Il divertimento in filosofia
Il divertimento è concepito come ogni attività che distolga l'uomo dalle occupazioni o preoccupazioni abituali.
Pascal intese il divertimento come il mezzo di cui l'uomo si serve per sottrarsi alla consapevolezza della propria miseria e perciò incluse nel divertimento anche i lavori e le occupazioni abituali.
"Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno creduto meglio, per essere felici, di non pensarci".
La ricerca di occupazioni, tanto più gradite quanto più assorbenti, di spettacoli, di trattenimenti ecc...è, secondo Pascal, la conseguenza di quest'atteggiamento: che è però esso stesso debolezza e infelicità perché rende l'uomo dipendente e soggetto ad essere turbato da mille accidenti.
In polemica con Pascal, Voltaire osservava: "La nostra condizione è precisamente quella di pensare agli oggetti esterni con i quali abbiamo rapporti necessari.
È falso che si possa distogliere un uomo dal pensare alla condizione; giacche a qualsiasi cosa egli applichi il suo spirito lo applica a qualche cosa che si connette a tale condizione.
Pensare a se', facendo astrazione dalle cose naturali, è non pensare a niente: dico, si badi bene, assolutamente a niente".
Hume a sua volta riconosceva giuste queste considerazioni perché:" Lo spirito non può procurarsi sa solo il suo divertimento e cerca naturalmente fuori di se' oggetti che gli possono dare una sensazione vivace e mettano in moto le sue capacità".
E' questo un punto di vista che anche la psicologia moderna sottoscrive.
Bibliografia:
Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano
Pascal intese il divertimento come il mezzo di cui l'uomo si serve per sottrarsi alla consapevolezza della propria miseria e perciò incluse nel divertimento anche i lavori e le occupazioni abituali.
"Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno creduto meglio, per essere felici, di non pensarci".
La ricerca di occupazioni, tanto più gradite quanto più assorbenti, di spettacoli, di trattenimenti ecc...è, secondo Pascal, la conseguenza di quest'atteggiamento: che è però esso stesso debolezza e infelicità perché rende l'uomo dipendente e soggetto ad essere turbato da mille accidenti.
In polemica con Pascal, Voltaire osservava: "La nostra condizione è precisamente quella di pensare agli oggetti esterni con i quali abbiamo rapporti necessari.
È falso che si possa distogliere un uomo dal pensare alla condizione; giacche a qualsiasi cosa egli applichi il suo spirito lo applica a qualche cosa che si connette a tale condizione.
Pensare a se', facendo astrazione dalle cose naturali, è non pensare a niente: dico, si badi bene, assolutamente a niente".
Hume a sua volta riconosceva giuste queste considerazioni perché:" Lo spirito non può procurarsi sa solo il suo divertimento e cerca naturalmente fuori di se' oggetti che gli possono dare una sensazione vivace e mettano in moto le sue capacità".
E' questo un punto di vista che anche la psicologia moderna sottoscrive.
Bibliografia:
Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano