La situazione familiare
Per un filosofo la famiglia intellettuale (maestro + colleghi) conta più della famiglia domestica (mamma, papà + fratelli, sorelle) o della famiglia coniugale (coniuge + figli).
Lo "stato civile" offre oggi una gamma ristretta: celibe/coniugato/separato/vedovo/divorziato. I filosofi, ovviamente, hanno fatto parte di ciascuna di queste categorie.
Sono celibi: Gorgia, Platone, Epitteto, Plotino, Proclo, Tommaso d'Aquino (come monaco), Cartesio, Pascal, Spinoza, Locke, Leibniz, Malebranche (come sacerdote), Voltaire, Kant, Schopenhauer, Kierkegaard, Spencer, Nietzsche, Wittgenstein, Michel Foucault.
Il matrimonio è un "carico, di tutti il più duraturo e dispendioso", dice Isocrate a proposito del celibato di Gorgia. Abelardo finge di porsi delle domande: "Vi è forse catena più molesta del vincolo coniugale? Vita più molesta dell'essere crocifissi dalle cure quotidiane di una consorte e dei suoi marmocchi?". Questo testo è il colmo dell'indelicatezza, poiché Abelardo riprende parola per parola un discorso che gli aveva rivolto Eloisa! Secondo Pascal il matrimonio sarebbe "la più rischiosa e la più vile delle condizioni del Cristianesimo".
Schopenhauer partecipa al coro: "Sposarsi è fare tutto il possibile per rendersi invisi a qualcuno".
A questi gusti personali si aggiunge una forte pressione sociale. Soprattutto a partire dalla riforma gregoriana (1085), il celibato sembra d'obbligo per i dotti. L'istituzione universitaria considera il matrimonio incompatibile con la filosofia.
Nel 1654 il filosofo fiammingo Arnould Geulincx è preside della facoltà di Teologia all'Università di Lovanio. "Nel 1657 i colleghi lo destituiscono dalle sue funzioni di professore. Che cosa è accaduto? (...) Geulincx non aveva nascosto le proprie simpatie per il cristianesimo, anzi; era più grave. (...). A queste considerazioni si aggiungeva un ultimo elemento: Geulincx chiede la'utorizzazione a sposare sua cugina, Suzanne Strickers. Non era uso che un professore di filosofia si sposasse!" Già sposato con Sofia, sarebbe stato bigamo!
Si sono sposati una sola volta: Talete, Epicuro, Seneca, Plutarco, Porfirio, Abelardo, Montaigne, Francesco Bacone, Vico, Berkeley, Rousseau, Hegel, Marx, Husserl, Bergson, Jaspers, Heidegger, Aliain. E va fatto osservare che alcuni hanno scritto la loro opera principale prima del matrimonio: tra gli altri, Francesco Bacone, Berkeley, Rousseau, Hegel.
Al momento della loro opera principale circa il 70 % dei filosofi sono celibi. La camera nuziale viene dopo lo studio.
Ci sono dei maniaci del matrimonio.
Convolano a seconde nozze, dopo la vedovanza, Aristotele, la stoica Porzia, Maimonide, Tommaso Moro, d'Holbach, Schelling, Maine de Biran, Stirner, Emerson. Quanto a Peirce (1883), Camus (1940), Hannah Arendt (1940), si risposano dopo il divorzio. Dewey sposa in seconde nozze, ottantasettenne, "la signora Robert Grant, vedova con la metà dei suoi anni".
Chi fa di meglio? Agrippa di Nettesheim, celebre nel Rinascimento - ma anche oggigiorno - per la sua teoria della magia, si sposa tre volte. La prima moglie muore di malattia, la seconda di peste, la terza sarà ripudiata.
