Isagoge
"Isagoge" è una breve introduzione alle Categorie di Aristotele, in cui Porfirio (233-305 ca.) - il ben noto discepolo di Plotino e grande commentatore degli scritti di Platone e di Aristotele - scrivendo a un suo allievo, codifica la dottrina dei predicabili (genere, specie, differenza, proprio e accidente), costruendo una struttura logica gerarchica e ponendo il ben noto problema degli universali: i generi e le specie hanno un'esistenza reale o solo materiale? L'opera è stata in seguito assimilata a una delle opere dell'Organon di Aristotele, come introduzione generale allo studio della logica, e, nella versione latina di Boezio, è diventata un punto assolutamente irrinunciabile per molti commentatori medievali.
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Sentenze
In genere quest'opera è ritenuta posteriore alla convivenza con Plotino ma le congetture sulla datazione possono essere molteplici. Ad ogni modo è un buon esempio di come Porfirio rielaborò in forma divulgativa la filosofia di Plotino, la cui conoscenza fu un evento traumatico per l'intellettuale di Tiro.
Le "Sentenze" sono una delle testimonianze speculativamente più rilevanti del rapporto tra Plotino e Porfirio. Quando, sul finire del III secolo, Porfirio fece il suo ingresso nella scuola romana di Plotino, varcò la soglia di un luogo sacro, dove il maestro e i suoi discepoli si impegnavano a condurre una vita di rinunce, fatta di dieta frugale e scarso sonno; dove si leggevano commentari di filosofi platonici, aristotelici e pitagorici; dove si scrivevano le ultime pagine, poi raccolte e pubblicate dallo stesso Porfirio, di una tradizione filosofica che affondava le proprie radici nell'aureo magistero di due altri pensatori indissolubilmente legati tra loro dalla storia: Socrate e Platone.
Le "Sentenze" sono una delle testimonianze speculativamente più rilevanti del rapporto tra Plotino e Porfirio. Quando, sul finire del III secolo, Porfirio fece il suo ingresso nella scuola romana di Plotino, varcò la soglia di un luogo sacro, dove il maestro e i suoi discepoli si impegnavano a condurre una vita di rinunce, fatta di dieta frugale e scarso sonno; dove si leggevano commentari di filosofi platonici, aristotelici e pitagorici; dove si scrivevano le ultime pagine, poi raccolte e pubblicate dallo stesso Porfirio, di una tradizione filosofica che affondava le proprie radici nell'aureo magistero di due altri pensatori indissolubilmente legati tra loro dalla storia: Socrate e Platone.
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