonté, e una ricostruzione visiva di Venezia ricalcata sui chiaroscuri dei grandi pittori del Cinquecento, valorizzata dalla fotografia di Vittorio Storaro e dalle musiche di Ennio Morricone.
La critica:
Girato da Giuliano Montaldo subito dopo Sacco e Vanzetti, il film cerca di conciliare la sua valenza ideologica con le esigenze della spettacolarità, riuscendovi in buona parte, pur cadendo in alcune incongruenze storiche. Ad esempio, Giordano Bruno appare nel film come un uomo di bell'aspetto che ha fortuna con le donne, mentre dalle fonti biografiche e autobiografiche sappiamo che, al contrario, il filosofo nolano era di bassa statura, aveva un aspetto misero e non ebbe mai successo con le donne, del che si lamentava.
Da altri scritti quali la commedia teatrale il Candelaio, ma soprattutto dagli Eroici furori, si evince il contrario. Secondo più obiettivi studi sulla figura di Giordano (F.Yates, "Giordano bruno e la tradizione ermetica", Laterza) "La fama del filosofo Nolano, infatti, è dovuta senz'altro al fascino della sua morte, da ribelle impenitente, più che alla sua produzione culturale, così intrisa di magia, di astrologia, di vitalismo panteistico e, per questo, in nulla moderna, né scientifica". Fama che ottenne solo con la morte pur se da lui ricercata con una ossessione "accentuata dalle pratiche magiche cui Bruno si dedica con crescente intensità e che sviluppano in lui un senso di onnipotenza materiale e intellettuale assoluta" (Matteo D'Amico, "Giordano Bruno", Piemme).
Con rara se non unica intelligenza e capacità fu sempre alla ricerca dell'affermazione di se stesso senza guardare in faccia a nessuno e senza remore morali; secondo le recenti indagini di John Bossy ("Giordano Bruno e il mistero dell'ambasciata", Garzanti) svolse un lavoro di spionaggio contro l'ambasciatore francese di cui era ospite, a tutto svantaggio dei cattolici, arrivando addirittura a rivelare i segreti carpiti in confessione. Da sempre feroce nemico del cattolicesimo e della Chiesa, riteneva «Che quello che crede la Chiesa, niente si può provare» opinioni non esprimibili al suo tempo.
Il film:
Trama:
Il film racconta gli ultimi anni della vita del filosofo nolano Giordano Bruno, dal 1592 fino all'uccisione nel 1600.
Inizia a Venezia con una processione commemorativa della battaglia di Lepanto da cui Giordano Bruno prenderà spunto per condannare l'uso della violenza da parte della religione. Giovanni Mocenigo, che lo ospita per imparare da lui i segreti della memoria e della magia, è spaventato da questo personaggio spregiudicato e, anche per non incorrere in problemi con l'Inquisizione veneziana lo denuncia.
Rivestito l’abito domenicano, Giordano Bruno affronta gli interrogatori e nonostante l’opposizione del Patriarca di Venezia è trasferito a Roma. Nonostante le prese di posizione di Clemente VIII e del cardinale Bellarmino con il quale ha un lungo colloquio, Giordano Bruno viene torturato e il 17 febbraio 1600 viene bruciato a Campo de' Fiori.
Il film è il ritratto a tutto tondo di una vittima del potere, in una società che considerava ancora eretica e blasfema l'ipotesi di una distinzione fra fede e scienza. Da ricordare un intenso e indimenticabile Gian Maria Volonté, e una ricostruzione visiva di Venezia ricalcata sui chiaroscuri dei grandi pittori del Cinquecento, valorizzata dalla fotografia di Vittorio Storaro e dalle musiche di Ennio Morricone.
La critica:
Girato da Giuliano Montaldo subito dopo Sacco e Vanzetti, il film cerca di conciliare la sua valenza ideologica con le esigenze della spettacolarità, riuscendovi in buona parte, pur cadendo in alcune incongruenze storiche. Ad esempio, Giordano Bruno appare nel film come un uomo di bell'aspetto che ha fortuna con le donne, mentre dalle fonti biografiche e autobiografiche sappiamo che, al contrario, il filosofo nolano era di bassa statura, aveva un aspetto misero e non ebbe mai successo con le donne, del che si lamentava.
Da altri scritti quali la commedia teatrale il Candelaio, ma soprattutto dagli Eroici furori, si evince il contrario. Secondo più obiettivi studi sulla figura di Giordano (F.Yates, "Giordano bruno e la tradizione ermetica", Laterza) "La fama del filosofo Nolano, infatti, è dovuta senz'altro al fascino della sua morte, da ribelle impenitente, più che alla sua produzione culturale, così intrisa di magia, di astrologia, di vitalismo panteistico e, per questo, in nulla moderna, né scientifica". Fama che ottenne solo con la morte pur se da lui ricercata con una ossessione "accentuata dalle pratiche magiche cui Bruno si dedica con crescente intensità e che sviluppano in lui un senso di onnipotenza materiale e intellettuale assoluta" (Matteo D'Amico, "Giordano Bruno", Piemme).
Con rara se non unica intelligenza e capacità fu sempre alla ricerca dell'affermazione di se stesso senza guardare in faccia a nessuno e senza remore morali; secondo le recenti indagini di John Bossy ("Giordano Bruno e il mistero dell'ambasciata", Garzanti) svolse un lavoro di spionaggio contro l'ambasciatore francese di cui era ospite, a tutto svantaggio dei cattolici, arrivando addirittura a rivelare i segreti carpiti in confessione. Da sempre feroce nemico del cattolicesimo e della Chiesa, riteneva «Che quello che crede la Chiesa, niente si può provare» opinioni non esprimibili al suo tempo.
Il film: