Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
Tra gli otto letterati napoletani invitati Vico fu l'unico ad aderire al Progetto ai letterati d'Italia per scrivere le loro Vite, del signor Co. Giovannartico di Porcìa. Quando, intorno al 1723, inviava il manoscritto dell'autobiografia (per noi perduto), il filosofo napoletano era già noto ai letterati italiani e citato in un interessante carteggio del Porcìa con Ludovico Antonio Muratori e Antonio Vallisnieri. Ad essere coinvolto fu anche l'abate Antonio Conti che manifestò grande interesse per la ristampa veneziana della Scienza nuova, così suscitando l'attenzione di Vico che in lui vide uno studioso di fama europea in grado di diffondere l'opera fuori dei confini nazionali. La proposta di scrivere un'autobiografia giungeva propizia, perché, negli anni della stesura della Scienza nuova prima, alla sua consacrazione intellettuale giovava il poter ripercorrere le tappe della formazione filosofica. Il taglio del racconto autobiografico è storico-filosofico, aggettivi che Vico utilizza come sostantivi in contesti distinti ma in una coerente dimensione di confronto e di polemica con Cartesio e il cartesianesimo meridionale del suo tempo.
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Principi di scienza nuova
La scienza nuova a cui fa riferimento l'opera di Giambattista Vico del 1725, consiste in un nuovo metodo storico-filosofico adeguato a cogliere la successione ciclica delle fasi della storia, suddivisa in tre età: quella degli dei, degli eroi e degli uomini. Per Vico la storia umana è sottoposta a leggi eterne che ne regolano lo svolgimento, così intesa diviene dunque una "teologia civile ragionata della provvidenza divina" formando appunto una scienza nuova. A lungo trascurata dagli storici della filosofia, l'opera venne rivalutata da Benedetto Croce, che ne mise in risalto i grandi temi anticipatori dell'estetica e delle scienze storiche romantiche.
Dall’incipit del libro:
Quale Cebete tebano fece delle morali, tale noi qui diamo a vedere una Tavola delle cose civili , la quale serva al leggitore per concepire l’idea di quest’opera avanti di leggerla, e per ridurla più facilmente a memoria, con tal aiuto che gli somministri la fantasia, dopo di averla letta. La donna con le tempie alate che sovrasta al globo mondano, o sia al mondo della natura, è la metafisica, ché tanto suona il suo nome. Il triangolo luminoso con ivi dentro un occhio veggente egli è Iddio con l’aspetto della sua provvedenza, per lo qual aspetto la metafisica in atto di estatica il contempla sopra l’ordine delle cose naturali, per l o quale finora l’hanno contemplato i filosofi; perch’ella, in quest’opera, più in suso innalzandosi, contempla in Dio il mondo delle menti umane, ch’è ‘l mondo metafisico, per dimostrarne la provvedenza nel mondo degli animi umani, ch’è ‘l mondo civile, o sia il mondo delle nazioni; il qual e, come da suoi elementi, è formato da tutte quelle cose le quali la dipintura qui rappresenta co’ geroglifici che spone in mostra al di sotto.
Dall’incipit del libro:
Quale Cebete tebano fece delle morali, tale noi qui diamo a vedere una Tavola delle cose civili , la quale serva al leggitore per concepire l’idea di quest’opera avanti di leggerla, e per ridurla più facilmente a memoria, con tal aiuto che gli somministri la fantasia, dopo di averla letta. La donna con le tempie alate che sovrasta al globo mondano, o sia al mondo della natura, è la metafisica, ché tanto suona il suo nome. Il triangolo luminoso con ivi dentro un occhio veggente egli è Iddio con l’aspetto della sua provvedenza, per lo qual aspetto la metafisica in atto di estatica il contempla sopra l’ordine delle cose naturali, per l o quale finora l’hanno contemplato i filosofi; perch’ella, in quest’opera, più in suso innalzandosi, contempla in Dio il mondo delle menti umane, ch’è ‘l mondo metafisico, per dimostrarne la provvedenza nel mondo degli animi umani, ch’è ‘l mondo civile, o sia il mondo delle nazioni; il qual e, come da suoi elementi, è formato da tutte quelle cose le quali la dipintura qui rappresenta co’ geroglifici che spone in mostra al di sotto.
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