La magia in Francesco Bacone
Francesco Bacone, volendo rifondare il fatiscente edificio del sapere in modo razionale ed efficace, si ripropone di buttar giù l'antica costruzione che poggiava su fondamenta mistiche e magiche per riedificare il tutto su basi razionali e stabili, che segnano il passaggio di secolo (dal '500 al '600 ). Ed egli ravvisa nella magia qualcosa di arazionale e incompatibile con il nuovo secolo, caratterizzato dall'imperare della ragione umana: ecco allora che occorre assolutamente staccarsi dalla magia, che si era pienamente affermata nel medioevo e ancora di più nel Rinascimento. Francesco Bacone accetta l'idea tipica della magia del sapere per potere, il sapere volto ad avere risvolti sulla realtà ed é altresì convinto che il sapere per sapere di stampo aristotelico non serva a nulla, tuttavia non può accettare che questo sapere sia estraneo alla ragione e sia riservato ad una stretta cerchia elitaria: il mago, lo stregone e così via. Il sapere deve essere un bene comune, dice Francesco Bacone, perché comune a tutti gli uomini é la ragione, di cui tutti disponiamo nella stessa misura: se qualcuno fa più strada di altri é solo perché la conduce con un metodo migliore; é l'idea tipica del 1600. Ecco allora che con Francesco Bacone il sapere diventa un bene comune a tutti gli uomini e i progressi non vengono effettuati da singoli dotati di eccezionali capacità, bensì sono frutto di un sistematico lavoro di gruppo. Il sapere non deve essere trasmesso in modo oscuro, come facevano i maghi, riprendendo una tendenza di matrice eraclitea, bensì deve essere comprensibile per tutti e va quindi espresso nella lingua nazionale. Con Francesco Bacone assistiamo ad un evento importantissimo: il passaggio da magia a scienza, dove a lavorare per produrre non é più il singolo, ma l'equipe. Rimane comunque fortemente radicata l'idea del sapere per potere, che poi caratterizzerà la rivoluzione industriale, della quale Francesco Bacone é considerato precursore teorico. E l'idea secondo la quale la magia sarebbe un sapere rozzo e primitivo é coglibile nella Tempesta di Shakespeare che, per molti versi, può essere vista come emblema del passaggio di secolo: nel momento in cui Prospero rinnega le arti magiche e si separa dai suoi strumenti e dai suoi sortilegi può essere visto in chiave simbolica il passaggio da 1500 a 1600. D'altronde vi fu anche chi sostenne che Francesco Bacone e Shakespeare fossero la stessa persona, ipotesi poco accreditata dalla veridicità storica e più che altro consolidata dalla tradizione leggendaria. La critica baconiana alla magia trova la sua massima espressione nella Nuova Atlantide, rimasta incompiuta: Francesco Bacone e i suoi compagni di viaggio naufragano e approdano per caso sull' isola di Bensalem, al cui governo vi sono gli scienziati, e non i filosofi, che erano stati da Platone posti al vertice della sua società utopica. Si tratta di una vera e propria tecnocrazia, dove, tuttavia rimangono degli elementi magici e misteriosi, che Bacone lo sapesse o no: d'altronde egli risente molto della tradizione magica anche nel linguaggio di cui si serve: nella sua lotta contro i pregiudizi (idola), parlerà di idola tribus e diidola specus, termini molto prossimi al linguaggio magico.