Introduzione al pensiero anarchico
Il termine “an-archia” deriva dal greco “αναρχία”, parola composta dalla radice α-(a-), senza, e dalla radice αρχ- (arch), governo, dominio, e viene solitamente tradotto con le espressioni “senza-comando”, “senza-potere”, “senza-autorità”. “Archi” (archi), primo termine di numerosi composti, deriva dal verbo “archein”, archein, comandare. Così “archia”, archia, da “archos”, archos, “arca”, nelle parole composte dotte significa “governo”, “dominio” (mon-archia, olig-archia) e “an-archos”, an-archos, può essere pertanto tradotto “senza un superiore”. Ma si considera anche, come secondo termine, “arch ”, arché, che unito alla radice α- diviene “an-arch”, an-arché. “Arché” però, prima ancora di “comando”, “potere”, “autorità”, significa “principio”, “origine e fine di tutte le cose”, perciò “anarchia” può anche voler dire “senza principio”, “senza divinità”, “senza dogmi”.
Con il termine anarchismo si designa la dottrina che l'individuo è la sola realtà, che dev'essere assolutamente libero e che ogni costrizione esercitata su di lui è illegittima: donde deriva l'illegittimità dello Stato.
La nascita dell'anarchismo si suole attribuire a Proudhon (1809-65) la cui principale preoccupazione fu di mostrare che la giustizia non può essere imposta all'individuo ma è invece una facoltà dell'io individuale, il quale, senza uscire dal suo foro interiore, sente la dignità della persona del prossimo come la sua propria e pertanto si adegua alla realtà collettiva pur conservando la sua individualità.
Proudhon vorrebbe che lo Stato fosse ridotto alla riunione di più gruppi formati ciascuno per l'esercizio di una funzione speciale e poi riuniti sotto una legge comune ed un identico interesse. Questo ideale presuppone l'abolizione della proprietà privata che, in un celebre scritto ( Che cos'è la proprietà ?, 1840) egli definiva "un furto".
Nel dominio della filosofia, il maggior teorico dell'anarchismo fu Max Stirner (pseudonimo di Kaspar Schmidt, 1806-56) autore di un'opera intitolata "L'unico e la sua proprietà" (1845). La tesi fondamentale di Stirner è che l'individuo è l'unica realtà e l'unico valore. e pertanto è la misura di tutto. Subordinarlo a Dio, all'umanità, allo Stato, allo spirito,a d un qualsiasi ideale, sia pure a quello stesso dell'uomo, è impossibile giacché ciò che è diverso dall'io singolo e gli si contrappone, è uno spettro di cui egli finisce per essere schiavo. Da questo punto di vista, l'unica forma di convivenza sociale è ima associazione priva di ogni gerarchia in cui l'individuo entra per moltiplicare la sua forza e che per lui è soltanto un mezzo. Questa forma di associazione può nascere solo dal dissolvimento della società attuale, che è per l'uomo lo stato di natura, e può essere solo il risultato di un'insurrezione che riesce ad abolire ogni costituzione statale.
Sul carattere rivoluzionario dell'anarchismo, insistettero poi gli anarchici russi, il maggiore dei quali fu Michail Bakunin (1814-96) autore di numerosi scritti fra i quali uno intitolato "Dio e lo Stato" (1871) in cui afferma la necessità di distruggere tutte le leggi, le istituzioni e le credenze esistenti. La tesi anarchica della contrapposizione netta e radicale tra tutti gli ordinamenti politici e sociali esistenti, considerati come il male stesso, e il nuovo ordinamento libertario da venire, considerato come il bene totale, è stata di nuovo ripresentata da G. Landauer.
A forme di anarchismo o di neo-anarchismo si sono ispirati anche quei filosofi post-strutturalisti (Deleuze, Guattari, Foucault ecc...) che, rifacendosi a Nietzsche, hanno teorizzato l'esistenza di un universo senza ordini fissi e ragioni centralizzanti, all'interno del quale, le "differenze " possono agire in maniera libera e trasgressiva.
Fonte: Storia della filosofia, dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano
Con il termine anarchismo si designa la dottrina che l'individuo è la sola realtà, che dev'essere assolutamente libero e che ogni costrizione esercitata su di lui è illegittima: donde deriva l'illegittimità dello Stato.
La nascita dell'anarchismo si suole attribuire a Proudhon (1809-65) la cui principale preoccupazione fu di mostrare che la giustizia non può essere imposta all'individuo ma è invece una facoltà dell'io individuale, il quale, senza uscire dal suo foro interiore, sente la dignità della persona del prossimo come la sua propria e pertanto si adegua alla realtà collettiva pur conservando la sua individualità.
Proudhon vorrebbe che lo Stato fosse ridotto alla riunione di più gruppi formati ciascuno per l'esercizio di una funzione speciale e poi riuniti sotto una legge comune ed un identico interesse. Questo ideale presuppone l'abolizione della proprietà privata che, in un celebre scritto ( Che cos'è la proprietà ?, 1840) egli definiva "un furto".
Nel dominio della filosofia, il maggior teorico dell'anarchismo fu Max Stirner (pseudonimo di Kaspar Schmidt, 1806-56) autore di un'opera intitolata "L'unico e la sua proprietà" (1845). La tesi fondamentale di Stirner è che l'individuo è l'unica realtà e l'unico valore. e pertanto è la misura di tutto. Subordinarlo a Dio, all'umanità, allo Stato, allo spirito,a d un qualsiasi ideale, sia pure a quello stesso dell'uomo, è impossibile giacché ciò che è diverso dall'io singolo e gli si contrappone, è uno spettro di cui egli finisce per essere schiavo. Da questo punto di vista, l'unica forma di convivenza sociale è ima associazione priva di ogni gerarchia in cui l'individuo entra per moltiplicare la sua forza e che per lui è soltanto un mezzo. Questa forma di associazione può nascere solo dal dissolvimento della società attuale, che è per l'uomo lo stato di natura, e può essere solo il risultato di un'insurrezione che riesce ad abolire ogni costituzione statale.
Sul carattere rivoluzionario dell'anarchismo, insistettero poi gli anarchici russi, il maggiore dei quali fu Michail Bakunin (1814-96) autore di numerosi scritti fra i quali uno intitolato "Dio e lo Stato" (1871) in cui afferma la necessità di distruggere tutte le leggi, le istituzioni e le credenze esistenti. La tesi anarchica della contrapposizione netta e radicale tra tutti gli ordinamenti politici e sociali esistenti, considerati come il male stesso, e il nuovo ordinamento libertario da venire, considerato come il bene totale, è stata di nuovo ripresentata da G. Landauer.
A forme di anarchismo o di neo-anarchismo si sono ispirati anche quei filosofi post-strutturalisti (Deleuze, Guattari, Foucault ecc...) che, rifacendosi a Nietzsche, hanno teorizzato l'esistenza di un universo senza ordini fissi e ragioni centralizzanti, all'interno del quale, le "differenze " possono agire in maniera libera e trasgressiva.
Fonte: Storia della filosofia, dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano