La libido: il filosofo preferisce la relazione logica al rapporto sessuale
Il filosofo lo si riconosce dal fatto che, di fronte a un problema sessuale, assume un atteggiamento forzato, e inappropriato. Glaciazione o incendio. Glaciazione quando ci si attendeva un incendio, incendio quando ci si attendeva una glaciazione. Formula una teoria a chi gli chiede un'emozione sprofonda in una passione qualunque invece di rispondere razionalmente a una domanda sull'amore. E' in difficoltà. Di fronte alla pulsione sessuale, nella vita quotidiana il filosofo prospetta soluzioni estreme: la verginità, la castrazione, nel senso della continenza; oppure la dissolutezza, la perversione, nel senso della licenziosità.Nessuno immagina la castrazione per se stesso; il filosofo si.Può addirittura farvi ricorso. La storia della filosofia annovera due celebri castrati.
Il primo è Origene, cristiano inflessibile. Ha provveduto da sé, a vent'anni, verso il 203. "Avendo infatti ascoltato in modo troppo semplice e giovanile le parole: vi sono degli eunuchi i quali si sono fatti eunuchi da sé a causa del regno dei cieli e pensando di compiere la parola del Salvatore, sia perché, pur essendo in giovane età, si occupava di cose divine, non solo con gli uomini, ma anche con le donne, volendo togliere ai pagani ogni possibile pretesto di vergognosa calunnia, fu indotto a mettere in pratica le parole del Salvatore, facendo tuttavia in modo che la cosa rimanesse nascosta nella maggior parte dei discepoli che erano con lui." (Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, VI, 8, Città Nuova, Roma 2001, vol.II, p.20).Si, poco ragionevole e mal ragionato.L'aneddoto interessa la filosofia perché solleva un problema filosofico. E' morale resistere alla tentazione perché ci si è castrati? Si può mutilare il proprio corpo? La forza non consiste forse nell'essere più forti della forza invece di distruggere la forza? La castrazione, come il suicidio, è possibile. Andare oltre significa passare non all'atto ma a un antiatto,a una negazione di ciò che rende possibile la libertà. E' una controperformance in materia di filosofia.
Il secondo filosofo castrato è Abelardo. Origene ha scelto e voluto la castrazione, Abelardo no (1117). Non c'è atto filosofico. Del resto, Abelardo deplora la sua nuova situazione: "Mi punirono con la più crudele e vergognosa delle vendette, che riempì di stupore il mondo intero, e cioè mi amputarono quella parte del corpo con la quale avevo commesso l'offesa di cui si lamentavano (di aver disonorato Eloisa, di averla messa incinta). Poi (gli aggressori, incaricati dal canonico Fulberto, zio di Eloisa) si diedero alla fuga, a due che vennero raggiunti furono cavati gli occhi e amputati i genitali. Abelardo è stato castrato e non evirato. Gli sono stati esportati i testicoli, non il pene, il che sopprime la fecondità senza sopprimere la potenza sessuale.La castrazione di Abelardo non ha alcun interesse filosofico. Non influenza la sua filosofia. Non l'ha voluta né sublimata. Questa disgrazia è un semplice aneddoto.
Sul fronte degli angeli, tra quelli che sono rimasti vergini figurano (per quanto ne sappiamo) Plotino, Ipazia, Tommaso d'Aquino, Erasmo, Paracelso, Spinoza, Pascal, Malebranche, Kant, Lagneau, Simone Weil ("la Vergine rossa"), che non sembra siano stati tormentati dalla "cosa". Il che deve spiegare, in parte, la natura astratta della loro morale. Guglielmo di Tocco racconta che per dissuadere il giovane Tommaso, a diciannove o vent'anni, dal rimanere monaco domenicano, alcuni membri della sua famiglia lo rapirono dal convento di Napoli, lo sequestrarono nel loro castello di Monte San Giovanni, poi "gli mandarono nella camera in cui viveva da solo e dormiva sotto sorveglianza una fanciulla di incantevole bellezza, abbagliata come una cortigiana. La fanciulla doveva cercare di sedurlo, con gli sguardi, le libertà, i gesti e ogni altro mezzo possibile.Vedendola, quell'invincibile atleta (...) sentì risvegliarsi il pungolo della carne, che aveva sempre tenuto assoggettato alla ragione (...). Allora, afferrato nel camino un tizzone ardente, cacciò sdegnato la fanciulla dalla stanza e, dirigendosi verso un angolo, tutto ispirato dallo Spirito santo, con l'estremità del tizzone tracciò sulla parete il segno della croce (...). Quella verginità che mantenne intatta in una lotta così terribile la conservò inviolata sino alla morte senza che nulla potesse metterla in pericolo."
La vita sessuale di Spinoza, anche a venticinque anni, è un grande vuoto, per passività. "(Francesco) Van den Enden (il suo professore di latino) aveva un'unica figlia (Clara Maria), la quale era così esperta nella lingua latina da essere in grado di insegnarla agli studenti di suo padre e lo stesso faceva per l'arte del canto. Spinoza raccontò sovente che aveva una vera predilezione per lei e che aveva in mente di prenderla in moglie: sebbene zoppicasse non poco e non avesse un corpo perfetto, egli ne era tuttavia attratto per la sua acuta intelligenza e il non comune sapere".Un condiscepolo rivale, un certo Dirk Kerckrinck, in un accesso di gelosia, le si dichiara e le dona "una costosa collana di perle". L'amore svanisce. Forse questa storia è apocrifa. All'epoca Clara Maria ha solo tredici anni. Al piacere sessuale Spinoza rimprovera molte cose: tiene "la mente (...) così distratta" che le impedisce di "pensare a un qualche altro bene"; e poi, com'è noto, "dopo il godimento (...) segue una grande tristezza che, se non annienta la mente, tuttavia la turba e la stordisce".
Preferisce l'amore di Dio all'amore delle donne, poiché l'amore di Dio è eterno, supremo, costante. E intellettuale. In più, per Spinoza le donne sono "necessariamente inferiori". Allora, o Clara Maria o niente...Sul fronte della matta bestialità, non si annovera, in verità, nessun filosofo. Non è vero, si dirà.Tertualliano, Agostino hanno avuto un'esistenza da dissoluti; Lullo e Vanni, pure. Agostino confessa la sua vita licenziosa. Vuole apparire tanto più santo. "Voglio ricordare il mio suicidio passato e le devastazioni della carne nella mia anima (...). Durante l'adolescenza fui riarso dalla brama di saziarmi delle cose più basse e non ebbi ritegno a imbestialirmi in diversi e tenebrosi amori. (...) Che altro mi dilettava allora, se non amare e sentirmi amato?(...) Oh, almeno fossi stato ad ascoltare i tuoni delle tue nubi (...).E' bene per l'uomo non toccare la donna(...). Non l'oggetto per cui mi annientavo, ma il mio annientamento in se stesso io amai, anima turpe.(...).
Anche Lullo si accusa: "La mia anima, o Signore, è malata e ferita dai sette peccati mortali che l'hanno tutta ferita e insozzata, resa colpevole e sconvolta". Come si vede, in entrambi i casi la dissolutezza si situa prima dell'ingresso in filosofia o in religione. Queste nature forti- Agostino, Lullo - si presentano come eroi che hanno rinunciato al piacere sessuale. Vi hanno rinunciato? Non proprio. Si dedicano all'astinenza dopo aver goduto dell'abbondanza. Ci piacerebbe che avessero coraggiosamente rinunciato al sesso a vent'anni invece che a trentadue ( Agostino) o a trentatré (Lullo).A quel tempo, a trent'anni si era già uomini maturi. Come dice il proverbio, "quando il diavolo invecchia, si fa eremita". Secondo un'ottima raccomandazione dei moralisti, essi non uccidono la libido: sostituiscono alla passione sessuale la passione evangelica.O meglio, poiché nel convertire mettono la stessa foga che avevano messo nel copulare, trasformano la propria libido. E' la medesima energia. Agostino e Lullo sono dei convertiti. La conversione è un'inversione di vapore. Si conserva il vapore, ma lo si dirige altrove.
Ma un'eccezione, un diavolo, si riesce comunque a scovarlo. Esiste un filosofo "dissoluto" (l'aggettivo è di Diderot): La Mettrie, medico materialista del XVIII secolo che difende l'erotismo universale. Osa titoli come L'arte di godere. Innalza questo inno: "Piacere, supremo padrone di tutti gli uomini e degli dei, davanti al quale tutto scompare, persino la ragione stessa, tu sai quanto il mio cuore ti adori". Ai diavoli si può aggiungere Claude Henri de Saint-Simon, di epoca napoleonica, definito "dissoluto". Ma poiché, a mia conoscenza, non ne fa una filosofia, la questione appartiene al privato.Quindi in Sofia non c'è alcuna depravazione o ce n'è ben poca. Sicché per fare il diavolo il filosofo gioca piuttosto sull'impertinenza, sugli scandali.La risposta, allora, è sociale più che sessuale. I cinici lasciano di sé una pessima fama. Diogene di Sinope "era solito fare ogni cosa alla luce del giorno, anche ciò che riguarda Demetra e Afrodite. (...) Era solito masturbarsi in luogo pubblico e considerare: "Magari potessi placare la fame stropicciandomi il ventre". Aristippo diceva: "Vi è forse allora differenza fra il viaggiare in una nave in cui già viaggiarono diecimila persone e il viaggiare in una nave in cui non viaggiò nessuna? "Nessuna differenza". "E allora non c'è differenza neppure tra il convivere con una donna di cui già molti si sono serviti e il convivere con una donna con cui non convisse nessuno."Dietro a una simile provocazione va visto il metodo cinico, che fa il contrario di ciò che fanno tutti per sottolineare la relatività dei costumi, che celebra la natura contrapponendola alla legge.
