Pitagora e la scuola pitagorica
Pitagora nacque a Samo ma fu costretto ad abbandonarla verso il 540-535 a.C. forse a causa della tirannide di Policrate, ostile al vecchio dominio degli aristocratici. Egli si recò a Crotone nella Magna Grecia, ove costituì una comunità religiosa e politica caratterizzata da una vita condotta in comune. Essa incontrò presto successo presso i ceti aristocratici e i pitagorici acquistarono un peso determinante nella vita politica di Crotone. Gli aristocratici di Crotone mossero guerra a Sibari e la distrussero. La stessa Crotone, fu in seguito sconvolta da una rivolta democratica, che sfociò nell'incendio dell'edificio dove si radunavano i pitagorici e alcuni di loro furono costretti a fuggire.
Verso la metà del V secolo a.C. ci fu una seconda cacciata di pitagorici da varie città dell'Italia meridionale. Alcuni si rifugiarono in Grecia aprendo centri a Tebe. Di questi faceva parte Filolao di Crotone.
A Taranto nel IV secolo a.C. rivestì per più anni la suprema carica di governo Archita con il quale Platone strinse amicizia.
L'insegnamento pitagorico:
L'insegnamento pitagorico avveniva oralmente; solo più tardi, con Filolao e Archita venne scritto. Pitagora era considerato dai suoi discepoli un'autorità indiscussa. E' in ambiente pitagorico che nacque la celebre frase:
"Ipse dixit" ,"tutto ciò che è detto dal maestro è indiscutibile e deve essere accolto. I membri dovevano mantenere il silenzio su tutto ciò che apprendevano. Ippaso fu ucciso per aver divulgato la dottrina dell'incommensurabilità della diagonale col lato del quadrato. L'insegnamento era impartito gradualmente: il primo momento era di coloro che venivano chiamati "acusmatici" (dal greco akousmata =cose ascoltate), ossia coloro che si limitavano ad ascoltare quanto veniva detto e a seguirlo. Si trattava di nozioni concernenti vari rami del sapere (il cielo come i numeri). Il momento successivo dell'insegnamento si rivolgeva ai matematici, ossia a coloro che pervenivano alla conoscenza dei mathèmata (gli oggetti più alti dell'apprendimento, gli oggetti di quelle che sarebbero diventate le discipline matematiche). Aristotele attribuisce ai pitagorici la dottrina secondo la quale i numeri costituiscono l'essenza delle cose. I greci si servivano di psèphoi, ossia pietruzze mediante le quali rappresentavano visivamente i numeri. Per i pitagorici esistevano numeri rettangoli e numeri quadrati i quali avevano particolari proprietà. Partendo dal numero quadrato applicando lo gnomone ossia una specie di squadra si può ottenere il numero quadrato successivo ossia 9,e poi si ottiene il numero 16. L'aritmetica antica non conosce lo zero. Il numero 1 ha uno statuto particolare: è indivisibile, è la sorgente di tutti gli altri numeri. Veniva chiamato parimpari in quanto rendeva pari il dispari e il dispari pari.Mediante il calcolo con i sassolini, i pitagorici dimostrano alcune proprietà dei numeri:Pari +pari=pari Dispari+dispari=dispari e così via. Il numero 10 è molto importante:E' la somma dei primi quattro numeri, è una sorta di compendio dell'intero universo ed è rappresentabile attraverso la tetraktys (gruppo di 4) vedi la figura sotto. All'uno corrisponde il punto, i due punti la linea, tre punti la superficie, quattro punti il solido. Rappresenta la successione delle tre dimensioni che caratterizzano l'universo fisico e le armonie. Ciascun numero è dotato di una propria individualità, non tutti i numeri si equivalgono di importanza. Il numero 5 (somma del primo numero pari con il primo numero dispari) rappresenta il matrimonio. Alla coppia dispari-pari corrisponde la coppia maschio/femmina.Il numero 4 rappresenta la giustizia. Rende l'eguale con l'eguale. La giustizia consiste nella perfetta egualità.Tra i numeri esistono logoi ossia rapporti e tra questi è possibile rintracciare una proporzione (analoghia) ossia uguaglianze di rapporti. I rapporti e le proporzioni si manifestano soprattutto nell'ambito musicale dove è centrale la nozione di armonia. Poiché anche i corpi celesti compongono con i loro movimenti percorsi regolari esprimibili numericamente, i pitagorici, sostengono l'esistenza di un'armonia delle sfere celesti.
Il cosmo dei Pitagorici:
A Filolao risale la concezione cosmologica che ebbero i pitagorici. Questa concezione è allotria di quella che ebbero i greci (la terra occupa il centro dell'universo; questo sarà ripreso da Tolomeo e scardinata da Copernico). Per i pitagorici non è la terra che occupa il centro dell'universo ma un fuoco centrale intorno al quale ruotano dieci corpi: la terra, la luna, il sole e cinque pianeti all'epoca conosciuti: Venere, Mercurio, Marte, Giove e Saturno); poi c'è una sfera che Aristotele chiamerà "cielo delle stelle fisse". I pitagorici per arrivare al numero dieci aggiungono l'antiterra situata tra il fuoco centrale e la terra. In questo modo la terra viene detronizzata per la prima volta dalla sua posizione di centro dell'universo.
Talete asseriva che la terra galleggia nell'acqua. I pitagorici sono i primi che creano una figura geometrica che sarà ereditata da altri.Copernico penserà che i corpi che ruotano intorno al sole compiono un moto sferico. Il sole è una grande lente che riflette la luce e la proietta.
A Filolao risale la concezione cosmologica che ebbero i pitagorici. Questa concezione è allotria di quella che ebbero i greci (la terra occupa il centro dell'universo; questo sarà ripreso da Tolomeo e scardinata da Copernico). Per i pitagorici non è la terra che occupa il centro dell'universo ma un fuoco centrale intorno al quale ruotano dieci corpi: la terra, la luna, il sole e cinque pianeti all'epoca conosciuti: Venere, Mercurio, Marte, Giove e Saturno); poi c'è una sfera che Aristotele chiamerà "cielo delle stelle fisse". I pitagorici per arrivare al numero dieci aggiungono l'antiterra situata tra il fuoco centrale e la terra. In questo modo la terra viene detronizzata per la prima volta dalla sua posizione di centro dell'universo.
Talete asseriva che la terra galleggia nell'acqua. I pitagorici sono i primi che creano una figura geometrica che sarà ereditata da altri.Copernico penserà che i corpi che ruotano intorno al sole compiono un moto sferico. Il sole è una grande lente che riflette la luce e la proietta.
L'orfismo:
A Pitagora possiamo attribuire una dottrina: quella dell'eternità dell'anima e delle reincarnazioni. Questa dottrina non era esclusivamente di Pitagora ma era anche condivisa dall'orfismo, il quale poneva al centro delle proprie preoccupazioni la questione della sopravvivenza dell'anima nell' al di là e del suo destino di espiazione da antiche colpe. La costituzione del mondo è un passaggio dal caos all'ordine (questo viene asserito nella "Teogonia" di Esiodo).
Per l'orfismo, all'inizio, esiste un'unità perfetta che si scinde e dà origine a esseri separati (il passaggio da ordine a caos è la colpa che le anime/ demoni devono espiare per costituire l'ordine). A ciò dovrà succedere un ciclo di reintegrazioni delle parti nell'unità del tutto. Platone asserirà che l'anima immortale ha avuto modo di reincarnarsi diverse volte e acquistare conoscenza .Parlando di Pitagora, Diogene Laerzio, dice che sarebbe stato il primo a farsi chiamare filosofo. Diogene desumeva la fonte da Eraclide Pontico il quale faceva parte della scuola di Platone. Si sarebbe chiamato filosofo perché solo Dio sarebbe stato sapiente. In realtà è una notizia inventata all'interno della scuola di Platone.
A Pitagora possiamo attribuire una dottrina: quella dell'eternità dell'anima e delle reincarnazioni. Questa dottrina non era esclusivamente di Pitagora ma era anche condivisa dall'orfismo, il quale poneva al centro delle proprie preoccupazioni la questione della sopravvivenza dell'anima nell' al di là e del suo destino di espiazione da antiche colpe. La costituzione del mondo è un passaggio dal caos all'ordine (questo viene asserito nella "Teogonia" di Esiodo).
Per l'orfismo, all'inizio, esiste un'unità perfetta che si scinde e dà origine a esseri separati (il passaggio da ordine a caos è la colpa che le anime/ demoni devono espiare per costituire l'ordine). A ciò dovrà succedere un ciclo di reintegrazioni delle parti nell'unità del tutto. Platone asserirà che l'anima immortale ha avuto modo di reincarnarsi diverse volte e acquistare conoscenza .Parlando di Pitagora, Diogene Laerzio, dice che sarebbe stato il primo a farsi chiamare filosofo. Diogene desumeva la fonte da Eraclide Pontico il quale faceva parte della scuola di Platone. Si sarebbe chiamato filosofo perché solo Dio sarebbe stato sapiente. In realtà è una notizia inventata all'interno della scuola di Platone.