Un handicap: essere donna
Eva ha un'intima propensione alla filosofia? Argomento spinoso! Le donne sono incompetenti in filosofia? Sono incapaci di metafisica come sono inabili al rugby; come gli uomini, i maschi, sono poco portati per il ricamo e naturalmente inabili a partorire?Questo genere di discussioni suscita facilmente animosità.Si può essere filosofo e donna al tempo stesso?Le barriere sono naturali o culturali?In generale, per un filosofo l'idea di una filosofa è un puro scherzo. Talete "diceva (...) che per tre motivi era riconoscente alla sorte: primo, per essere uomo e non bestia, secondo, uomo e non donna, terzo, greco e non barbaro". In altre parole, il sesso femminile è un ostacolo alla filosofia al pari dell'animalità e della bestia.Quando Platone suppone che Socrate abbia avuto un professore donna, Aspasia di Mileto, scherza, si diverte.
Nel De generatione animalium Aristotele sostiene, con argomentazioni pseudofisiologiche, che "la donna è un maschio abortito". I filosofi hanno quasi sempre un'idea così insultante della donna da non riuscire nemmeno a immaginare una filosofa. Niente papa donna, niente filosofo donna. Più tardi i filosofi maschi, più furbi degli altri maschi, e a contatto con studentesse sveglie o badesse sagaci, devono ammettere che le donne pensano. Allora vietano loro la filosofia. La donna ha la possibilità, ma non ottiene l'autorizzazione. Il filosofo maschio è disposto ad ammettere che la donna pensi, ma rifiuta che filosofi. Le riconosce la capacità senza concedergliene l'uso.Si può immaginare un pasticcio peggiore, per una questione di privilegio metafisico?Nel XIV secolo il domenicano Taulero impone alle sue religiose: "Dovete limitarvi a parlare di Dio e della vita virtuosa, e non disputare della divinità".Alle donne i discorsi moralistici, agli uomini le sublimità teologiche.Taine:"Dare a una donna ragionamento, idee, intelletto significa mettere un coltello in mano a un bambino".Solo Vives e H.C Agrippa di Nettesheim ammirano le donne erudite, e comunque con qualche restrizione: Vives sconsiglia loro le scienze e la matematica.
Nel Rinascimento un filosofo donna, Luisa Sabuco, conquista la fama appunto come filosofo. Ha appena pubblicato in un sol colpo tre libri, due in spagnolo, uno in latino. L'evento si verifica a Madrid nel 1587. Nel 1903, scavando in un archivio, José Marco Hidalgo scopre una frode. Il padre, Miguel Sabuco, morto cinque anni dopo la pubblicazione, aveva lasciato un atto notorio in cui rivelava il fattaccio. L'autore era lui, Miguel; non lei, Luisa.Trecentosedici anni di mistificazione, e la seguente conclusione: decisamente, un filosofo donna non esiste.Altro aneddoto assai rivelatore. In Francia si associa filosofo donna a Simone Weil.
Ma Simone Weil è stata allevata come un ragazzo, e lei stessa come vuole fare filosofia? La parola che le viene è:"virilmente"! Le capita di firmare certe lettere ai genitori:"il tuo devoto figlio". Imbarazzante.Imbarazzante quanto quella frase di Sartre sull'altra Simone: "La cosa straordinaria, in Simone de Beauvoir, è che ha l'intelligenza di un uomo". E aggiunge: "E la sensibilità di una donna". Ancora peggio. E Simone diceva:"Lungi dal soffrire della mia femminilità, ho piuttosto cumulato, dai vent'anni in poi, i vantaggi di entrambi i sessi".Morale: Fino a oggi una donna diventa filosofo solo a condizione di mascolinizzarsi.Ci sono filosofe femmine, si, e persino filosofe femministe; ma filosofe femminili no, non ancora.
Rimane da definire "femminile" e dare alla parola "femmina" una connotazione nobile quanto quella di "maschio", come in inglese, o come per i botanici, che parlano con la stessa emozione di "palma femmina" o di "palma maschio".A proposito, esistono filosofi di sesso femminile? Nessuna nelle liste ufficiali in Francia. Non una donna nella lista dei diciassette autori selezionati dal Consiglio universitario francese nel 1809! E nessuna nella lista ufficiale dei 34 "autori", dodici dei quali particolarmente consigliati, stilata nel 1983 dall'Ispettorato generale per l'esame di maturità! Gli eletti fra gli eletti sono dodici, come gli apostoli, e di sesso maschile, come gli apostoli. Il che rivela chiaramente la forma mentis dei notabili della filosofia e condiziona la mentalità dei liceali, maschi e femmine, così come gli insegnanti di base.Lo stesso ministero francese dell'Istruzione, che accetta le donne come professori di filosofia (per concorso), rifiuta (per cooptazione) le donne come maestri di filosofia.Ufficialmente una donna può essere un filosofo minore, non un filosofo importante. Ma se fra i 34 c'è Merleau-Ponty, perché non Simone de Beauvoir?
