Le filosofie femministe
Le filosofie femministe sono correnti di pensiero che denunciano la condizione di subordinazione e di assoggettamento in cui le donne sono state secolarmente tenute nel sistema patriarcale, o androcentrico, che ha dominato l'organizzazione della società e la produzione delle forme simboliche e culturali del mondo occidentale.
Da riflessione teorica la denuncia si è tradotta anche in azione politica militante; critica e politica costituiscono infatti un nesso inscindibile del pensiero femminista. Nel multiforme dibattito che si è sviluppato in quest'ambito, si possono individuare alcune questioni filosofiche fondamentali.
All'origine della riflessione femminista si può collocare la questione del soggetto. L'opera che per prima ha posto l'accento su questa tematica da un punto di vista femminista è Secondo sesso (1949) di Simone de Beauvoir. Muovendo con intento provocatorio dalla domanda "Che cos'è una donna?", la de Beauvoir mira a smascherare la falsa neutralità della rappresentazione del soggetto, dell'"Uomo" riconoscendo dietro l'identificazione apparentemente neutrale dei due sessi nel concetto e nel termine "uomo" una distinzione gerarchica tra un primo sesso, quello femminile, radicato nella propria sessualità e quindi destinato a una posizione di dipendenza e di subordinazione, a ricoprire cioè la parte dell'Altro che non diventa mai un sé stesso. In questa prospettiva la differenza sessuale si rivela principio di discriminazione, dal momento che tale differenza, in particolare quella delle donne, viene decisa e costruita dagli uomini per poter garantire la propria posizione di dominio (donna non si nasce, si diventa). Per tale ragione, al fine di instaurare un'effettiva eguaglianza fondata su un riconoscimento reciproco e paritario tra soggetti equivalenti, la de Beauvoir ritiene tappa essenziale del cammino l'emancipazione delle donne la liberazione dei ruoli e dalle rappresentazioni del femminile che hanno determinato la loro oppressione secolare.
Pur considerato un testo di riferimento imprescindibile dai movimenti femministi sorti negli Stati Uniti e in Europa negli anni 1968-69, "Secondo sesso" è stato oggetto di profonde critiche e revisioni.
Decisiva sul piano filosofico è stata quella avviata, nella prima metà degli anni Settanta, dal pensiero della "differenza sessuale" che fa capo storicamente all'opera di Luce -> Irigaray, Speculum (1974), e che si è sviluppato soprattutto in Francia (con la stessa Irigaray, Julia -> Kristeva e Helene Cixous) e in Italia (con Luisa Muraro e Adriana Cavarero, cofondatrici a Verona negli anni Ottanta dell'associazione filosofica "Diotima").
Al centro di queste riflessioni sta la possibilità di esplorare in un senso positivo la differenza sessuale, ovvero di pensare la differenza sessuale al di fuori degli schemi approntati da un ordine del discorso maschile androcentrico, da cui le donne sono state in vari modi espulse. In tale prospettiva si dischiudono due fondamentali direzioni di indagine. La prima, con intento critico- decostruttivo, propone di rileggere i testi fondamentali della filosofia per indagare come è stata intesa, costruita e occultata la differenza sessuale nella definizione di concetti filosofici fondamentali come "ragione", "universale", "soggetto", riconoscendo come il discorso filosofico sia governato da un'economia binaria, ovvero da opposizioni bipolari gerarchizzate quali spirito/corpo, cultura/natura, ragione/passione, forma/materia, unità/molteplicità, tutte riflettenti la distinzione maschile/femminile.
La seconda più ambiziosa e più ardua direzione è quella di sottrarre la differenza sessuale alla presa del dominio sessista proponendo una sorta di esistenzialismo strategico e inventando, nel duplice senso di ritrovare e sperimentare, "forme simboliche corrispondenti all'esperienza femminile" (A.Cavarero, Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, 1987), ovvero forme di pensiero, scrittura, esperienza del mondo sessuata al femminile.
Posta in gioco in tale percorso teorico e pratico è una profonda rigenerazione, simbolica ed etica, delle relazioni tra gli esseri umani tra di loro e con il mondo. Intorno a questa seconda indicazione di percorso teorico e pratico, la riflessione femminista si diversifica profondamente. Ciò risulta particolarmente evidente in area statunitense dove si oscilla da proposte come quella dell'etica della cura di C. -> Gilligan alle diverse posizioni prospettate dalle teoriche del gender che rifiutano la nozione di sex, ritenendo che la differenza dei generi sia di ordine esclusivamente sociale e culturale, senza radicamenti biologici, e che accusano il differenzialismo "continentale" di riproporre, seppur ribaltato, il dualismo filosofico tradizionale, di per sé caratterizzato dal dominio di una logica eterosessuale.