Fonte: Filosofi, vita intima di P.R
Il primo è Origene, cristiano inflessibile. Ha provveduto da sé, a vent'anni, verso il 203. "Avendo infatti ascoltato in modo troppo semplice e giovanile le parole: vi sono degli eunuchi i quali si sono fatti eunuchi da sé a causa del regno dei cieli e pensando di compiere la parola del Salvatore, sia perché, pur essendo in giovane età, si occupava di cose divine, non solo con gli uomini, ma anche con le donne, volendo togliere ai pagani ogni possibile pretesto di vergognosa calunnia, fu indotto a mettere in pratica le parole del Salvatore, facendo tuttavia in modo che la cosa rimanesse nascosta nella maggior parte dei discepoli che erano con lui." (Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, VI, 8, Città Nuova, Roma 2001, vol.II, p.20).Si, poco ragionevole e mal ragionato.L'aneddoto interessa la filosofia perché solleva un problema filosofico. E' morale resistere alla tentazione perché ci si è castrati? Si può mutilare il proprio corpo? La forza non consiste forse nell'essere più forti della forza invece di distruggere la forza? La castrazione, come il suicidio, è possibile. Andare oltre significa passare non all'atto ma a un antiatto,a una negazione di ciò che rende possibile la libertà. E' una controperformance in materia di filosofia.
Il secondo filosofo castrato è Abelardo. Origene ha scelto e voluto la castrazione, Abelardo no (1117). Non c'è atto filosofico. Del resto, Abelardo deplora la sua nuova situazione: "Mi punirono con la più crudele e vergognosa delle vendette, che riempì di stupore il mondo intero, e cioè mi amputarono quella parte del corpo con la quale avevo commesso l'offesa di cui si lamentavano (di aver disonorato Eloisa, di averla messa incinta). Poi (gli aggressori, incaricati dal canonico Fulberto, zio di Eloisa) si diedero alla fuga, a due che vennero raggiunti furono cavati gli occhi e amputati i genitali. Abelardo è stato castrato e non evirato. Gli sono stati esportati i testicoli, non il pene, il che sopprime la fecondità senza sopprimere la potenza sessuale.La castrazione di Abelardo non ha alcun interesse filosofico. Non influenza la sua filosofia. Non l'ha voluta né sublimata. Questa disgrazia è un semplice aneddoto.
Sul fronte degli angeli, tra quelli che sono rimasti vergini figurano (per quanto ne sappiamo) Plotino, Ipazia, Tommaso d'Aquino, Erasmo, Paracelso, Spinoza, Pascal, Malebranche, Kant, Lagneau, Simone Weil ("la Vergine rossa"), che non sembra siano stati tormentati dalla "cosa". Il che deve spiegare, in parte, la natura astratta della loro morale. Guglielmo di Tocco racconta che per dissuadere il giovane Tommaso, a diciannove o vent'anni, dal rimanere monaco domenicano, alcuni membri della sua famiglia lo rapirono dal convento di Napoli, lo sequestrarono nel loro castello di Monte San Giovanni, poi "gli mandarono nella camera in cui viveva da solo e dormiva sotto sorveglianza una fanciulla di incantevole bellezza, abbagliata come una cortigiana. La fanciulla doveva cercare di sedurlo, con gli sguardi, le libertà, i gesti e ogni altro mezzo possibile.Vedendola, quell'invincibile atleta (...) sentì risvegliarsi il pungolo della carne, che aveva sempre tenuto assoggettato alla ragione (...). Allora, afferrato nel camino un tizzone ardente, cacciò sdegnato la fanciulla dalla stanza e, dirigendosi verso un angolo, tutto ispirato dallo Spirito santo, con l'estremità del tizzone tracciò sulla parete il segno della croce (...). Quella verginità che mantenne intatta in una lotta così terribile la conservò inviolata sino alla morte senza che nulla potesse metterla in pericolo."