Se c'è Lucrezio, che tutti considerano un poeta e un semplice discepolo di Epicuro, ed Epicuro è già citato, perché non Simone de Beauvoir, anche se Sartre è compreso nella lista?Due pesi, due misure. Bisogna arrivare al 2003 perché il ministero inviti una donna alla tavola degli eletti, allargata a 50! Chi?Hannah Arendt. Il femminismo istituzionale a favore delle grandi filosofe balza dallo 0% al 2%. Di questo passo si raggiungerà la parità nel giro di sessantacinquemila anni oppure ci vorrà una lista di 2500 filosofi. Fortunatamente, non sembra che il progresso abbia un andamento lineare.In un'enciclopedia tascabile tedesca, il cui titolo suona come Atlante di filosofia, riscontro 305 nomi di filosofi, da Abelardo a Zhuang Zi. Nomi di donne: uno, soltanto uno, Susan Stebbing, sperduta in un inventario di fautori della filosofia analitica che avrebbero rinnegato il positivismo: "Susan Stebbing, Peter Strawson, John Langshow Austin". Una su 305!Lo 0,3 % di promosse allo statuto di filosofo. Si può immaginare una partita persa 1 a 305? Disastro quantitativo. E anche qualitativo, poiché, dopotutto, quella donna in mezzo a 305 uomini potrebbe essere unica come Jahwesh è l'unico dio in mezzo a mille teologi. Ma non è così. Susan Stebbing è soltanto un'attrice di secondo piano. L'accento si sposta.
A colpire non è tanto l'assenza di filosofi donne; qualcuna la si trova sempre.No, a colpire è l'assenza di pertinenza, di importanza filosofica nella produzione delle donne. Non esistono quasi donne filosofo, e per di più questo "quasi" ha prodotto soltanto inezie.Le donne non hanno (praticamente) detto nulla di (davvero) filosofico dal 600 a.C. al 2000 d.C. In duemilaseicento anni quasi nessuna donna avrebbe filosofato degnamente.Eppure, dalla metà del XIX secolo, alcuni nomi di filosofi di sesso femminile brillano nella notte: Margarer Fuller, Rosa Luxemburg, Edith Stein, Maria Zambrano, Ayn Rand, Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Simone Weil, Jeanne Hersch, Jeanne Delhomme, Ruth Barcan Marcus... Tutte, eccetto la logica Barcan Marcus, praticano la filosofia politica, il che spazza già via un pregiudizio, quello della donna poco dotata per la sfera pubblica, e ancor meno per il pensiero politico.Rimane l'interrogativo. Il loro nome verrebbe ricordato se non fossero donne?
Simone de Beauvoir resterebbe, come personaggio di secondo piano nella storia dell'esistenzialismo, anche se ha un ruolo da protagonista nella storia dell'esistenzialismo, anche se ha un ruolo da protagonista nella storia del .... femminismo. Lei si autoesclude, non ritenendosi originale."Certo, in filosofia (Sartre) era creativo e io no (...). Per quanto riguarda la filosofia ero infatti discepola di Sartre, poiché ho aderito all'esistenzialismo". Anche Hannah Arendt si svaluta. Non si ritiene un filosofo: "Non ho la pretesa né l'ambizione di essere un "filosofo"; di venir annoverata tra coloro che Kant, non senza ironia, chiamava Denker von Gewerbe ( i pensatori di professione).Nei secoli precedenti i nomi sono ancora più rari. Il catalogo dei pitagorici comprende 16 donne su 118 nomi. Ma ci rimangono solo frammenti di dubbia attribuzione, e poi sono delle pitagoriche, non di Pitagora, non dei Filolao.Proviamo con un'altra scuola. Il catalogo dei platonici cita due platoniche, Assiotea di Fliunte, Lastenia di Mantinea, discepole di Platone.Non se ne sa altro. Anzi si, un particolare merita attenzione.Assiotea si sarebbe a lungo travestita da uomo per poter assistere alle lezioni di Platone.
Viene in mente l'archeologa Jeanne Dieulafoy che portava abiti maschili. Tra gli epicurei la storia cita Temista, moglie di Leone di Lampsaco, Leonzio, che è un'etera e concubina di Epicuro. Avrebbe scritto un trattato per confutare Teofrasto. Alla fine, per quanto riguarda il passato, conosco solo la pitagorica Teano, la cinica Ipparchia, la stoica Porzia, le neopitagoriche Giulia Domna e Ipazia, la rivoluzionaria Olympe de Gouges, la matematica Sophie Germanin. Prudenza!A guardar meglio, nessuna candidatura al titolo di Filosofo resiste all'esame. Nessun testo che valga come prova, nessuna idea innovativa. Certo, Olympe de Gouges inventa i "diritti della donna e della cittadina", Sophie Germain tratta delle leggi del pensiero umano. Il che rappresenta un'idea, non una filosofia. Resta questa magnifica frase di Olympe de Gouges: "Le donne salgono al patibolo, devono avere il diritto di salire alla tribuna".La rivoluzione francese la ghigliottina nel 1793. Decisamente, una testa di donna che pensa sembra troppo elevata.