Il dibattito femminista più recente (dagli anni Novanta) si caratterizza per la moltiplicazione e diversificazione delle voci, e si arricchisce, tra l'altro, di contributi critici provenienti dal femminismo lesbico e queer e dalle femministe nere americane, che introducono e promuovono profondi ripensamenti anche delle questioni più tradizionali della riflessione femminista. In tale contesto, alcune pensatrici ritengono opportuno dichiarare l'avvento di un pensiero postfemminista che faccia propria la postmoderna (Lyotard) e poststrutturalista (Foucault, Deleuze, Derrida) dei paradigmi filosofici tradizionali, primo fra tutti quello del soggetto. Riformulare la soggettività femminile-femminista assumendo la lezione postmoderna richiede il riconoscimento del fatto che il soggetto "incarnato" e situato, è luogo di incrocio di differenze e di identità molteplici e mobili, come il sesso, la preferenza sessuale, la razza, la classe sociale, lo stile di vita, sulle quali agiscono simultaneamente e trasversalmente le diverse forme di potere di un sistema di dominio unitario ma dalle molte facce: non solo sessista, ma anche capitalistico, razzista, omofobo.
In tale prospettiva la riflessione sulla soggettività postfemminista, in quanto aspira a scardinare l'ordine simbolico su cui si fonda quel dominio, si traduce nell'abbandono del significante "donna" e in nuove raffigurazioni della soggettività "eversiva" come quelle, per esempio, di soggetto nomade (Rosi Braidotti, Soggetto nomade, 1994), eccentrico (Teresa De Laurentis, Soggetti eccentrici, 1999), queer (Judith Butler, Corpi che contano, 1993) o cyborg (Donna Haraway, Manifesto Cyborg, 1985).
La riflessione femminista attraversa tutti gli ambiti della filosofia tradizionale (dalla metafisica alla teologia, dall'etica alla politica) rivelando posizioni talvolta opposte e contrastanti; è il caso del dibattito su scienza e tecnologia, in cui si trovano prospettive come quelle delle cyberfemministe, fautrici di un rapporto "non allergico" con le nuove tecnologie, e quelle dell'ecofemminismo, che denuncia invece la natura patriarcale e coloniale dei modelli dominanti di scienza e di tecnica (Vandana Shiva).
E.M
Bibliografia:
Le garzantine Filosofia
Da riflessione teorica la denuncia si è tradotta anche in azione politica militante; critica e politica costituiscono infatti un nesso inscindibile del pensiero femminista. Nel multiforme dibattito che si è sviluppato in quest'ambito, si possono individuare alcune questioni filosofiche fondamentali.
All'origine della riflessione femminista si può collocare la questione del soggetto. L'opera che per prima ha posto l'accento su questa tematica da un punto di vista femminista è Secondo sesso (1949) di Simone de Beauvoir. Muovendo con intento provocatorio dalla domanda "Che cos'è una donna?", la de Beauvoir mira a smascherare la falsa neutralità della rappresentazione del soggetto, dell'"Uomo" riconoscendo dietro l'identificazione apparentemente neutrale dei due sessi nel concetto e nel termine "uomo" una distinzione gerarchica tra un primo sesso, quello femminile, radicato nella propria sessualità e quindi destinato a una posizione di dipendenza e di subordinazione, a ricoprire cioè la parte dell'Altro che non diventa mai un sé stesso. In questa prospettiva la differenza sessuale si rivela principio di discriminazione, dal momento che tale differenza, in particolare quella delle donne, viene decisa e costruita dagli uomini per poter garantire la propria posizione di dominio (donna non si nasce, si diventa). Per tale ragione, al fine di instaurare un'effettiva eguaglianza fondata su un riconoscimento reciproco e paritario tra soggetti equivalenti, la de Beauvoir ritiene tappa essenziale del cammino l'emancipazione delle donne la liberazione dei ruoli e dalle rappresentazioni del femminile che hanno determinato la loro oppressione secolare.
Pur considerato un testo di riferimento imprescindibile dai movimenti femministi sorti negli Stati Uniti e in Europa negli anni 1968-69, "Secondo sesso" è stato oggetto di profonde critiche e revisioni.
Decisiva sul piano filosofico è stata quella avviata, nella prima metà degli anni Settanta, dal pensiero della "differenza sessuale" che fa capo storicamente all'opera di Luce -> Irigaray, Speculum (1974), e che si è sviluppato soprattutto in Francia (con la stessa Irigaray, Julia -> Kristeva e Helene Cixous) e in Italia (con Luisa Muraro e Adriana Cavarero, cofondatrici a Verona negli anni Ottanta dell'associazione filosofica "Diotima").
