Lettera
Nella scrittura filosofica la lettera acquista valenza teoretica già nel mondo antico. L'epistola non è infatti solo un documento che permette di scoprire aspetti biografici o elementi utili a ricostruire la genesi di un'opera o di cogliere aspetti filosofici che per vari motivi (timore di persecuzioni, censura ecc...) l'autore non rese pubblici. In alcuni casi la lettera ha l'esplicito intento di rende noto un contenuto dottrinale oltre la sfera del diretto destinatario.
Fra le lettere filosofiche dell'antichità le più celebri sono quelle di Platone, Epicuro e Seneca.
Tra le epistole di Platone tramandate dal corpus degli scritti, e tuttavia di scossa attribuzione spicca in particolare la settima, scritta attorno al 353 a.C.; in essa la componente autobiografica si accompagna a quella apologetica.
Rilevanti al suo interno l'esposizione del progetto di riforma politica dello stato che Platone intendeva realizzare nella Siracusa retta dal tiranno Dioniso II con l'aiuto dell'amico Dione, la trattazione del tema dei limiti della scrittura, già presente nel Fedro, e la difesa del metodo dialogico.
Le lettere di Epicuro, indirizzate ai discepoli Erodoto, Pitocle e Meneceo, nascono dall'esigenza di affiancare all'opera maggiore Sulla natura esposizioni in forma compendiata e più discorsiva dei capisaldi della sua dottrina: la loro funzione principale è dunque didascalica e pedagogica.
Le Lettere a Lucilio di Seneca risalgono al periodo del ritiro del filosofo dalla vita politica (62-63) e costituiscono un unicum nel panorama letterario e filosofico antico: si tratta di un epistolario reale integrato da lettere fittizie (quelle più ampie e sistematiche), destinato alla pubblicazione, alla quale provvide personalmente l'autore.
Per Seneca lo scambio epistolare permette di istituire un colloquium amichevole, fornendo un esempio di vita che, sul piano pedagogico, è più efficace dell'insegnamento dottrinale, essendo l'intento delle epistole prevalentemente educativo.
La sua conversazione scritta con Lucilio è perciò un docere et discere insieme: le lettere non devono essere lette come itinerari di ricerca (di qui la loro impronta spesso saggistica); in quanto esse vengono esplicitamente contrapposte a quelle di Cicerone, riguardanti piuttosto vicende altrui.
Nell'età moderna la lettera diventa un mezzo di comunicazione tra i filosofi che, oltre a offrire significative informazioni biografiche gli autori, è anche occasione di dibattito teorico a distanza. Quello di marsilio Vicino è considerato da alcuni il primo epistolario filosofico dell'età moderna: si tratta di un epistolario platonizante, stampato a Venezia nel 1495 e comprendente lettere scritte fra il 1476 e il 1494, dotate di rilevanza non solo biografica, ma soprattuto teorica. Analoghe caratteristiche presentano gli epistolari di Erasmo da Rotterdam, Galileo, Diderot, Hume, Locke, Rousseau, Voltaire.
L'epistolario di Cartesio consta di oltre 700 lettere, per lo più di denso contenuto scientifico e filosofico, e fu oggetto di grande attenzione già pochi anni dopo la sua morte (Spinoza ne possedeva una traduzione olandese sin dal 1661). Soprattutto la corrispondenza con pure M. Mersenne e quella con A. Arnauld documentano la labilità del confine tra la corrispondenza personale e il dibattito pubblico nel secolo che precede la nascita delle riviste letterarie. I più svariati argomenti (psicologia, morale, rapporto mente-corpo, teologia, fisica) vi vengono affrontati con diversi interlocutori (la principessa Elisabetta del Palatinato, padre Mesland, H. More).
Che non si tratti di un caso eccezionale è mostrato dal fatto che anche gran parte delle critiche di Leibniz alla filosofia cartesiana sono contenute nelle sue lettere (importanti quella a Philipp, del 1680, e quella a N. Malebranche, del 1679). Sotto pseudonimo sono invece pubblicate le Provinciali (1656-57) di B. Pascal, diciotto lettere che riguardano la disputa teologica tra gesuiti e giansenisti.
Nel Settecento, tra le lettere destinate esplicitamente alla pubblicazione importanti sono le Lettere a Serena (1704) di J. Toland, le Lettere persiane (1721, pubblicate anonime) di Montesquieu, le Lettere filosofiche (1734) di Voltaire, la Lettera dalla montagna (1764) di Rousseau. Vicine al saggio filosofico o al pamphlet, esse diventano uno strumento importante di critica della cultura del tempo e un documento fondamentale dell'illuminismo. Più dottrinarie la Lettera filosofica (1729) di C. Taglini, riguardante esperimenti con la macchina boyleana, e le Lettere filosofiche di Aletheophilus (1741) di A. Baumgarten.
Tra le lettere destinate alla pubblicazione, si ricordano di F. Jacobi le Lettere a Moses Mendelssohn sulla dottrina di Spinoza (1785, che inaugurano ala Spinoza-renaissance) e quella a Fichte (1799). Non meno significative le Lettere filosofiche (1786) e le Lettere sull'educazione estetica dell'uomo (1795) di J. Schiller, le Lettere filosofiche sul dogmatismo e il criticismo (1796-97) di Schelling, le Lettere sulla filosofia kantiana (1796-97) di K. L. Reinhold e le Lettere a Constant (1802) di Fichte.
In forma epistolare è anche il romanzo filosofico di F. Holderlin Iperione o l'eremita in Grecia (1797-99), che, attraverso la formazione spirituale di un eroe, racconta il percorso interiore e sentimentale del poeta. In ambito italiano, tra le lettere destinate alla pubblicazione, sono significative le Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente ai principi delle conoscenze umane da Cartesio sino a Kant (1827) di P. Galluppi, "primo tentativo", come scrisse G. Gentile, "dis storia della filosofia fatto in Italia con serietà d'intenti, ossia con criterio rigorosamente filosofico".
Nel Novecento una delle epistole filosofiche più significative dal punto di vista teorico è la Lettera sull'umanesimo, inviata da Heidegger a J. Beaufret nel 1946 e pubblicata nel 1947, in risposta allo scritto di J.-P. Sartre, l'Esistenzialismo è un umanismo. Tra i numerosi carteggi filosofico di cui si ha notizia tra Settecento e Nocento, importante strumento per ricostruite il dibattito intellettuale e la genesi delle idee, si ricordano, a titolo di esempio, quelli tra gli esponenti della filosofia classic tedesca- Kant, Fichte, Schelling, Hegel-, quello tra J.S. Mille A. Comte, quelli tra Marx ed Engels, e in epoca più recente, quelli tra Dilthey e il conte Yorck, E.Junger e C. Schmitt, Jaspers, Heidegger e H. Arendt, Wittgenstein e Russell, Croce e Gentile.
Bibliografia
Dizionario filosofico Nicola Abbagnano
L'Universale filosofia