Bilancio: non esiste praticamente nessuna filosofa, nessun filosofo donna. Ma tutto sta in quel "praticamente". Ognuna è quasi una filosofa, non del tutto; e comunque ne rimane qualcuna, forse Simone Weil, o Hannah Arendt.Dico "filosofi donne" piuttosto che donne filosofo."Filosofi donne" vuol dire che ci sono dei filosofi, e che per caso alcuni sono donne, come alcuni sono ispanofoni, o musulmani, o neri, o americani. Parlare di "donne filosofe" presupporrebbe una quota predeterminata, l'obbligo di citare una donna, come in quelle antologie il cui autore si sente in dovere di citare tutte le epoche, tutti i grandi sistemi, tutte le discipline.La questione della filosofia al femminile si precisa.Questa apparente inabilità è naturale (dunque universale, definitiva) o sociale (provvisoria, forse)?
Tesi 1: le donne filosofe sono definitivamente incapaci di filosofia perché, biologicamente, non hanno le attitudini necessarie per la filosofia (astrazione, ecc...) oppure perché, sociologicamente, le condizioni della filosofia sono state definite da uomini per uomini (atteggiamento dominatore ecc..).Secondo questa tesi la Donna e la Filosofia vengono definite una volta per tutte, e la loro incompatibilità sembra patente. Come nel rugby.Tesi 2: le donne sono capaci di filosofia, ma le si tiene lontane perché la definizione della filosofia è maschilista, fatta dagli uomini per gli uomini oppure perché finora le condizioni sociali non sono state favorevoli alle donne. Secondo questa tesi la situazione non è irrimediabile. Basta modificare l'istruzione delle donne o la definizione della filosofia, come avvenne nel Medioevo per includervi dei teologi, o in epoca ellenistica per includervi come filosofi personaggi che oggi consideriamo maghi, profeti.
Ammettiamolo: la maggior parte delle donne catalogate come filosofi sono filosofi per partecipazione più che per azione. Più che fare filosofia, hanno filosofia. Contribuiscono, questo è tutto. E perché? Perché hanno soltanto un ruolo secondario rispetto a un uomo che invece ha il ruolo principale e esercita un'autorità su di loro come padre, coniuge, fratello. Teano è moglie di Pitagora, Ipazia è figlia di Teone di Alessandria, Porzia è figlia di Catone Uticense e moglie di Bruto, Suzanne Bachelard è figlia di Gaston Bachelard, Simone de Beauvoir è la compagna di Jean -Paul Sartre.La miglior prova che queste donne sono filosofi sosia è che sposano la filosofia del coniuge, si affiliano alla filosofia del padre, fraternizzano con la filosofia del fratello.La cinica Ipparchia è cinica come suo fratello, il cinico Metrocle di Maronea, e come il suo compagno, il cinico Cratete di Tebe.Simone de Beauvoir professa l'esistenzialismo di Sartre, lo stesso esistenzialismo, ateo militante.
Anne Souriau fa dell'estetica come suo padre. Si potrebbero benissimo immaginare un marito conservatore e una moglie rivoluzionaria, un padre metafisico e una figlia epistemologa. Ma no, non è così. Siamo nel caso dell'erede. Tra gli uomini non si riscontra una simile ripetizione. Per esempio, John Stuart Mill, figlio del filosofo James Mill, è discepolo sia di Bentham sia di suo padre, ma ben presto modifica l'utilitarismo del padre (che è quello di Bentham), aggiunge al principio della quantità della felicità quello della qualità, dell'interiorità, del senso di fraternità. William James, figlio di un filosofo swedenborghiano, è invece un pragmatista. Non si è mai visto che Simone de Beauvoir contestasse Sartre, che Teano creasse un'eresia rispetto a suo marito Pitagora.
A un primo approccio, come viene la voglia filosofica alle donne?
La risposta più frequente rimane: grazie alla famiglia, a una famiglia filosofica ! Quelle donne hanno fatto opera filosofica, ma indirettamente, sussidiariamente, come controfigure. Non bisogna generalizzare troppo. I filosofi, maschi o femmine, sono avviati alla filosofia da qualcuno che è vicino a loro, e che è un eminente filosofo. Ma c'è una differenza.I filosofi maschi sono spinti da un maestro (Platone da Socrate, Aristotele da Platone, Tommaso d'Aquino da Alberto Magno, Hegel da Schelling, Husserl da Brentano, Heidegger da Husserl, Wittgenstein da Russell).I filosofi femmine da un parente, da un maschio della famiglia: Teano dal marito, Ipparchia dal fratello, Ipazia dal padre, Simone de Beauvoir dal compagno, Suzanne Bachelard dal padre. Hanno bisogno di un mediatore familiare.Università per gli uomini, famiglia per le donne; spesso, non sempre. Non è il caso di farne una legge; giusto una tendenza.Ma la risposta non è completa.
Ci sono le eccezioni. Hannah Arendt è stata allieva di Husserl, poi di Heidegger, poi di Bultmann, infine di Jaspers, ma si è fatta da sé. Analogamente, Simone Weil è rimasta colpita da Le Senne, da Alain, eppure ha seguito il proprio orientamento.Che cosa fa sì che una filosofa rimanga donna? Bisogna paragonare opere della stessa epoca e dedicate a uno stesso argomento. Per esempio, perché non paragonare due storie della filosofia, quella di una donna (Jeanne Hersch, Storia della filosofia come stupore, 1981) e quella di un uomo, che fu suo professore (Karl Jaspers, I grandi filosofi, 1957-1981)?La donna va direttamente al fatto, non vuole atteggiarsi a specialista o campionessa usando termini tecnici. In confronto Jaspers, che pure è il più accessibile degli storici, sembra pretenzioso, manipolatorio.
Più contatto:
Non è che gli uomini siano astratti e le donne concrete. No, tutti i filosofi, uomini o donne, sono astratti. ma i filosofi donna, a quanto pare, ci tengono a trovare, all'estremità della loro lente di ingrandimento, una situazione umana, un comportamento effettivo, una vera e propria impresa, non un ideale o un tipo o un quadro o una dottrina. Simone de Beauvoir e Sartre lavorano nella stessa epoca, su uno stesso tema, con uno stesso strumentario intellettuale.Sartre, a proposito di Baudelaire e di Flaubert, approda a concetti come "metodo regressivo-progressivo", "mimologismo". Frattanto Simone de Beauvoir, a proposito del Marchese de Sade o di André Breton, approda al modo in cui i privilegiati pensano la propria situazione, alla condizione femminile, con parole semplici e idee altrattanto vigorose.Altro esempio: Hannah Arendt si interessa quanto Jaspers delle situazioni e della teoria politica, ma a proposito del totalitarismo insiste sul suo carattere specifico, sul fatto che è specifico del XX secolo, distinto dalle tirannie e dalle dittature precedenti, mette il dito sulle ripercussioni: campi di concentramento, riduzione allo stato di individuo generico, di semplice esemplare della propria specie. Nemmeno Simone Weil fa della filosofia disincarnata.
Aderisce ad azioni sindacaliste e antimilitariste; lavora in fabbrica come operaia, alla Alsthom, al forno per bobine di rame, poi alla Renault; durante la guerra di Spagna si arruola nelle brigate internazionali; fa la vendemmiatrice nell'azienda agricola del filosofo Gustave Thibon; durante la Seconda guerra mondiale lavora come redattrice negli uffici della Francia libera, a Londra. Negli stessi anni, sotto l'occupazione tedesca, Sartre vive tranquillo e chiede gentilmente alla Gestapo il permesso di mettere in scena Le mosche.Ora si può rispondere meglio alla domanda iniziale. Come viene la voglia filosofica alle donne? Accade quando vogliono comprendere e cambiare una condizione umana. Jean-Paul Sartre fa dell'esistenzialismo, Simone de Beauvoir fa del femminismo. Dottrina da un lato, azione dall'altro.Karl Jaspers propone una filosofia dell'esistenza, Jeanne Hersch una filosofia dell'esistere. Teoria del vissuto per l'uomo, vissuto teorizzato per la donna.
Alain si interessa del "giudizio", Simone Weil della sventura, anche se entrambi parlano di salvezza.Per dirlo in modo semplicistico, il filosofo maschio ha l'ambizione di cambiare la concezione del mondo, il filosofo femmina ha l'ambizione di cambiare una condizione umana.Un maschio si occuperà del concetto di tolleranza, del sistema idealistico, di un codice di leggi; una donna si occuperà delle donne che subiscono l'escissione, delle leggi applicate. Già nell'Antichità, già con Teano, la donna filosofo vuole migliorare la condizione della moglie, della madre, della donna, la vita familiare; a partire dalla metà del XIX secolo riflette sulla condizione dell'operaio, dell'ebreo, del bambino, dello scolaro, dello straniero, del dissidente, sulla vita in collettività; oggi lancia l'allarme sulla condizione dell'animale.
Sappiamo che Ipparchia si lascia convincere dal modo di vita cinico: "S'innamorò delle teorie e della vita di Cratete". Di fatto, attua una rivoluzione nella condizione coniugale, sopprimendo il privato. Ipparchia rende pubblico il privato. Fa l'amore con Antistene per strada, lo accompagna ai banchetti, discute apertamente invece di restarsene nel gineceo. Giulia Domna, a sua volta, modifica una condizione filosofica.Raccoglie intorno a sé una cerchia di filosofi, in senso lato, con Filostrato, Gordiano, probabilmente Alessandro di Afordisia, e altri. E' catalogata non -filosofo dai pensatori maschi moderni, ma non dagli antichi, che la chiamavano "la filosofa Giulia".
Anche in questo caso si riscontra il gusto per il contatti, un altro modo di filosofare, il disinteresse per il culto dell'io, e una nuova condizione umana: la filosofia di gruppo non settaria.Del resto, la parola "condizione" ricorre in titoli finalmente femminili, aperti alla vita reale: La condizione operaia (Simone Weil), La condizione umana (Hannah Arendt).Margaret Fuller, trascendentalista, scrive su La donna nel XIX secolo.Simone Weil studia "la fondamentale contraddizione della condizione umana" tra forza e giustizia, Simone de Beauvoir riconsidera la condizione femminile, Hannah Arendt individua la condizione dell'uomo assoggettato all'antisemitismo, all'imperialismo o al totalitarismo, Jeanne Hersch chiarisce la condizione storica e corporea dell'uomo.Una donna si dedica a una vita e si ricollega a una dottrina. Prende a cuore, e a mente, la realtà e vi ritorna.Deriva meno verso le speculazioni pure, non si smarrisce a lungo negli artifici del linguaggio.Quando Simone Weil rimprovera all'uomo di essersi sradicato, si rivolge all'uomo, al genere maschile.Il filosofo donna ancora il proprio pensiero all'essere umano, non a valori disincarnati.Forse Nietzsche intende dire la stessa cosa quando scrive che "le donne sono tanto più personali che oggettive".