Scheler si sposa per la terza volta, dopo due divorzi, così come Lèvi- Strauss. Chi stabilisce il record? Russell. Divorzia tre volte, si sposa quattro volte: Alys Smith, Dora Black, Helen Spence, Edith Finch. Non stupisce che scriva un libro sul matrimonio, e che scelga il matrimonio come esempio della sua logica delle relazioni (simmetria, transitività, riflessività): "Coniuge è una relazione simmetrica ma intransitiva; discendente è asimmetrica ma transitiva. Fratellastro non è simmetrica e non è transitiva; se le terze nozze fossero proibite, (la relazione) sarebbe intransitiva...". Russell manda vanti di pari passo amore e a attivismo. Durante il periodo Alys milita per il pacifismo; con Dora per il controllo delle nascite e la scuola mista; durante il terzo matrimonio contro l'arma nucleare; infine, durante il periodo Edith contro la guerra in Vietnam.
Segue la categoria dei vedovi non risposati. Telesio, vedovo a cinquantadue anni, pubblica solo a cinquantasei la sua opera maggiore, dal titolo caricaturale: De rerum natura juxta propria principia (Della natura delle cose secondo i loro pincipi). E' ritornato al celibato. Lavora a questo libro da vent'anni. Jacobi produce soprattutto dopo essere rimasto vedovo. Gabriel Marcel, già orfano a quattro anni, diventa vedovo a cinquantasette. Dio non risparmia questo esistenzialista cristiano. La vedovanza lo sorprende nel bel mezzo della sua opera. Bachelard è un giovane vedovo di trentasei anni (giugno 1920), padre di una bambina. Incomincia a scrivere più tardi, a quarantatré (Saggio sulla conoscenza approssimata).
Alcuni filosofi sono al tempo stesso sposati e preti: Tertulliano, Sinesio di Cirene. Nella Chiesa latina come in quella greca, prima del concilio di Elvira, nel 300, il celibato dei sacerdoti, dei vescovi non è obbligatorio. Il matrimonio è autorizzato tra i protestanti (Berkeley, Thomas Reid, Emerson) come tra gli ortodossi (Florenskij). Brentano, spretato da quando Roma ha osato proclamare l'infallibilità del papa, osa, più umanamente, sposarsi. Scandalo.
E' possibile trovare un punto in comune tra questi casi disparati? Si. Di fronte al matrimonio il filosofo fa dell'ironia, oppure tace, a dimostrazione del suo disagio. In genere vive l'idea coniugale come un enigma al quale rispondere con un sofisma o con un silenzio. Gli viene posta un'alternativa pratica, sposato/celibe; risponde con un dilemma, o un paradosso o qualche altra giravolta di logica. L'argomento lo disturba: "Interrogato se bisognasse sposarsi o no, (Socrate) rispose: "In entrambi i casi, ti pentirai". "Se te la prendi bella non l'avrai solo per te, se te la prendi deforme sarai tu solo a scontare la pena". Quando si parla di donne, Senocrate se ne va. Certo, Epitteto fa l'elogia del matrimonio, come di una cosa sacra, buona per la società, ma si guarda bene dal praticarlo! Secondo lui, distrae dal pensiero. Da uno a cui consiglia di prender moglie si sente ribattere: d'accordo, allora dammi tua figlia!
Hobbes, di cui nessuno potrebbe dire di averlo visto con una donna, scrive una graziosa poesia: "Ciò malgrado possa amare e avere un'amante". Ma lo scherzoso vecchio pensa alla Ragione, e non a una Mary o Jane. Gli si parla di nozze, risponde con l'allegoria.
Sulla cinquantina Leibniz considera l'ipotesi di sposarsi; ma, aggiunge Fontanelle, "la persona a cui pensava volle prendersi il tempo di riflettere. Ciò permise a Leibniz di fare altrettanto, e non si sposò."
Tra i filosofi si scherza. Il matrimonio è praticamente l'unico argomento che li distolga dalla loro gravità. Quando si interrogava Kant sul matrimonio, "si sentiva a disagio, scansava una conversazione che a buon diritto reputava indiscreta, e pregava energicamente di risparmiargli proposte di matrimonio". Oppure scherza dicendo che quando poteva avere bisogno di una donna, non poteva mantenerne una; quando era in grado di mantenerne una, non ne aveva più bisogno. Appunto ciò che si diceva: silenzio o sofisma.
Kierkegaard risolve la questione in un'alternativa: "Non vi sono che due cose: soddisfazione dell'istinto o intelletto". Solo Schopenhauer argomenta, ma piuttosto sulla sessualità. Riprende una teoria ampiamente esposta nella sua opera principale. Nell'amore l'individuo non è nulla, la specie vuole riprodursi, la donna cerca un riproduttore. In questa cieca volontà di vivere Schopenhauer non è nulla.
"Il genio della specie è un industriale che sa soltanto riprodursi (...). Le donne sono le sue complici. Ho più di settant'anni, e se di una cosa mi compiaccio è di aver evitato in tempo la trappola della natura. Ecco perché non mi sono sposato".
Tutti se la cavano scivolando tra le proprie pulsioni e le proprie teorie.
Il filosofo prende i suoi matrimoni speculativi molto più sul serio dei suoi matrimoni legittimi. Del suo maestro parla meglio che di sua moglie. Per un filosofo l'unione metafisica prevale sull'unione coniugale. Un filosofo sostituisce all'albero genealogico la storia della filosofia. Non è tanto imparentato con questa o quella famiglia quanto introdotto di forza nella cerchia dei filosofi. Si parla di "tomba di famiglia". Proclo esagera. Si fa seppellire nella stessa tomba del suo maestro Siriano e ai piedi del monte Licabetto, sede del Liceo. Nella sua stanza Marsilio Ficino tiene accesa giorno e notte una lampada davanti al busto di Platone, come in una tomba. Hegel è sepolto accanto a Fichte, a Berlino. La sua Famiglia sono gli idealisti, non gli Hegel, la famiglia di origine, o i von Tucher, la famiglia acquisita. Si parla di "foto di famiglia".
Albert Camus si appende davanti agli occhi le foto di Nietzsche e di Simone Weil invece di quelle di sua madre o di sua moglie. La sua famiglia sono i ribelli. Si parla di 2vita di famiglia"; ma per un filosofo il focolare è all'università o al Liceo, in Vaticano, tra gli Umanisti, da Marx... Quando Hume decide di scrivere il Trattato della natura umana, lo fa in due anni, in Francia, a La Flèche, luogo di studi di Cartesio. E' casa sua, dove è più intimamente filosofo che a casa di sua madre.
Fonte: Filosofi, vita intima di P.R
Lo "stato civile" offre oggi una gamma ristretta: celibe/coniugato/separato/vedovo/divorziato. I filosofi, ovviamente, hanno fatto parte di ciascuna di queste categorie.
Sono celibi: Gorgia, Platone, Epitteto, Plotino, Proclo, Tommaso d'Aquino (come monaco), Cartesio, Pascal, Spinoza, Locke, Leibniz, Malebranche (come sacerdote), Voltaire, Kant, Schopenhauer, Kierkegaard, Spencer, Nietzsche, Wittgenstein, Michel Foucault.
Il matrimonio è un "carico, di tutti il più duraturo e dispendioso", dice Isocrate a proposito del celibato di Gorgia. Abelardo finge di porsi delle domande: "Vi è forse catena più molesta del vincolo coniugale? Vita più molesta dell'essere crocifissi dalle cure quotidiane di una consorte e dei suoi marmocchi?". Questo testo è il colmo dell'indelicatezza, poiché Abelardo riprende parola per parola un discorso che gli aveva rivolto Eloisa! Secondo Pascal il matrimonio sarebbe "la più rischiosa e la più vile delle condizioni del Cristianesimo".
Schopenhauer partecipa al coro: "Sposarsi è fare tutto il possibile per rendersi invisi a qualcuno".
A questi gusti personali si aggiunge una forte pressione sociale. Soprattutto a partire dalla riforma gregoriana (1085), il celibato sembra d'obbligo per i dotti. L'istituzione universitaria considera il matrimonio incompatibile con la filosofia.
Nel 1654 il filosofo fiammingo Arnould Geulincx è preside della facoltà di Teologia all'Università di Lovanio. "Nel 1657 i colleghi lo destituiscono dalle sue funzioni di professore. Che cosa è accaduto? (...) Geulincx non aveva nascosto le proprie simpatie per il cristianesimo, anzi; era più grave. (...). A queste considerazioni si aggiungeva un ultimo elemento: Geulincx chiede la'utorizzazione a sposare sua cugina, Suzanne Strickers. Non era uso che un professore di filosofia si sposasse!" Già sposato con Sofia, sarebbe stato bigamo!
