La passione: l'esaltazione amorosa non fa parte di un programma filosofico
Chi, tra i filosofi, ha conosciuto la passione?
Nell'antichità nessuno. E neppure durante i primi undici secoli dell'era cristiana. E' nota la famosa tesi di Denis de Rougemont secondo cui la passione sarebbe nata solo nel XII secolo, negli ambienti cortesi.
Nel Medioevo uno solo ama appassionatamente: Abelardo, verso il 1120, contraccambiato da Eloisa.
Rousseau sperimenta il grande amore abbastanza tardi, a quarantacinque anni, con Sophie d'Houdetot, in uno di quei ménage a tre cui è stato affezionato. La conosce alla vigilia del matrimonio della donna.
L'unico a provare una grande passione è il filosofo meno sospettabile, il fondatore del positivismo, Auguste Comte. Risaliamo all'ottobre del 1844. Comte ha quarantasei anni, ha già pubblicato il Corso di filosofia positiva. Nella sua testa le idee sono saldamente organizzate. Solo l'uso ben combinato del ragionamento e dell'osservazione permette di raggiungere una conoscenza scientifica, bisogna associare ordine e progresso... Di amore non si parla. A questo punto conosce Clotilde de Vaux, che ha trent'anni. Incomincia il dramma. Lei è sposata, è tisica, non prova alcuna attrazione per lui. Lui è piccolo e butterato, follemente innamorato. E' separato da Caroline, un problema in meno. Due anni dopo Clotilde muore. La filosofia di Comte esce trasfigurata da quel breve incontro. Con sorpresa generale, e delusione di Littré, Comte fonda una religione, quella dell'Umanità, e una morale il cui motto è: "L'amore come principio, l'Ordine come fondamento, e il Progresso come scopo". Comte aggiunge un elemento fino ad allora insospettato, una religione. "Il positivismo religioso incominciò davvero, nel nostro prezioso primo incontro di venerdì 16 maggio 1845, quando il mio cuore proclamò inopinatamente, di fronte alla famiglia stupefatta, la sentenza: "non si può sempre pensare, ma si può sempre amare", che, completata, divenne il motto speciale della nostra grande composizione. (...)
Quel progresso inedito è radicalmente dovuto a te, cara Clotilde. (...) Non la finirei mai, cara Clotilde, se volessi definire degnamente la tua totale influenza sulla mia seconda vita.
"Positivismo religioso"! "Seconda vita"! La passione è più forte della logica. Abbiamo la nostra figura dell'aspiratrice in filosofia: Clotilde de Vaux. Ecco un caso unico nella storia della filosofia. Auguste è grande, e Clotilde è la sua musa. La sua musa, non il suo profeta. Auguste è dispostissimo ad adorare Clotilde, ma non ad ascoltarla. Per lui la donna è gerarchicamente inferiore, vive in "una specie di continuo stato d'infanzia". Venerare una donna è la forma elegante della misoginia.
Comte resta isolato. La stragrande maggioranza di filosofi diffida della passione. Quando Lullo è ancora un non - filosofo, la pratica assiduamente; ma non appena entra in filosofia, vi rinuncia, con lo stesso coraggio. Benchè sposato, "siniscalco alla corte del re di Maiorca" Giacomo II, Lullo nutre per alcune dame "un amore folle". Si esalta, le canta, le insegue fin nelle chiese. Un giorno d'estate del 1265, a trentatré anni, mentre compone una canzone per una delle sue amate, ha una visione di Gesù crocefisso, che appare in tutto cinque volte. Da trovatore incostante diventa frate francescano. Dall'amore sensuale passa all'amore spirituale. Vende tutti i suoi beni, tranne un minimo per la moglie e i due figli. Dichiara: "Ho abbandonato donne, figli, e beni, e ho passato trent'anni in tormenti e sofferenze". E' ragionevole tutto ciò? Giordano Bruno lo ammette: la sessualità - igiene gli interessa, la passione no. "Certamente quello che circa tali supposti (gli individui di sesso femminile) abominio è quel studioso e disordinato amor venereo che sogliono alcuni spendervi, de maniera che se gli fanno servi con l'ingegno, e vi vengono a cattivar le potenze et atti più nobili de l'anima intellettiva".