Fonte: I Filosofi, vita intima di P.R
Nel De generatione animalium Aristotele sostiene, con argomentazioni pseudofisiologiche, che "la donna è un maschio abortito". I filosofi hanno quasi sempre un'idea così insultante della donna da non riuscire nemmeno a immaginare una filosofa. Niente papa donna, niente filosofo donna. Più tardi i filosofi maschi, più furbi degli altri maschi, e a contatto con studentesse sveglie o badesse sagaci, devono ammettere che le donne pensano. Allora vietano loro la filosofia. La donna ha la possibilità, ma non ottiene l'autorizzazione. Il filosofo maschio è disposto ad ammettere che la donna pensi, ma rifiuta che filosofi. Le riconosce la capacità senza concedergliene l'uso.Si può immaginare un pasticcio peggiore, per una questione di privilegio metafisico?Nel XIV secolo il domenicano Taulero impone alle sue religiose: "Dovete limitarvi a parlare di Dio e della vita virtuosa, e non disputare della divinità".Alle donne i discorsi moralistici, agli uomini le sublimità teologiche.Taine:"Dare a una donna ragionamento, idee, intelletto significa mettere un coltello in mano a un bambino".Solo Vives e H.C Agrippa di Nettesheim ammirano le donne erudite, e comunque con qualche restrizione: Vives sconsiglia loro le scienze e la matematica.
Nel Rinascimento un filosofo donna, Luisa Sabuco, conquista la fama appunto come filosofo. Ha appena pubblicato in un sol colpo tre libri, due in spagnolo, uno in latino. L'evento si verifica a Madrid nel 1587. Nel 1903, scavando in un archivio, José Marco Hidalgo scopre una frode. Il padre, Miguel Sabuco, morto cinque anni dopo la pubblicazione, aveva lasciato un atto notorio in cui rivelava il fattaccio. L'autore era lui, Miguel; non lei, Luisa.Trecentosedici anni di mistificazione, e la seguente conclusione: decisamente, un filosofo donna non esiste.Altro aneddoto assai rivelatore. In Francia si associa filosofo donna a Simone Weil.
Ma Simone Weil è stata allevata come un ragazzo, e lei stessa come vuole fare filosofia? La parola che le viene è:"virilmente"! Le capita di firmare certe lettere ai genitori:"il tuo devoto figlio". Imbarazzante.Imbarazzante quanto quella frase di Sartre sull'altra Simone: "La cosa straordinaria, in Simone de Beauvoir, è che ha l'intelligenza di un uomo". E aggiunge: "E la sensibilità di una donna". Ancora peggio. E Simone diceva:"Lungi dal soffrire della mia femminilità, ho piuttosto cumulato, dai vent'anni in poi, i vantaggi di entrambi i sessi".Morale: Fino a oggi una donna diventa filosofo solo a condizione di mascolinizzarsi.Ci sono filosofe femmine, si, e persino filosofe femministe; ma filosofe femminili no, non ancora.
Rimane da definire "femminile" e dare alla parola "femmina" una connotazione nobile quanto quella di "maschio", come in inglese, o come per i botanici, che parlano con la stessa emozione di "palma femmina" o di "palma maschio".A proposito, esistono filosofi di sesso femminile? Nessuna nelle liste ufficiali in Francia. Non una donna nella lista dei diciassette autori selezionati dal Consiglio universitario francese nel 1809! E nessuna nella lista ufficiale dei 34 "autori", dodici dei quali particolarmente consigliati, stilata nel 1983 dall'Ispettorato generale per l'esame di maturità! Gli eletti fra gli eletti sono dodici, come gli apostoli, e di sesso maschile, come gli apostoli. Il che rivela chiaramente la forma mentis dei notabili della filosofia e condiziona la mentalità dei liceali, maschi e femmine, così come gli insegnanti di base.Lo stesso ministero francese dell'Istruzione, che accetta le donne come professori di filosofia (per concorso), rifiuta (per cooptazione) le donne come maestri di filosofia.Ufficialmente una donna può essere un filosofo minore, non un filosofo importante. Ma se fra i 34 c'è Merleau-Ponty, perché non Simone de Beauvoir?
