Le fonti del platonismo medievale
La periodizzazione del pensiero medievale deve tener conto di diverse fasi che sono ritmate dall'accessibilità ai testi e il modo in cui autori medievali conoscono parti del pensiero filosofico antico condizionano il dibattito. Non si può quindi assumere il millennio medievale come unitario ma si deve tener conto che fasi molto diverse possono essere distinte tra di loro innanzitutto sulla base del tipo di conoscenza che gli autori medievali hanno delle tradizioni filosofiche antiche. In questo senso si può distinguere una prima fase del pensiero medievale che va dal IV - V secolo fino al VIII: in questa fase il pensiero filosofico si sviluppa a partire da una molteplicità di fonti che sono prevalentemente platoniche. Questo non significa un'influenza diretta di Platone. Di questo in realtà si conosce solo il Timeo nella traduzione latina di un autore che si chiama Calcidio (autore pagano che fa una traduzione con un ampio commento al Timeo). L'unico autore del pensiero greco che sia conosciuto attraverso la lettura diretta di alcuni testi e' Aristotele ma grazie a Mario Vittorino e poi a Severino Boezio, di questo si conosce solo una parte della logica. Tutto il pensiero non logico di Aristotele e' totalmente sconosciuto.
La seconda fase si apre nel IX secolo quando oltre alle fonti platoniche che erano note indirettamente e oltre al Timeo di Platone, si ha accesso a un insieme di scritti dello Pseudo Dionigi che danno una versione cristiana del pensiero neoplatonico.
La terza fase e' la più profonda frattura nella storia del pensiero medievale e si apre tra XII e XIII secolo quando grazie a un movimento di traduzioni dal greco e dall'arabo si recupera una quantità notevolissima di fonti filosofiche e scientifiche antiche e soprattutto Aristotele ( l'intera opera di Aristotele come la conosciamo ora). Gli scritti diventano la base dello studio della filosofia e della formazione filosofica. Gli scritti di Aristotele diventeranno il manuale di riferimento per lo studio di molte discipline nelle nascenti università europee, questo andrà avanti dal XIII al XVII secolo, e solo dopo Galileo e Cartesio le università europee trasformeranno completamente il piano di studi filosofici e Aristotele cessera' di avere quel ruolo preponderante che aveva avuto. La formazione filosofica si baserà sugli scritti di Aristotele. Fra XII e XIII secolo però non arrivano solo i testi di Aristotele, da una parte si traducono anche due dialoghi di Platone: il Fedone e il Menone che hanno scarsa circolazione e influenza. Si traducono anche molti commenti greci di Aristotele.
La quantità e la qualità di testi accessibili ai pensatori del XIII e' incomparabile rispetto a quella dei pensatori precedenti del mondo latino. La varietà dei problemi discussi cambia radicalmente. Oltre a recuperare Aristotele e i commentatori greci di Aristotele e un paio di dialoghi di Platone; il movimento di traduzione del XII e XIII secolo introduce in Occidente anche il meglio del pensiero islamico e ebraico medievale. Vengono fatte traduzioni dall'arabo dei grandi testi del pensiero islamico; tutti i grandi pensatori islamici vengono tradotti. Ad esempio il teologo e pensatore islamico del XIII Tommaso può leggere Averroe' e altri che vengono tradotti. Il cambiamento rappresentato da queste nuove traduzioni e' fondamentale nella storia non solo del pensiero filosofico ma più in generale della cultura europea. È un fatto spesso sottovalutato ma bisogna tener presente che grazie all'accesso a Aristotele, ai commentatori, ai pensatori arabi e poi al pensiero scientifico antico che viene tradotto; cambia radicalmente il linguaggio filosofico-scientifico.
L'influenza di Platone e del platonismo caratterizza la prima e la seconda fase del pensiero medievale. Fino al XII secolo il pensiero medievale e' totalmente dominato dall'influenza di Platone il quale non era conosciuto direttamente.
Si conosceva prevalentemente il neoplatonismo il quale dava una rilettura fortemente metafisica, ontologica e teologica del pensiero di Platone. I primi autori cristiani (padri della chiesa) che entrarono in contatto con il pensiero antico spesso in realtà entrarono in contatto con la tradizione neoplatonica e non con Platone stesso. Il fatto che non si conoscessero direttamente i testi di Platone ha consentito alla cultura cristiana di assorbire alcune idee, uno spirito trasmesso dalla filosofia platonica senza scontrarsi con quegli elementi presenti chiaramente nel pensiero platonico che erano assolutamente inconciliabili con la visione cristiana del mondo. I padri della chiesa che sono le principali fonti del platonismo medievale assumono una gamma di atteggiamenti molto varia nei confronti del pensiero filosofico latino e si va dal rifiuto totale di tutto ciò che è pagano quindi anche di tutta la filosofia, fino a posizioni che tendono quasi ad identificare religione e filosofia antica. Dai padri della chiesa fino a molti autori medievali come Abelardo e poi ai platonici di Cambridge in età moderna; l'idea che in Platone sia presente velata metaforicamente e resa accessibile a pochi non solo l'idea dell'esistenza di un unico Dio ma di un Dio unico e trino e' largamente diffusa. Molti padri della chiesa riprendono e trasmettono alla cultura medievale l'idea che nel pensiero platonico siano presenti una serie di insegnamenti fondamentali che sono perfettamente congeniali alla concezione cristiana del mondo. I cristiani in Platone trovano l'idea che la realtà non si esaurisce nella realtà materiale e che esiste un mondo eterno e perfetto (il mondo delle idee); che l'uomo sia pur dotato di una sua esistenza materiale imprigionato nel corpo secondo l'immagine che è di Platone, aspira ed è destinato a questo mondo superiore con cui è imparentato. Proprio grazie all'uso di idee, concetti, in termini platonici si esprime una verità fondamentale del pensiero cristiano cioè quella dell'immortalità dell'anima la quale ha pochissime basi scritturistiche (ci sono solo due passi del Nuovo e Antico Testamento). La filosofia allora è concepita come lo strumento fondamentale nel cammino dell'uomo verso questo mondo superiore.
Per la tradizione platonica la filosofia non è solo un insieme di saperi teorici, una ricerca di una verità da contemplare, e' anche una scelta di vita, e' l'acquisizione di un sapere che conduce l'uomo a modificare la sua vita. Platone in un passo della Repubblica dice che l'uomo deve convertire la sua anima e rendersi conto che il mondo apparente in cui vive non è il mondo vero, questo è quello che va aldilà di quelle ombre che sono le cose materiali. L'uomo deve imparare a riconoscere questo mondo. Gli autori medievali di ispirazione platonica per secolo e secoli diranno che la filosofia e' una continua riflessione sulla morte la quale e' vissuta positivamente così come in qualche modo e' connaturale alla religiosità cristiana in cui la morte e' la fine di qualcosa e anche l'inizio di un destino superiore.
Molti autori tra i quali i padri greci e latini riprendono dalla tradizione platonica una serie di dottrine molto specifiche e anche in questo caso vengono rilette e riadattate in chiave cristiana gettando le fondamenta di una lunga tradizione.
In Platone si trova l'idea che il cosmo ha avuto un'origine e che quindi ha una causa. Il Timeo che è uno dei pochi testi direttamente accessibili alla cultura latina fin dal IV secolo presenta un racconto molto preciso sulla formazione del cosmo. Fra il mito del demiurgo e l'idea cristiana di creazione vi sono degli abissi concettuali. Il demiurgo non opera dal nulla ma la sua è una creazione a partire da una kora cioè materia e spazio in uno stato caotico. La funzione del demiurgo e' quella di spiegare perché si passa dal caos al cosmo cioè all'ordine. Le idee sono superiori ed estranee al demiurgo. Ciò nonostante molti padri della chiesa tendono ad identificare il demiurgo con il dio creatore e attribuiscono spesso a Platone l'idea di creazione. In realtà viene reinterpretato il pensiero di Platone alla luce della tradizione neoplatonica. Il neoplatonismo ha insegnato che il molteplice deriva dall' Uno, cioè che l'intera realtà è un prodotto di causa unica, assolutamente semplice, perfetta e trascendente. L'idea di derivazione dall'Uno si poteva prestare a essere reinterpretata anche qui in modo compatibile con l'idea cristiana di creazione. Un problema importante ed evidente e' quello della necessità e eternità del processo di causazione fra l'Uno e il molteplice nella tradizione neoplatonica e invece la libertà e gratuita' del processo di creazione da parte di Dio. Il Dio cristiano e' un Dio che crea liberamente, mentre l'Uno neoplatonico non è un Dio personale. Malgrado queste differenze, molti autori dell'età patristica riprendono dalla tradizione neoplatonica un aspetto fondamentale della loro concezione della realtà, cioè l'idea che l'intera realtà è il frutto di un processo causale che ha origine in una fonte unica ed è un processo di degradazione, di perdita di essere, di bene e di perfezione e di aumento della complessità e della materialità. L'intera realtà è una struttura gerarchica che degrada progressivamente da ciò che è più perfetto (l'Uno) a ciò che è via via più complesso, più dotato di materialità, più lontani dall'essere e dal bene. In sostanza riutilizzando una concezione della realtà di origine neoplatonica, i padri della chiesa assorbono e poi trasmettono alla cultura medievale un aspetto fondamentale del pensiero filosofico, teologico medievale cioè l'idea che procede tutto da una fonte unica:Dio. La realtà non è fatta da esseri tutti uguali. La perfezione e' funzione del loro grado di distanza rispetto alla fonte originaria: Dio e quindi del loro grado di materialità.