Le relazioni di Schopenhauer non sono romantiche, ma piuttosto igieniche. Mette incinta una domestica, mantiene per dieci anni una demi - mondaine, Caroline Meudon. Amori da borghese cinico.
L'amore di Kierkegaard per Regina Olsen manca di passione, sa un po' di retorica e molto di esercizio mentale. La ama come ama dissertare. Non rischia, con lei, lui così audace con suo padre, con Hegel, con la Chiesa, con Dio. La rottura del fidanzamento gli interessa in fin dei conti più dei baci.
Heidegger preferisce mantenere vivo il focherello con la legittima consorte piuttosto che scatenare ulteriori incendi con Hannah Arendt, l'amante. La caccia, spedendola a Heidelberg, da Jaspers. E negli anni ottanta tomi delle sue opere complete d'amore non ne parla mai, a quanto pare (non li ho letti tutti).
Sartre si compiace: il suo amore per Simone de Beauvoir è intimo senza essere esaltato : "Ci sarà questo nella mia vita, che avrò amato una persona con tutte le mie forze, senza passionalità e senza niente di meraviglioso, am da dentro".
L'amore appassionato o il genio filosofico: bisogna scegliere. La condizione amorosa e l'attività filosofica sono come cane e gatto. Possono coabitare, ma mai a lungo. L'innamorato fissa il proprio pensiero su una persona, mentre il filosofo mira alla totalità, anche non umana, anche non viva. L'innamorato vive un disordine dei sentimenti, più o meno piacevole, mentre il filosofo cerca nell'intelletto la chiarezza, l'intelligibilità. E così via. Non si può dire che in compenso ami la filosofia. L'amore della filosofia è di tutt'altro genere. In altre lingue si userebbero due parole ben diverse.
Fonte: Filosofi, vita intima di P.R
Nell'antichità nessuno. E neppure durante i primi undici secoli dell'era cristiana. E' nota la famosa tesi di Denis de Rougemont secondo cui la passione sarebbe nata solo nel XII secolo, negli ambienti cortesi.
Nel Medioevo uno solo ama appassionatamente: Abelardo, verso il 1120, contraccambiato da Eloisa.
Rousseau sperimenta il grande amore abbastanza tardi, a quarantacinque anni, con Sophie d'Houdetot, in uno di quei ménage a tre cui è stato affezionato. La conosce alla vigilia del matrimonio della donna.
L'unico a provare una grande passione è il filosofo meno sospettabile, il fondatore del positivismo, Auguste Comte. Risaliamo all'ottobre del 1844. Comte ha quarantasei anni, ha già pubblicato il Corso di filosofia positiva. Nella sua testa le idee sono saldamente organizzate. Solo l'uso ben combinato del ragionamento e dell'osservazione permette di raggiungere una conoscenza scientifica, bisogna associare ordine e progresso... Di amore non si parla. A questo punto conosce Clotilde de Vaux, che ha trent'anni. Incomincia il dramma. Lei è sposata, è tisica, non prova alcuna attrazione per lui. Lui è piccolo e butterato, follemente innamorato. E' separato da Caroline, un problema in meno. Due anni dopo Clotilde muore. La filosofia di Comte esce trasfigurata da quel breve incontro. Con sorpresa generale, e delusione di Littré, Comte fonda una religione, quella dell'Umanità, e una morale il cui motto è: "L'amore come principio, l'Ordine come fondamento, e il Progresso come scopo". Comte aggiunge un elemento fino ad allora insospettato, una religione. "Il positivismo religioso incominciò davvero, nel nostro prezioso primo incontro di venerdì 16 maggio 1845, quando il mio cuore proclamò inopinatamente, di fronte alla famiglia stupefatta, la sentenza: "non si può sempre pensare, ma si può sempre amare", che, completata, divenne il motto speciale della nostra grande composizione. (...)