Si sono sposati una sola volta: Talete, Epicuro, Seneca, Plutarco, Porfirio, Abelardo, Montaigne, Francesco Bacone, Vico, Berkeley, Rousseau, Hegel, Marx, Husserl, Bergson, Jaspers, Heidegger, Aliain. E va fatto osservare che alcuni hanno scritto la loro opera principale prima del matrimonio: tra gli altri, Francesco Bacone, Berkeley, Rousseau, Hegel.
Al momento della loro opera principale circa il 70 % dei filosofi sono celibi. La camera nuziale viene dopo lo studio.
Ci sono dei maniaci del matrimonio.
Convolano a seconde nozze, dopo la vedovanza, Aristotele, la stoica Porzia, Maimonide, Tommaso Moro, d'Holbach, Schelling, Maine de Biran, Stirner, Emerson. Quanto a Peirce (1883), Camus (1940), Hannah Arendt (1940), si risposano dopo il divorzio. Dewey sposa in seconde nozze, ottantasettenne, "la signora Robert Grant, vedova con la metà dei suoi anni".
Chi fa di meglio? Agrippa di Nettesheim, celebre nel Rinascimento - ma anche oggigiorno - per la sua teoria della magia, si sposa tre volte. La prima moglie muore di malattia, la seconda di peste, la terza sarà ripudiata.
Scheler si sposa per la terza volta, dopo due divorzi, così come Lèvi- Strauss. Chi stabilisce il record? Russell. Divorzia tre volte, si sposa quattro volte: Alys Smith, Dora Black, Helen Spence, Edith Finch. Non stupisce che scriva un libro sul matrimonio, e che scelga il matrimonio come esempio della sua logica delle relazioni (simmetria, transitività, riflessività): "Coniuge è una relazione simmetrica ma intransitiva; discendente è asimmetrica ma transitiva. Fratellastro non è simmetrica e non è transitiva; se le terze nozze fossero proibite, (la relazione) sarebbe intransitiva...". Russell manda vanti di pari passo amore e a attivismo. Durante il periodo Alys milita per il pacifismo; con Dora per il controllo delle nascite e la scuola mista; durante il terzo matrimonio contro l'arma nucleare; infine, durante il periodo Edith contro la guerra in Vietnam.
Segue la categoria dei vedovi non risposati. Telesio, vedovo a cinquantadue anni, pubblica solo a cinquantasei la sua opera maggiore, dal titolo caricaturale: De rerum natura juxta propria principia (Della natura delle cose secondo i loro pincipi). E' ritornato al celibato. Lavora a questo libro da vent'anni. Jacobi produce soprattutto dopo essere rimasto vedovo. Gabriel Marcel, già orfano a quattro anni, diventa vedovo a cinquantasette. Dio non risparmia questo esistenzialista cristiano. La vedovanza lo sorprende nel bel mezzo della sua opera. Bachelard è un giovane vedovo di trentasei anni (giugno 1920), padre di una bambina. Incomincia a scrivere più tardi, a quarantatré (Saggio sulla conoscenza approssimata).
Alcuni filosofi sono al tempo stesso sposati e preti: Tertulliano, Sinesio di Cirene. Nella Chiesa latina come in quella greca, prima del concilio di Elvira, nel 300, il celibato dei sacerdoti, dei vescovi non è obbligatorio. Il matrimonio è autorizzato tra i protestanti (Berkeley, Thomas Reid, Emerson) come tra gli ortodossi (Florenskij). Brentano, spretato da quando Roma ha osato proclamare l'infallibilità del papa, osa, più umanamente, sposarsi. Scandalo.
E' possibile trovare un punto in comune tra questi casi disparati? Si. Di fronte al matrimonio il filosofo fa dell'ironia, oppure tace, a dimostrazione del suo disagio. In genere vive l'idea coniugale come un enigma al quale rispondere con un sofisma o con un silenzio. Gli viene posta un'alternativa pratica, sposato/celibe; risponde con un dilemma, o un paradosso o qualche altra giravolta di logica. L'argomento lo disturba: "Interrogato se bisognasse sposarsi o no, (Socrate) rispose: "In entrambi i casi, ti pentirai". "Se te la prendi bella non l'avrai solo per te, se te la prendi deforme sarai tu solo a scontare la pena". Quando si parla di donne, Senocrate se ne va. Certo, Epitteto fa l'elogia del matrimonio, come di una cosa sacra, buona per la società, ma si guarda bene dal praticarlo! Secondo lui, distrae dal pensiero. Da uno a cui consiglia di prender moglie si sente ribattere: d'accordo, allora dammi tua figlia!
Hobbes, di cui nessuno potrebbe dire di averlo visto con una donna, scrive una graziosa poesia: "Ciò malgrado possa amare e avere un'amante". Ma lo scherzoso vecchio pensa alla Ragione, e non a una Mary o Jane. Gli si parla di nozze, risponde con l'allegoria.
Sulla cinquantina Leibniz considera l'ipotesi di sposarsi; ma, aggiunge Fontanelle, "la persona a cui pensava volle prendersi il tempo di riflettere. Ciò permise a Leibniz di fare altrettanto, e non si sposò."
Tra i filosofi si scherza. Il matrimonio è praticamente l'unico argomento che li distolga dalla loro gravità. Quando si interrogava Kant sul matrimonio, "si sentiva a disagio, scansava una conversazione che a buon diritto reputava indiscreta, e pregava energicamente di risparmiargli proposte di matrimonio". Oppure scherza dicendo che quando poteva avere bisogno di una donna, non poteva mantenerne una; quando era in grado di mantenerne una, non ne aveva più bisogno. Appunto ciò che si diceva: silenzio o sofisma.
Kierkegaard risolve la questione in un'alternativa: "Non vi sono che due cose: soddisfazione dell'istinto o intelletto". Solo Schopenhauer argomenta, ma piuttosto sulla sessualità. Riprende una teoria ampiamente esposta nella sua opera principale. Nell'amore l'individuo non è nulla, la specie vuole riprodursi, la donna cerca un riproduttore. In questa cieca volontà di vivere Schopenhauer non è nulla.
"Il genio della specie è un industriale che sa soltanto riprodursi (...). Le donne sono le sue complici. Ho più di settant'anni, e se di una cosa mi compiaccio è di aver evitato in tempo la trappola della natura. Ecco perché non mi sono sposato".
Tutti se la cavano scivolando tra le proprie pulsioni e le proprie teorie.
Il filosofo prende i suoi matrimoni speculativi molto più sul serio dei suoi matrimoni legittimi. Del suo maestro parla meglio che di sua moglie. Per un filosofo l'unione metafisica prevale sull'unione coniugale. Un filosofo sostituisce all'albero genealogico la storia della filosofia. Non è tanto imparentato con questa o quella famiglia quanto introdotto di forza nella cerchia dei filosofi. Si parla di "tomba di famiglia". Proclo esagera. Si fa seppellire nella stessa tomba del suo maestro Siriano e ai piedi del monte Licabetto, sede del Liceo. Nella sua stanza Marsilio Ficino tiene accesa giorno e notte una lampada davanti al busto di Platone, come in una tomba. Hegel è sepolto accanto a Fichte, a Berlino. La sua Famiglia sono gli idealisti, non gli Hegel, la famiglia di origine, o i von Tucher, la famiglia acquisita. Si parla di "foto di famiglia".
Albert Camus si appende davanti agli occhi le foto di Nietzsche e di Simone Weil invece di quelle di sua madre o di sua moglie. La sua famiglia sono i ribelli. Si parla di 2vita di famiglia"; ma per un filosofo il focolare è all'università o al Liceo, in Vaticano, tra gli Umanisti, da Marx... Quando Hume decide di scrivere il Trattato della natura umana, lo fa in due anni, in Francia, a La Flèche, luogo di studi di Cartesio. E' casa sua, dove è più intimamente filosofo che a casa di sua madre.
Fonte: Filosofi, vita intima di P.R