Razionalismo e Illuminismo
Ora facciamo un salto di circa un secolo, dal '500 al '600, per esaminare principalmente un testo di Spinoza (1632-1677), il Trattato teologico-politico del 1670 (pubblicato anonimo). In quest'opera Spinoza descrive il modo di rapportarsi alla Scrittura: durante la sua lettura si deve far ricorso soltanto alla ragione, in maniera analoga a quanto si fa quando si indaga la natura. Entrambe vanno conosciute per se stesse, ma nel caso della Scrittura, in particolare, occorre fare ricorso a una ricerca storica che troverà delle difficoltà per la forma in cui i testi si presentano in quanto espressioni di una certa mentalità, di un certo tempo, di un contesto che non è il nostro; si dovrà allora procedere con la ragione attraverso un itinerario che ci consenta di comprenderli il più possibile.La prima cosa è conoscere la lingua, poi occorrerà raccogliere nel testo i punti principali, evitare di accostarsi alla Scrittura con dei presupposti esterni e poi fare attenzione anche a tutte le circostanze particolari: un procedimento interamente razionale.
Non potremo capire tutto, ma quello che è importante è il senso generale della Scrittura che appare chiaro: si tratta di un comandamento morale. Resta il fatto che l'indagine filosofica e la fede in ciò che dice la Scrittura rimangono due ambiti indipendenti e distinti che non devono interferire.In questo senso Spinoza rompe con la tradizione cristiana che nel Cattolicesimo legava la Scrittura alla tradizione e nel Luteranesimo vedeva come centro della Scrittura il messaggio di fede.Per quanto riguarda l'ermeneutica illuministica ricordiamo, in primo luogo, la figura del teologo tedesco Johann Martin Chladenius (1710-1759). Egli è influenzato da Leibniz e dalla sua prospettiva monadologica e quindi vede l'interpretazione come un fenomeno che si sviluppa a partire dall'individualità di ciascuno: ogni individuo è una monade, una singolarità, una concrezione singolare del mondo. La sua teoria del punto di vista non sottende però solo il relativismo prospettico, che infatti può essere limitato, poiché è possibile assumere, oltre alla propria visione, anche quella dell'autore, l'unica autenticamente vera.
Non potremo capire tutto, ma quello che è importante è il senso generale della Scrittura che appare chiaro: si tratta di un comandamento morale. Resta il fatto che l'indagine filosofica e la fede in ciò che dice la Scrittura rimangono due ambiti indipendenti e distinti che non devono interferire.In questo senso Spinoza rompe con la tradizione cristiana che nel Cattolicesimo legava la Scrittura alla tradizione e nel Luteranesimo vedeva come centro della Scrittura il messaggio di fede.Per quanto riguarda l'ermeneutica illuministica ricordiamo, in primo luogo, la figura del teologo tedesco Johann Martin Chladenius (1710-1759). Egli è influenzato da Leibniz e dalla sua prospettiva monadologica e quindi vede l'interpretazione come un fenomeno che si sviluppa a partire dall'individualità di ciascuno: ogni individuo è una monade, una singolarità, una concrezione singolare del mondo. La sua teoria del punto di vista non sottende però solo il relativismo prospettico, che infatti può essere limitato, poiché è possibile assumere, oltre alla propria visione, anche quella dell'autore, l'unica autenticamente vera.
In Chladenius sembra quindi sussistere una tensione fra una moderna teoria della prospettiva e della distanza storica e una teoria obbiettivistico-razionalistica della comprensione, in cui ciò che conta è ricostruire l'intenzione dell'autore. Egli parla si di un punto di vista singolare posseduto dal lettore, ma evidenzia illuministicamente la priorità della ragione universale, oggettiva, espressa nell'intenzione aurorale.
Il secondo esponente dell'ermeneutica che citiamo è Georg Friedrich Meier (1718-1777), il quale compie un passo in direzione di Schleiermacher, nel senso che propone di unificare la linea dell'ermeneutica classica con l'ermeneutica biblica. Egli infatti riconduce l'intera teoria dell'interpretazione alla scienza dei segni. Tutto è segno (e cioè un mezzo attraverso cui può essere conosciuta la realtà di un'altra cosa) e primo compito dell'interpretazione è la distinzione e classificazione dei segni (che possono essere naturali, creati da Dio, o artificiali, posti in essere dall'uomo).Poi si procede alla loro decifrazione, tanto in rapporto alla cosa designata quanto in relazione con l'autore dei segni medesimi, la cui intenzione, secondo Meier, è - come per Chladenius - un punto di riferimento così costante e decisivo che il significato di un segno è rilevante per l'interpretazione solo nella misura in cui sia stato voluto dall'autore.
Il secondo esponente dell'ermeneutica che citiamo è Georg Friedrich Meier (1718-1777), il quale compie un passo in direzione di Schleiermacher, nel senso che propone di unificare la linea dell'ermeneutica classica con l'ermeneutica biblica. Egli infatti riconduce l'intera teoria dell'interpretazione alla scienza dei segni. Tutto è segno (e cioè un mezzo attraverso cui può essere conosciuta la realtà di un'altra cosa) e primo compito dell'interpretazione è la distinzione e classificazione dei segni (che possono essere naturali, creati da Dio, o artificiali, posti in essere dall'uomo).Poi si procede alla loro decifrazione, tanto in rapporto alla cosa designata quanto in relazione con l'autore dei segni medesimi, la cui intenzione, secondo Meier, è - come per Chladenius - un punto di riferimento così costante e decisivo che il significato di un segno è rilevante per l'interpretazione solo nella misura in cui sia stato voluto dall'autore.
Anche in Kant e nella sua "La ragione nei limiti della sola ragione" (1793), viene data, come in Spinoza, un'interpretazione etica della Scrittura, che gli permette di fare una "traduzione" del messaggio cristiano in termini puramente filosofici. In questa lettura di Kant non vi è quindi alcun spazio per una tematizzazione della distanza storica perché in qualche modo il principio cristiano dell'amore viene tradotto in termini che valgono in ogni tempo. Fondamentalmente indifferente al fatto storico, Kant pone così l'accento sulle idee morali del cristianesimo come unico elemento veramente significativo della fede religiosa.Il tema della storicità matura lentamente nel corso del Settecento in ambiente tedesco.L'illuminismo soprattutto francese comincia a dare un quadro ancora limitato, ma tutto sommato preciso: contro l'Ancien Régime, contro un mondo fondato su privilegi giustificati per diritto di nascita, si sviluppa la sua lotta per l'affermazione di un'eguaglianza fondata sulla libertà e sulla ragione.La "luce della ragione" aumenta progressivamente e, in un processo storico potenzialmente aperto, illumina sempre più il mondo umano, all'interno però di una visone universalizzante in cui le differenze dei contesti storici non vengono considerate. In Germania vi è invece un'attenzione maggiore per i contenuti tradizionali della religione e anche una sensibilità per il carattere individuale dei popoli e delle persone.