Se c'è Lucrezio, che tutti considerano un poeta e un semplice discepolo di Epicuro, ed Epicuro è già citato, perché non Simone de Beauvoir, anche se Sartre è compreso nella lista?Due pesi, due misure. Bisogna arrivare al 2003 perché il ministero inviti una donna alla tavola degli eletti, allargata a 50! Chi?Hannah Arendt. Il femminismo istituzionale a favore delle grandi filosofe balza dallo 0% al 2%. Di questo passo si raggiungerà la parità nel giro di sessantacinquemila anni oppure ci vorrà una lista di 2500 filosofi. Fortunatamente, non sembra che il progresso abbia un andamento lineare.In un'enciclopedia tascabile tedesca, il cui titolo suona come Atlante di filosofia, riscontro 305 nomi di filosofi, da Abelardo a Zhuang Zi. Nomi di donne: uno, soltanto uno, Susan Stebbing, sperduta in un inventario di fautori della filosofia analitica che avrebbero rinnegato il positivismo: "Susan Stebbing, Peter Strawson, John Langshow Austin". Una su 305!Lo 0,3 % di promosse allo statuto di filosofo. Si può immaginare una partita persa 1 a 305? Disastro quantitativo. E anche qualitativo, poiché, dopotutto, quella donna in mezzo a 305 uomini potrebbe essere unica come Jahwesh è l'unico dio in mezzo a mille teologi. Ma non è così. Susan Stebbing è soltanto un'attrice di secondo piano. L'accento si sposta.
A colpire non è tanto l'assenza di filosofi donne; qualcuna la si trova sempre.No, a colpire è l'assenza di pertinenza, di importanza filosofica nella produzione delle donne. Non esistono quasi donne filosofo, e per di più questo "quasi" ha prodotto soltanto inezie.Le donne non hanno (praticamente) detto nulla di (davvero) filosofico dal 600 a.C. al 2000 d.C. In duemilaseicento anni quasi nessuna donna avrebbe filosofato degnamente.Eppure, dalla metà del XIX secolo, alcuni nomi di filosofi di sesso femminile brillano nella notte: Margarer Fuller, Rosa Luxemburg, Edith Stein, Maria Zambrano, Ayn Rand, Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Simone Weil, Jeanne Hersch, Jeanne Delhomme, Ruth Barcan Marcus... Tutte, eccetto la logica Barcan Marcus, praticano la filosofia politica, il che spazza già via un pregiudizio, quello della donna poco dotata per la sfera pubblica, e ancor meno per il pensiero politico.Rimane l'interrogativo. Il loro nome verrebbe ricordato se non fossero donne?
Simone de Beauvoir resterebbe, come personaggio di secondo piano nella storia dell'esistenzialismo, anche se ha un ruolo da protagonista nella storia dell'esistenzialismo, anche se ha un ruolo da protagonista nella storia del .... femminismo. Lei si autoesclude, non ritenendosi originale."Certo, in filosofia (Sartre) era creativo e io no (...). Per quanto riguarda la filosofia ero infatti discepola di Sartre, poiché ho aderito all'esistenzialismo". Anche Hannah Arendt si svaluta. Non si ritiene un filosofo: "Non ho la pretesa né l'ambizione di essere un "filosofo"; di venir annoverata tra coloro che Kant, non senza ironia, chiamava Denker von Gewerbe ( i pensatori di professione).Nei secoli precedenti i nomi sono ancora più rari. Il catalogo dei pitagorici comprende 16 donne su 118 nomi. Ma ci rimangono solo frammenti di dubbia attribuzione, e poi sono delle pitagoriche, non di Pitagora, non dei Filolao.Proviamo con un'altra scuola. Il catalogo dei platonici cita due platoniche, Assiotea di Fliunte, Lastenia di Mantinea, discepole di Platone.Non se ne sa altro. Anzi si, un particolare merita attenzione.Assiotea si sarebbe a lungo travestita da uomo per poter assistere alle lezioni di Platone.
Viene in mente l'archeologa Jeanne Dieulafoy che portava abiti maschili. Tra gli epicurei la storia cita Temista, moglie di Leone di Lampsaco, Leonzio, che è un'etera e concubina di Epicuro. Avrebbe scritto un trattato per confutare Teofrasto. Alla fine, per quanto riguarda il passato, conosco solo la pitagorica Teano, la cinica Ipparchia, la stoica Porzia, le neopitagoriche Giulia Domna e Ipazia, la rivoluzionaria Olympe de Gouges, la matematica Sophie Germanin. Prudenza!A guardar meglio, nessuna candidatura al titolo di Filosofo resiste all'esame. Nessun testo che valga come prova, nessuna idea innovativa. Certo, Olympe de Gouges inventa i "diritti della donna e della cittadina", Sophie Germain tratta delle leggi del pensiero umano. Il che rappresenta un'idea, non una filosofia. Resta questa magnifica frase di Olympe de Gouges: "Le donne salgono al patibolo, devono avere il diritto di salire alla tribuna".La rivoluzione francese la ghigliottina nel 1793. Decisamente, una testa di donna che pensa sembra troppo elevata.
Bilancio: non esiste praticamente nessuna filosofa, nessun filosofo donna. Ma tutto sta in quel "praticamente". Ognuna è quasi una filosofa, non del tutto; e comunque ne rimane qualcuna, forse Simone Weil, o Hannah Arendt.Dico "filosofi donne" piuttosto che donne filosofo."Filosofi donne" vuol dire che ci sono dei filosofi, e che per caso alcuni sono donne, come alcuni sono ispanofoni, o musulmani, o neri, o americani. Parlare di "donne filosofe" presupporrebbe una quota predeterminata, l'obbligo di citare una donna, come in quelle antologie il cui autore si sente in dovere di citare tutte le epoche, tutti i grandi sistemi, tutte le discipline.La questione della filosofia al femminile si precisa.Questa apparente inabilità è naturale (dunque universale, definitiva) o sociale (provvisoria, forse)?