La vita sessuale di Spinoza, anche a venticinque anni, è un grande vuoto, per passività. "(Francesco) Van den Enden (il suo professore di latino) aveva un'unica figlia (Clara Maria), la quale era così esperta nella lingua latina da essere in grado di insegnarla agli studenti di suo padre e lo stesso faceva per l'arte del canto. Spinoza raccontò sovente che aveva una vera predilezione per lei e che aveva in mente di prenderla in moglie: sebbene zoppicasse non poco e non avesse un corpo perfetto, egli ne era tuttavia attratto per la sua acuta intelligenza e il non comune sapere".Un condiscepolo rivale, un certo Dirk Kerckrinck, in un accesso di gelosia, le si dichiara e le dona "una costosa collana di perle". L'amore svanisce. Forse questa storia è apocrifa. All'epoca Clara Maria ha solo tredici anni. Al piacere sessuale Spinoza rimprovera molte cose: tiene "la mente (...) così distratta" che le impedisce di "pensare a un qualche altro bene"; e poi, com'è noto, "dopo il godimento (...) segue una grande tristezza che, se non annienta la mente, tuttavia la turba e la stordisce".
Preferisce l'amore di Dio all'amore delle donne, poiché l'amore di Dio è eterno, supremo, costante. E intellettuale. In più, per Spinoza le donne sono "necessariamente inferiori". Allora, o Clara Maria o niente...Sul fronte della matta bestialità, non si annovera, in verità, nessun filosofo. Non è vero, si dirà.Tertualliano, Agostino hanno avuto un'esistenza da dissoluti; Lullo e Vanni, pure. Agostino confessa la sua vita licenziosa. Vuole apparire tanto più santo. "Voglio ricordare il mio suicidio passato e le devastazioni della carne nella mia anima (...). Durante l'adolescenza fui riarso dalla brama di saziarmi delle cose più basse e non ebbi ritegno a imbestialirmi in diversi e tenebrosi amori. (...) Che altro mi dilettava allora, se non amare e sentirmi amato?(...) Oh, almeno fossi stato ad ascoltare i tuoni delle tue nubi (...).E' bene per l'uomo non toccare la donna(...). Non l'oggetto per cui mi annientavo, ma il mio annientamento in se stesso io amai, anima turpe.(...).
Anche Lullo si accusa: "La mia anima, o Signore, è malata e ferita dai sette peccati mortali che l'hanno tutta ferita e insozzata, resa colpevole e sconvolta". Come si vede, in entrambi i casi la dissolutezza si situa prima dell'ingresso in filosofia o in religione. Queste nature forti- Agostino, Lullo - si presentano come eroi che hanno rinunciato al piacere sessuale. Vi hanno rinunciato? Non proprio. Si dedicano all'astinenza dopo aver goduto dell'abbondanza. Ci piacerebbe che avessero coraggiosamente rinunciato al sesso a vent'anni invece che a trentadue ( Agostino) o a trentatré (Lullo).A quel tempo, a trent'anni si era già uomini maturi. Come dice il proverbio, "quando il diavolo invecchia, si fa eremita". Secondo un'ottima raccomandazione dei moralisti, essi non uccidono la libido: sostituiscono alla passione sessuale la passione evangelica.O meglio, poiché nel convertire mettono la stessa foga che avevano messo nel copulare, trasformano la propria libido. E' la medesima energia. Agostino e Lullo sono dei convertiti. La conversione è un'inversione di vapore. Si conserva il vapore, ma lo si dirige altrove.
Ma un'eccezione, un diavolo, si riesce comunque a scovarlo. Esiste un filosofo "dissoluto" (l'aggettivo è di Diderot): La Mettrie, medico materialista del XVIII secolo che difende l'erotismo universale. Osa titoli come L'arte di godere. Innalza questo inno: "Piacere, supremo padrone di tutti gli uomini e degli dei, davanti al quale tutto scompare, persino la ragione stessa, tu sai quanto il mio cuore ti adori". Ai diavoli si può aggiungere Claude Henri de Saint-Simon, di epoca napoleonica, definito "dissoluto". Ma poiché, a mia conoscenza, non ne fa una filosofia, la questione appartiene al privato.Quindi in Sofia non c'è alcuna depravazione o ce n'è ben poca. Sicché per fare il diavolo il filosofo gioca piuttosto sull'impertinenza, sugli scandali.La risposta, allora, è sociale più che sessuale. I cinici lasciano di sé una pessima fama. Diogene di Sinope "era solito fare ogni cosa alla luce del giorno, anche ciò che riguarda Demetra e Afrodite. (...) Era solito masturbarsi in luogo pubblico e considerare: "Magari potessi placare la fame stropicciandomi il ventre". Aristippo diceva: "Vi è forse allora differenza fra il viaggiare in una nave in cui già viaggiarono diecimila persone e il viaggiare in una nave in cui non viaggiò nessuna? "Nessuna differenza". "E allora non c'è differenza neppure tra il convivere con una donna di cui già molti si sono serviti e il convivere con una donna con cui non convisse nessuno."Dietro a una simile provocazione va visto il metodo cinico, che fa il contrario di ciò che fanno tutti per sottolineare la relatività dei costumi, che celebra la natura contrapponendola alla legge.
Fonte: Filosofi, vita intima di P.R