Il linguaggio del corpo nella filosofia
A cura di Antonella Iovine
..Il corpo è ciò che pone l’uomo in contatto con il mondo. Vorrei ribadire che, secondo la filosofia contemporanea, l’uomo non ha un corpo, ma è un corpo. Seguendo questa concezione, corpo ed anima non sono separati. Pure ammettendo che tale separazione ci sia, il corpo può fungere da veicolo per la crescita e per la grandezza dell’anima...
(Remo Bodei)
La filosofia e il corpo
La modernità ha aperto la strada ad una nuova comprensione del corpo, ispirata dalla rivoluzione scientifica e tecnologica e dalla filosofia che ne è associata. Descartes (Cartesio) getta le basi per questa nuova visione con la mancata distinzione tra res cogitans, la cosa pensante, e res extensa, la materia o cosa estesa. Il corpo venne sempre più considerato come estraneo all’umanità dell’uomo, uno dei tanti oggetti del mondo circostante, che è un mondo già privo di significato. Il filosofo tedesco e discepolo di Heidegger, Hans Jonas spiega l’enigma della modernità il quale impedisce all’uomo di trovare un quadro più ampio di riferimento in cui orientare le proprie azioni: egli è lasciato solo con se stesso nella ricerca di identità e di senso. Jonas capì che, in questo contesto, la questione del corpo era diventata improvvisamente cruciale per la filosofia. Il corpo, irriducibile sia alla pura mente, sia alla pura materialità, costituisce il ponte fondamentale tra l’uomo e ciò che lo circonda, tra coscienza pensante e il cosmo. Il corpo vivente, la cui forma esterna è organismo e casualità e la cui forma interna è essere sé e finalità; questo è il punto dell’ancora irrisolto interrogativo dell’ontologia su cosa sia l’essere. Il corpo è la chiave fondamentale della comprensione dell’uomo, affermazione condivisa da altri filosofi contemporanei come Gabriel Marcel, Michel Henry e Paul Ricoeur. Ulteriori, filosofi francesi contemporanei come Maurice Merleau-Ponty e Michel Foucault attingono alla “coscienza” come a qualcosa di correlato con il “corpo” nel rapporto originario con il mondo. Il corpo è interpretato come qualcosa da cui l’uomo non può assolutamente prescindere, che lo pone in contatto con il mondo esterno. Soltanto il corpo mette l’uomo in contatto con il mondo. Il corpo permette all’uomo l’idea della fedeltà al mondo. Il progetto filosofico di Merleau-Ponty riafferma pertanto la riduzione fenomenologica del nostro essere al mondo e con il mondo. L’uomo non deve trasformare la filosofia in una ex carnatione, ovvero non deve togliere alle cose i loro caratteri sensibili per ridurli all’astrazione dei concetti. Questo progetto filosofico moderno invita l’uomo una volta di più al godimento delle apparenze, all’apprezzamento della corporeità, ossia di quello che non deve essere svalutato come transitorio. La morte del corpo sta a significare la sua importanza. L’uomo deve restare non nel corpo come “macchina”, ma nel corpo come “veicolo di comunicazione” e apertura verso un fine.
Il corpo secondo la filosofia greca
L’uomo omerico non aveva comprensione chiara della sopravvivenza dopo la morte, veniva dato grande valore alla vita dell’uomo sulla terra degna di essere vissuta nella sua brevità; la psiche, infatti, era piuttosto un’ombra. Nella dottrina di Platone si può rilevare la presenza di uno sguardo negativo verso tutto ciò che è corporeo, come se egli fosse un rappresentante dell’orfismo. Nel Fedone abbraccia tutta la dottrina sull’anima come forma eterna di giustizia, bellezza e bontà: una visione, uno sguardo negativo verso tutto ciò che è corporeo in una prospettiva orfica. Nel Timeo c’è una spiegazione più equilibrata, nella quale Platone supera chiaramente la visione dell’orfismo, dando un valore positivo al corpo. Un’analisi più approfondita di Platone è presente specialmente nel Fedro, dove vede il corpo come uno spazio in cui l’amore è rivelato all’uomo e con esso una specie di “follia divina” che invita l’uomo ad uscire da se stesso. L’amore che l’uomo scopre nel proprio corpo, diventa ascesa verso il divino. Possiamo concludere che Platone aveva una visione positiva del corpo come simbolo e come indicatore delle realtà più alte, come scala verso la felicità piena. La dignità del corpo consiste proprio nell’aprire la strada verso la trascendenza. Aristotele complementare al percorso di Platone, ha corrisposto al maestro in molti modi, ma lo ha superato nel concepire una migliore integrazione tra l’uomo e il suo corpo. Nel De Anima, Aristotele offre un’espressione dell’unità dell’anima e del corpo che sembra insormontabile: l’anima è la forma del corpo, del corpo che ha la vita in potenza. In questo modo, corpo e anima sono co-princìpi che si determinano l’un l’altro e costituiscono un’unità “complessa”. Platone e Aristotele si sono mossi entrambi oltre la comprensione omerica, arrivando a determinare uno speciale modo di essere dell’uomo grazie alla distinzione tra corpo e anima nella loro unità. Platone è stato capace di esprimere in modo originale la chiamata alla trascendenza inscritta nel corpo umano, mentre Aristotele è stato maestro dell’unità dell’uomo nella sua unione sostanziale tra anima e corpo.
..Il corpo è ciò che pone l’uomo in contatto con il mondo. Vorrei ribadire che, secondo la filosofia contemporanea, l’uomo non ha un corpo, ma è un corpo. Seguendo questa concezione, corpo ed anima non sono separati. Pure ammettendo che tale separazione ci sia, il corpo può fungere da veicolo per la crescita e per la grandezza dell’anima...
(Remo Bodei)
La filosofia e il corpo
La modernità ha aperto la strada ad una nuova comprensione del corpo, ispirata dalla rivoluzione scientifica e tecnologica e dalla filosofia che ne è associata. Descartes (Cartesio) getta le basi per questa nuova visione con la mancata distinzione tra res cogitans, la cosa pensante, e res extensa, la materia o cosa estesa. Il corpo venne sempre più considerato come estraneo all’umanità dell’uomo, uno dei tanti oggetti del mondo circostante, che è un mondo già privo di significato. Il filosofo tedesco e discepolo di Heidegger, Hans Jonas spiega l’enigma della modernità il quale impedisce all’uomo di trovare un quadro più ampio di riferimento in cui orientare le proprie azioni: egli è lasciato solo con se stesso nella ricerca di identità e di senso. Jonas capì che, in questo contesto, la questione del corpo era diventata improvvisamente cruciale per la filosofia. Il corpo, irriducibile sia alla pura mente, sia alla pura materialità, costituisce il ponte fondamentale tra l’uomo e ciò che lo circonda, tra coscienza pensante e il cosmo. Il corpo vivente, la cui forma esterna è organismo e casualità e la cui forma interna è essere sé e finalità; questo è il punto dell’ancora irrisolto interrogativo dell’ontologia su cosa sia l’essere. Il corpo è la chiave fondamentale della comprensione dell’uomo, affermazione condivisa da altri filosofi contemporanei come Gabriel Marcel, Michel Henry e Paul Ricoeur. Ulteriori, filosofi francesi contemporanei come Maurice Merleau-Ponty e Michel Foucault attingono alla “coscienza” come a qualcosa di correlato con il “corpo” nel rapporto originario con il mondo. Il corpo è interpretato come qualcosa da cui l’uomo non può assolutamente prescindere, che lo pone in contatto con il mondo esterno. Soltanto il corpo mette l’uomo in contatto con il mondo. Il corpo permette all’uomo l’idea della fedeltà al mondo. Il progetto filosofico di Merleau-Ponty riafferma pertanto la riduzione fenomenologica del nostro essere al mondo e con il mondo. L’uomo non deve trasformare la filosofia in una ex carnatione, ovvero non deve togliere alle cose i loro caratteri sensibili per ridurli all’astrazione dei concetti. Questo progetto filosofico moderno invita l’uomo una volta di più al godimento delle apparenze, all’apprezzamento della corporeità, ossia di quello che non deve essere svalutato come transitorio. La morte del corpo sta a significare la sua importanza. L’uomo deve restare non nel corpo come “macchina”, ma nel corpo come “veicolo di comunicazione” e apertura verso un fine.
Il corpo secondo la filosofia greca
L’uomo omerico non aveva comprensione chiara della sopravvivenza dopo la morte, veniva dato grande valore alla vita dell’uomo sulla terra degna di essere vissuta nella sua brevità; la psiche, infatti, era piuttosto un’ombra. Nella dottrina di Platone si può rilevare la presenza di uno sguardo negativo verso tutto ciò che è corporeo, come se egli fosse un rappresentante dell’orfismo. Nel Fedone abbraccia tutta la dottrina sull’anima come forma eterna di giustizia, bellezza e bontà: una visione, uno sguardo negativo verso tutto ciò che è corporeo in una prospettiva orfica. Nel Timeo c’è una spiegazione più equilibrata, nella quale Platone supera chiaramente la visione dell’orfismo, dando un valore positivo al corpo. Un’analisi più approfondita di Platone è presente specialmente nel Fedro, dove vede il corpo come uno spazio in cui l’amore è rivelato all’uomo e con esso una specie di “follia divina” che invita l’uomo ad uscire da se stesso. L’amore che l’uomo scopre nel proprio corpo, diventa ascesa verso il divino. Possiamo concludere che Platone aveva una visione positiva del corpo come simbolo e come indicatore delle realtà più alte, come scala verso la felicità piena. La dignità del corpo consiste proprio nell’aprire la strada verso la trascendenza. Aristotele complementare al percorso di Platone, ha corrisposto al maestro in molti modi, ma lo ha superato nel concepire una migliore integrazione tra l’uomo e il suo corpo. Nel De Anima, Aristotele offre un’espressione dell’unità dell’anima e del corpo che sembra insormontabile: l’anima è la forma del corpo, del corpo che ha la vita in potenza. In questo modo, corpo e anima sono co-princìpi che si determinano l’un l’altro e costituiscono un’unità “complessa”. Platone e Aristotele si sono mossi entrambi oltre la comprensione omerica, arrivando a determinare uno speciale modo di essere dell’uomo grazie alla distinzione tra corpo e anima nella loro unità. Platone è stato capace di esprimere in modo originale la chiamata alla trascendenza inscritta nel corpo umano, mentre Aristotele è stato maestro dell’unità dell’uomo nella sua unione sostanziale tra anima e corpo.