Riprendendo Plotino, Agostino, Boezio e altri viene risolto il problema dell'origine del male. Il problema dell'origine del male non è un problema in quanto il male non è, e' pura e semplice privazione di essere. Tutto ciò che è prodotto da Dio e' e in quanto e', e' buono; ed è buono a livelli differenti. Dal punto di vista ontologico il problema dell'origine del male non c'è. In questa prospettiva l'uomo assume una funzione centrale, e' un essere intermedio che rappresenta il l'unto di mediazione tra il mondo sensibile, materiale è quello spirituale. È la chiave di volta della creazione, da un certo punto di vista superiore agli stessi angeli anche se nella gerarchia degli esseri e' inferiore. Il dualismo fra il mondo materiale e spirituale viene ripreso dal pensiero cristiano dove si dà una valutazione negativa della dimensione fisica, materiale e corporea dell'essere umano. Il destino dell'uomo che è un uomo carnale e materiale dotato di un'anima immateriale, e' di distaccarsi progressivamente dalla sua natura materiale (corpo come tomba e prigione dell'anima).
C'e' un ultimo elemento della rilettura della teoria delle idee che fanno i padri della chiesa. È fondamentale perché offre uno schema di interpretazione che si ritroverà in molti pensatori medievali.
Due problemi:
1) il demiurgo non produce dal nulla ma plasma
2) esistenza di idee eterne separate al demiurgo. L'idea che le idee fossero eterne, perfette, divine e esterne all'azione di Dio era inammissibile. Già prima del pensiero cristiano, con questo problema, fa i conti un pensatore ebraico: Filone di Alessandria (opera fra il 25 A.C e il 41 D.C), e' influenzato dalla tradizione platonica e si pone il problema di conciliare la teoria delle idee con il monoteismo. Dio concepito come principio originario della realtà, come l'Uno nella sua auto riflessione genera il logos il quale è il luogo delle idee. Le idee non sono più modelli trascendenti del reale che come in Platone garantiscono l'intelligibilità del reale ma che sono esterni all'azione divina ma sono i modelli della creazione divina. Una soluzione di questo tipo si ritrova in vari autori i quali da Agostino in avanti utilizzeranno varie fonti e reinterpreteranno la teoria delle idee di Platone. Ricordiamo che la teoria delle idee nasceva da problematiche di tipo gnoseologico cioè di fornire fondamenta alla conoscenza umana. I padri fanno delle idee di Platone delle idee di Dio ( se sono state poste nell'iperuranio vengono prese e messe in mente dei cioè nella mente di Dio). Le idee non esistono più separatamente da Dio, sono concepite come gli esemplari delle cose che poi vengono create da Dio. Non hanno più uno statuto autonomo, sono pensieri divini. Dio pensa e ha i modelli di ciò che produce. L' uomo creato da Dio e dotato di razionalità ha la possibilità di conoscere almeno in parte le idee. Sono indispensabili nel processo della conoscenza umana la quale è resa possibile dall'intervento di Dio stesso.
In questo periodo cambia la teoria delle idee: è Dio che ha nella sua mente le idee. L'idea di un'illuminazione divina necessaria all'uomo anche per conoscere la realtà naturale, materiale diventa fondamentale. Il pensiero cristiano interagendo con la tradizione platonica cambia totalmente lo scenario della filosofia. In molti pensatori medievali le cose cambieranno solo quando si scoprirà la teoria della conoscenza di Aristotele. Fino al XIII secolo molte teorie della conoscenza prevedono l'intervento divino. Queste idee e teorie di origine neoplatonica che vengono trasmesse e modificate dai padri greci rappresentano la prima fonte della tradizione platonica medievale. Aldilà dei padri della chiesa, per il resto le fonti del platonismo medievale sono molto poche.
Un cambiamento notevole si avrà solo quando ricompariranno dei testi nuovi e diversi nel IX secolo D.C quando vengono introdotte nel mondo medievale latino le opere dello Pseudo Dionigi l'Areopagita ( secondo i medievali era quel Dionigi che sarebbe stato convertito da San Paolo sull'Aeropago). Queste opere sono importanti in quanto rappresentano un insieme di trattati teologici scritti in greco che danno una rilettura cristiana del pensiero neoplatonico.