Al centro di queste riflessioni sta la possibilità di esplorare in un senso positivo la differenza sessuale, ovvero di pensare la differenza sessuale al di fuori degli schemi approntati da un ordine del discorso maschile androcentrico, da cui le donne sono state in vari modi espulse. In tale prospettiva si dischiudono due fondamentali direzioni di indagine. La prima, con intento critico- decostruttivo, propone di rileggere i testi fondamentali della filosofia per indagare come è stata intesa, costruita e occultata la differenza sessuale nella definizione di concetti filosofici fondamentali come "ragione", "universale", "soggetto", riconoscendo come il discorso filosofico sia governato da un'economia binaria, ovvero da opposizioni bipolari gerarchizzate quali spirito/corpo, cultura/natura, ragione/passione, forma/materia, unità/molteplicità, tutte riflettenti la distinzione maschile/femminile.
La seconda più ambiziosa e più ardua direzione è quella di sottrarre la differenza sessuale alla presa del dominio sessista proponendo una sorta di esistenzialismo strategico e inventando, nel duplice senso di ritrovare e sperimentare, "forme simboliche corrispondenti all'esperienza femminile" (A.Cavarero, Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, 1987), ovvero forme di pensiero, scrittura, esperienza del mondo sessuata al femminile.
Posta in gioco in tale percorso teorico e pratico è una profonda rigenerazione, simbolica ed etica, delle relazioni tra gli esseri umani tra di loro e con il mondo. Intorno a questa seconda indicazione di percorso teorico e pratico, la riflessione femminista si diversifica profondamente. Ciò risulta particolarmente evidente in area statunitense dove si oscilla da proposte come quella dell'etica della cura di C. -> Gilligan alle diverse posizioni prospettate dalle teoriche del gender che rifiutano la nozione di sex, ritenendo che la differenza dei generi sia di ordine esclusivamente sociale e culturale, senza radicamenti biologici, e che accusano il differenzialismo "continentale" di riproporre, seppur ribaltato, il dualismo filosofico tradizionale, di per sé caratterizzato dal dominio di una logica eterosessuale.
Il dibattito femminista più recente (dagli anni Novanta) si caratterizza per la moltiplicazione e diversificazione delle voci, e si arricchisce, tra l'altro, di contributi critici provenienti dal femminismo lesbico e queer e dalle femministe nere americane, che introducono e promuovono profondi ripensamenti anche delle questioni più tradizionali della riflessione femminista. In tale contesto, alcune pensatrici ritengono opportuno dichiarare l'avvento di un pensiero postfemminista che faccia propria la postmoderna (Lyotard) e poststrutturalista (Foucault, Deleuze, Derrida) dei paradigmi filosofici tradizionali, primo fra tutti quello del soggetto. Riformulare la soggettività femminile-femminista assumendo la lezione postmoderna richiede il riconoscimento del fatto che il soggetto "incarnato" e situato, è luogo di incrocio di differenze e di identità molteplici e mobili, come il sesso, la preferenza sessuale, la razza, la classe sociale, lo stile di vita, sulle quali agiscono simultaneamente e trasversalmente le diverse forme di potere di un sistema di dominio unitario ma dalle molte facce: non solo sessista, ma anche capitalistico, razzista, omofobo.
In tale prospettiva la riflessione sulla soggettività postfemminista, in quanto aspira a scardinare l'ordine simbolico su cui si fonda quel dominio, si traduce nell'abbandono del significante "donna" e in nuove raffigurazioni della soggettività "eversiva" come quelle, per esempio, di soggetto nomade (Rosi Braidotti, Soggetto nomade, 1994), eccentrico (Teresa De Laurentis, Soggetti eccentrici, 1999), queer (Judith Butler, Corpi che contano, 1993) o cyborg (Donna Haraway, Manifesto Cyborg, 1985).
La riflessione femminista attraversa tutti gli ambiti della filosofia tradizionale (dalla metafisica alla teologia, dall'etica alla politica) rivelando posizioni talvolta opposte e contrastanti; è il caso del dibattito su scienza e tecnologia, in cui si trovano prospettive come quelle delle cyberfemministe, fautrici di un rapporto "non allergico" con le nuove tecnologie, e quelle dell'ecofemminismo, che denuncia invece la natura patriarcale e coloniale dei modelli dominanti di scienza e di tecnica (Vandana Shiva).
E.M
Bibliografia:
Le garzantine Filosofia