Tesi 1: le donne filosofe sono definitivamente incapaci di filosofia perché, biologicamente, non hanno le attitudini necessarie per la filosofia (astrazione, ecc...) oppure perché, sociologicamente, le condizioni della filosofia sono state definite da uomini per uomini (atteggiamento dominatore ecc..).Secondo questa tesi la Donna e la Filosofia vengono definite una volta per tutte, e la loro incompatibilità sembra patente. Come nel rugby.Tesi 2: le donne sono capaci di filosofia, ma le si tiene lontane perché la definizione della filosofia è maschilista, fatta dagli uomini per gli uomini oppure perché finora le condizioni sociali non sono state favorevoli alle donne. Secondo questa tesi la situazione non è irrimediabile. Basta modificare l'istruzione delle donne o la definizione della filosofia, come avvenne nel Medioevo per includervi dei teologi, o in epoca ellenistica per includervi come filosofi personaggi che oggi consideriamo maghi, profeti.
Ammettiamolo: la maggior parte delle donne catalogate come filosofi sono filosofi per partecipazione più che per azione. Più che fare filosofia, hanno filosofia. Contribuiscono, questo è tutto. E perché? Perché hanno soltanto un ruolo secondario rispetto a un uomo che invece ha il ruolo principale e esercita un'autorità su di loro come padre, coniuge, fratello. Teano è moglie di Pitagora, Ipazia è figlia di Teone di Alessandria, Porzia è figlia di Catone Uticense e moglie di Bruto, Suzanne Bachelard è figlia di Gaston Bachelard, Simone de Beauvoir è la compagna di Jean -Paul Sartre.La miglior prova che queste donne sono filosofi sosia è che sposano la filosofia del coniuge, si affiliano alla filosofia del padre, fraternizzano con la filosofia del fratello.La cinica Ipparchia è cinica come suo fratello, il cinico Metrocle di Maronea, e come il suo compagno, il cinico Cratete di Tebe.Simone de Beauvoir professa l'esistenzialismo di Sartre, lo stesso esistenzialismo, ateo militante.
Anne Souriau fa dell'estetica come suo padre. Si potrebbero benissimo immaginare un marito conservatore e una moglie rivoluzionaria, un padre metafisico e una figlia epistemologa. Ma no, non è così. Siamo nel caso dell'erede. Tra gli uomini non si riscontra una simile ripetizione. Per esempio, John Stuart Mill, figlio del filosofo James Mill, è discepolo sia di Bentham sia di suo padre, ma ben presto modifica l'utilitarismo del padre (che è quello di Bentham), aggiunge al principio della quantità della felicità quello della qualità, dell'interiorità, del senso di fraternità. William James, figlio di un filosofo swedenborghiano, è invece un pragmatista. Non si è mai visto che Simone de Beauvoir contestasse Sartre, che Teano creasse un'eresia rispetto a suo marito Pitagora.
A un primo approccio, come viene la voglia filosofica alle donne?
La risposta più frequente rimane: grazie alla famiglia, a una famiglia filosofica ! Quelle donne hanno fatto opera filosofica, ma indirettamente, sussidiariamente, come controfigure. Non bisogna generalizzare troppo. I filosofi, maschi o femmine, sono avviati alla filosofia da qualcuno che è vicino a loro, e che è un eminente filosofo. Ma c'è una differenza.I filosofi maschi sono spinti da un maestro (Platone da Socrate, Aristotele da Platone, Tommaso d'Aquino da Alberto Magno, Hegel da Schelling, Husserl da Brentano, Heidegger da Husserl, Wittgenstein da Russell).I filosofi femmine da un parente, da un maschio della famiglia: Teano dal marito, Ipparchia dal fratello, Ipazia dal padre, Simone de Beauvoir dal compagno, Suzanne Bachelard dal padre. Hanno bisogno di un mediatore familiare.Università per gli uomini, famiglia per le donne; spesso, non sempre. Non è il caso di farne una legge; giusto una tendenza.Ma la risposta non è completa.
Ci sono le eccezioni. Hannah Arendt è stata allieva di Husserl, poi di Heidegger, poi di Bultmann, infine di Jaspers, ma si è fatta da sé. Analogamente, Simone Weil è rimasta colpita da Le Senne, da Alain, eppure ha seguito il proprio orientamento.Che cosa fa sì che una filosofa rimanga donna? Bisogna paragonare opere della stessa epoca e dedicate a uno stesso argomento. Per esempio, perché non paragonare due storie della filosofia, quella di una donna (Jeanne Hersch, Storia della filosofia come stupore, 1981) e quella di un uomo, che fu suo professore (Karl Jaspers, I grandi filosofi, 1957-1981)?La donna va direttamente al fatto, non vuole atteggiarsi a specialista o campionessa usando termini tecnici. In confronto Jaspers, che pure è il più accessibile degli storici, sembra pretenzioso, manipolatorio.
