Chi è il "consulente filosofico" e che cosa fa
Il consulente filosofico è un filosofo che, dopo la sua formazione superiore in filosofia e la sua pratica della ricerca filosofica anche in ambito teoretico, abbia anche conseguito una formazione specifica nell'ambito della pratica filosofica, che lo abbia reso capace di affrontare con atteggiamento filosofico anche dialoghi vertenti su problemi concreti e quotidiani, ed in presenza di dialoganti non esperti di filosofia.
L'attività attualmente non è regolamentata e non è riconosciuta in alcun modo dallo Stato.
Esistono degli "elenchi" privatistici, privi di alcun valore legale, di autodefiniti "consulenti filosofici", riconosciuti solo da associazioni private, che attribuiscono la qualifica di "consulente filosofico" a chi abbia svolto un certo numero di ore di formazione presso i loro corsi privati. Alcune delle principali associazioni dispongono di un cosiddetto "codice deontologico" sviluppato internamente, che non ha però le stesse caratteristiche di tutela formale dei Codici Deontologici ufficiali delle professioni riconosciute (come quelli dei medici o degli psicologi). Alcune associazioni private hanno fatto richiesta di riconoscimento come associazioni professionali (agli organi di Stato preposti allo scopo), ma non lo hanno ottenuto o dichiarano di essere in attesa di riscontro.
Il compito del consulente filosofico, secondo i praticanti di tale attività, consiste nell'accompagnare i propri ospiti in una riflessione critica sul proprio modo di pensare la realtà, cercando di evidenziarne presupposti di significato e di valore, contraddizioni, incongruità rispetto al modo in cui essi poi vivono di fatto le vicende della loro vita.
Non è compito del consulente filosofico indicare all'ospite soluzioni o modi "giusti" di pensare o vivere, così come non lo è la definizione delle cause (psicologiche, psicofisiche, biografiche) in base alle quali il consultante ha un certo tipo di visione del mondo o vive determinati disagi. La durata di una consulenza filosofica non è solitamente molto lunga (tra i dieci e i venti incontri). Essendo un mero dialogo filosofico ed avendo di mira solo una diversa comprensione del mondo, non può e non deve assumere le forme di atti tipici della professione di psicologo o psicoterapeuta, nel qual caso si può configurare l'esercizio abusivo di professione.
L'attività attualmente non è regolamentata e non è riconosciuta in alcun modo dallo Stato.
Esistono degli "elenchi" privatistici, privi di alcun valore legale, di autodefiniti "consulenti filosofici", riconosciuti solo da associazioni private, che attribuiscono la qualifica di "consulente filosofico" a chi abbia svolto un certo numero di ore di formazione presso i loro corsi privati. Alcune delle principali associazioni dispongono di un cosiddetto "codice deontologico" sviluppato internamente, che non ha però le stesse caratteristiche di tutela formale dei Codici Deontologici ufficiali delle professioni riconosciute (come quelli dei medici o degli psicologi). Alcune associazioni private hanno fatto richiesta di riconoscimento come associazioni professionali (agli organi di Stato preposti allo scopo), ma non lo hanno ottenuto o dichiarano di essere in attesa di riscontro.
Il compito del consulente filosofico, secondo i praticanti di tale attività, consiste nell'accompagnare i propri ospiti in una riflessione critica sul proprio modo di pensare la realtà, cercando di evidenziarne presupposti di significato e di valore, contraddizioni, incongruità rispetto al modo in cui essi poi vivono di fatto le vicende della loro vita.
Non è compito del consulente filosofico indicare all'ospite soluzioni o modi "giusti" di pensare o vivere, così come non lo è la definizione delle cause (psicologiche, psicofisiche, biografiche) in base alle quali il consultante ha un certo tipo di visione del mondo o vive determinati disagi. La durata di una consulenza filosofica non è solitamente molto lunga (tra i dieci e i venti incontri). Essendo un mero dialogo filosofico ed avendo di mira solo una diversa comprensione del mondo, non può e non deve assumere le forme di atti tipici della professione di psicologo o psicoterapeuta, nel qual caso si può configurare l'esercizio abusivo di professione.