Quel progresso inedito è radicalmente dovuto a te, cara Clotilde. (...) Non la finirei mai, cara Clotilde, se volessi definire degnamente la tua totale influenza sulla mia seconda vita.
"Positivismo religioso"! "Seconda vita"! La passione è più forte della logica. Abbiamo la nostra figura dell'aspiratrice in filosofia: Clotilde de Vaux. Ecco un caso unico nella storia della filosofia. Auguste è grande, e Clotilde è la sua musa. La sua musa, non il suo profeta. Auguste è dispostissimo ad adorare Clotilde, ma non ad ascoltarla. Per lui la donna è gerarchicamente inferiore, vive in "una specie di continuo stato d'infanzia". Venerare una donna è la forma elegante della misoginia.
Comte resta isolato. La stragrande maggioranza di filosofi diffida della passione. Quando Lullo è ancora un non - filosofo, la pratica assiduamente; ma non appena entra in filosofia, vi rinuncia, con lo stesso coraggio. Benchè sposato, "siniscalco alla corte del re di Maiorca" Giacomo II, Lullo nutre per alcune dame "un amore folle". Si esalta, le canta, le insegue fin nelle chiese. Un giorno d'estate del 1265, a trentatré anni, mentre compone una canzone per una delle sue amate, ha una visione di Gesù crocefisso, che appare in tutto cinque volte. Da trovatore incostante diventa frate francescano. Dall'amore sensuale passa all'amore spirituale. Vende tutti i suoi beni, tranne un minimo per la moglie e i due figli. Dichiara: "Ho abbandonato donne, figli, e beni, e ho passato trent'anni in tormenti e sofferenze". E' ragionevole tutto ciò? Giordano Bruno lo ammette: la sessualità - igiene gli interessa, la passione no. "Certamente quello che circa tali supposti (gli individui di sesso femminile) abominio è quel studioso e disordinato amor venereo che sogliono alcuni spendervi, de maniera che se gli fanno servi con l'ingegno, e vi vengono a cattivar le potenze et atti più nobili de l'anima intellettiva".
Le relazioni di Schopenhauer non sono romantiche, ma piuttosto igieniche. Mette incinta una domestica, mantiene per dieci anni una demi - mondaine, Caroline Meudon. Amori da borghese cinico.
L'amore di Kierkegaard per Regina Olsen manca di passione, sa un po' di retorica e molto di esercizio mentale. La ama come ama dissertare. Non rischia, con lei, lui così audace con suo padre, con Hegel, con la Chiesa, con Dio. La rottura del fidanzamento gli interessa in fin dei conti più dei baci.
Heidegger preferisce mantenere vivo il focherello con la legittima consorte piuttosto che scatenare ulteriori incendi con Hannah Arendt, l'amante. La caccia, spedendola a Heidelberg, da Jaspers. E negli anni ottanta tomi delle sue opere complete d'amore non ne parla mai, a quanto pare (non li ho letti tutti).
Sartre si compiace: il suo amore per Simone de Beauvoir è intimo senza essere esaltato : "Ci sarà questo nella mia vita, che avrò amato una persona con tutte le mie forze, senza passionalità e senza niente di meraviglioso, am da dentro".
L'amore appassionato o il genio filosofico: bisogna scegliere. La condizione amorosa e l'attività filosofica sono come cane e gatto. Possono coabitare, ma mai a lungo. L'innamorato fissa il proprio pensiero su una persona, mentre il filosofo mira alla totalità, anche non umana, anche non viva. L'innamorato vive un disordine dei sentimenti, più o meno piacevole, mentre il filosofo cerca nell'intelletto la chiarezza, l'intelligibilità. E così via. Non si può dire che in compenso ami la filosofia. L'amore della filosofia è di tutt'altro genere. In altre lingue si userebbero due parole ben diverse.
Fonte: Filosofi, vita intima di P.R