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Non è che gli uomini siano astratti e le donne concrete. No, tutti i filosofi, uomini o donne, sono astratti. ma i filosofi donna, a quanto pare, ci tengono a trovare, all'estremità della loro lente di ingrandimento, una situazione umana, un comportamento effettivo, una vera e propria impresa, non un ideale o un tipo o un quadro o una dottrina. Simone de Beauvoir e Sartre lavorano nella stessa epoca, su uno stesso tema, con uno stesso strumentario intellettuale.Sartre, a proposito di Baudelaire e di Flaubert, approda a concetti come "metodo regressivo-progressivo", "mimologismo". Frattanto Simone de Beauvoir, a proposito del Marchese de Sade o di André Breton, approda al modo in cui i privilegiati pensano la propria situazione, alla condizione femminile, con parole semplici e idee altrattanto vigorose.Altro esempio: Hannah Arendt si interessa quanto Jaspers delle situazioni e della teoria politica, ma a proposito del totalitarismo insiste sul suo carattere specifico, sul fatto che è specifico del XX secolo, distinto dalle tirannie e dalle dittature precedenti, mette il dito sulle ripercussioni: campi di concentramento, riduzione allo stato di individuo generico, di semplice esemplare della propria specie. Nemmeno Simone Weil fa della filosofia disincarnata.
Aderisce ad azioni sindacaliste e antimilitariste; lavora in fabbrica come operaia, alla Alsthom, al forno per bobine di rame, poi alla Renault; durante la guerra di Spagna si arruola nelle brigate internazionali; fa la vendemmiatrice nell'azienda agricola del filosofo Gustave Thibon; durante la Seconda guerra mondiale lavora come redattrice negli uffici della Francia libera, a Londra. Negli stessi anni, sotto l'occupazione tedesca, Sartre vive tranquillo e chiede gentilmente alla Gestapo il permesso di mettere in scena Le mosche.Ora si può rispondere meglio alla domanda iniziale. Come viene la voglia filosofica alle donne? Accade quando vogliono comprendere e cambiare una condizione umana. Jean-Paul Sartre fa dell'esistenzialismo, Simone de Beauvoir fa del femminismo. Dottrina da un lato, azione dall'altro.Karl Jaspers propone una filosofia dell'esistenza, Jeanne Hersch una filosofia dell'esistere. Teoria del vissuto per l'uomo, vissuto teorizzato per la donna.
Alain si interessa del "giudizio", Simone Weil della sventura, anche se entrambi parlano di salvezza.Per dirlo in modo semplicistico, il filosofo maschio ha l'ambizione di cambiare la concezione del mondo, il filosofo femmina ha l'ambizione di cambiare una condizione umana.Un maschio si occuperà del concetto di tolleranza, del sistema idealistico, di un codice di leggi; una donna si occuperà delle donne che subiscono l'escissione, delle leggi applicate. Già nell'Antichità, già con Teano, la donna filosofo vuole migliorare la condizione della moglie, della madre, della donna, la vita familiare; a partire dalla metà del XIX secolo riflette sulla condizione dell'operaio, dell'ebreo, del bambino, dello scolaro, dello straniero, del dissidente, sulla vita in collettività; oggi lancia l'allarme sulla condizione dell'animale.
Sappiamo che Ipparchia si lascia convincere dal modo di vita cinico: "S'innamorò delle teorie e della vita di Cratete". Di fatto, attua una rivoluzione nella condizione coniugale, sopprimendo il privato. Ipparchia rende pubblico il privato. Fa l'amore con Antistene per strada, lo accompagna ai banchetti, discute apertamente invece di restarsene nel gineceo. Giulia Domna, a sua volta, modifica una condizione filosofica.Raccoglie intorno a sé una cerchia di filosofi, in senso lato, con Filostrato, Gordiano, probabilmente Alessandro di Afordisia, e altri. E' catalogata non -filosofo dai pensatori maschi moderni, ma non dagli antichi, che la chiamavano "la filosofa Giulia".
Anche in questo caso si riscontra il gusto per il contatti, un altro modo di filosofare, il disinteresse per il culto dell'io, e una nuova condizione umana: la filosofia di gruppo non settaria.Del resto, la parola "condizione" ricorre in titoli finalmente femminili, aperti alla vita reale: La condizione operaia (Simone Weil), La condizione umana (Hannah Arendt).Margaret Fuller, trascendentalista, scrive su La donna nel XIX secolo.Simone Weil studia "la fondamentale contraddizione della condizione umana" tra forza e giustizia, Simone de Beauvoir riconsidera la condizione femminile, Hannah Arendt individua la condizione dell'uomo assoggettato all'antisemitismo, all'imperialismo o al totalitarismo, Jeanne Hersch chiarisce la condizione storica e corporea dell'uomo.Una donna si dedica a una vita e si ricollega a una dottrina. Prende a cuore, e a mente, la realtà e vi ritorna.Deriva meno verso le speculazioni pure, non si smarrisce a lungo negli artifici del linguaggio.Quando Simone Weil rimprovera all'uomo di essersi sradicato, si rivolge all'uomo, al genere maschile.Il filosofo donna ancora il proprio pensiero all'essere umano, non a valori disincarnati.Forse Nietzsche intende dire la stessa cosa quando scrive che "le donne sono tanto più personali che oggettive".
Fonte: I Filosofi, vita intima di P.R