Copernico: vita, opere e pensiero
Copernico nacque a Torun' in Pomerania nel 1473 e morì a Frombork nella Prussia orientale nel 1543. La sua famiglia, originaria della Slesia, è nemica dei tedeschi; Copernico (nome italianizzato di Nikolaj Kopernik) stesso organizzerà la difesa di una città di fronte all'assalto dei Cavalieri Teutonici. Orfano di padre a dodici anni, entra a diciotto all'Accademia di Cracovia, dove studia per quattro anni matematica e belle lettere. Riceve dallo zio gli ordini minori. Nel 1496 viene in Italia e tiene a Roma conferenze scientifiche che riscuotono grande successo. Studia medicina a Padova, giurisprudenza a Ferrara. Assume un canonicato in Polonia, e da li non si muove più a partire dal 1504, nemmeno quando viene chiamato a Roma per illuminare i membri del Concilio Luterano (1512-17) sulla progettata riforma del calendario. A partire dai primi anni del Cinquecento Copernico avvia l'elaborazione del suo rivoluzionario sistema del mondo, che raggiunge una forma matura già intorno agli anni '30.
A causa dell'apparente contrasto con alcuni passi della Bibbia, le sue teorie sono però accolte con sfavore dagli ambienti teologici protestanti, cosa che lo induce a differirne la pubblicazione. Soltanto nel 1543, quand'è sul letto di morte, Copernico si decide di pubblicare il De revolutionibus orbium coelestium, nel quale sostiene l'ipotesi eliocentrica secondo cui il Sole e non la Terra è al centro dell'universo.
I tre moti della Terra
Nel sec. XV l'osservazione astronomica ha ripreso vigore anche a causa della necessità di riformare l'antico calendario giuliano, che nel corso dei secoli si è trovato sempre meno in accordo con l'anno solare. Una gran messe di osservazioni è così a disposizione dell'opera di Copernico, il quale se ne serve per elaborare un modello rivoluzionario del cosmo. La sua teoria pone il Sole al centro del cosmo e attribuisce tre movimenti alla Terra: quello diurno attorno al proprio asse, quello annuale dell'orbita intorno al Sole e quello di oscillazione dell'asse di rotazione per spiegare il fenomeno degli equinozi.
Vecchio e nuovo
Sul piano teorico le tesi copernicane sono un misto di vecchio e nuovo. Se la sua ipotesi eliocentrica (pur riprendendo una dottrina già espressa dai pitagorici e da Aristarco di Samo-sec. III a.C.) rappresenta un capovolgimento dell'impostazione aristotelico-tolemaica, fatta propria dalla filosofia scolastica, per altri aspetti egli rimane vicino alla concezione tradizionale, affermando la finitezza del cosmo, delimitato dal cielo delle stelle fisse, e mantenendo la dottrina delle sfere celesti, tipica della filosofia medioevale.
Principio di semplicità
Il vantaggio della propria posizione rispetto a quella degli avversari è per Copernico essenzialmente di carattere matematico e di semplicità esplicativa. Il modello eliocentrico è meno macchinoso di quello geometrico. La teoria tradizionale non è in grado di render conto delle osservazioni relative agli effettivi movimenti (apparenti) degli astri, se non postulando un complicatissimo meccanismo (di epicicli ed eccentrici, mentre l'ipotesi eliocentrica permette di costruire un modello molto più semplice ed legante dal punto di vista matematico.
Relatività del moto
Per capire perché Copernico dia tanta importanza alla semplicità come criterio per scegliere tra due teorie astronomiche rivali occorre segnalare che tra i principi teorici a cui egli si appella vi è quello della relatività del moto: ogni mutamento nella posizione spaziale di qualcosa può essere attribuito sia allo spostamento dell'oggetto osservato, sia allo spostamento dell'osservatore. Dal punto di vista logico non è possibile stabilire se il moto (apparente) del Sole intorno alla Terra (e degli astri nella volta celeste) sia dovuto al movimento di quest'ultima o a quello del Sole. E' a questo punto che agisce il principio di semplicità: tra due ipotesi in conflitto dobbiamo scegliere quella più semplice, cioè quella eliocentrica.
Realismo e strumentalismo
Nel momento in cui viene avanzata, l'ipotesi copernicana manca di prove fisiche prodotte a suo favore e anzi è in contraddizione con gli assunti di quella fisica aristotelica che pure Copernico accettava (spetterà a Galileo elaborare prove fisiche in favore del copernicanesimo): tale fatto è subito sottolineato dai suoi avversari. Lo stesso predatore del De revolutionibus, Andrea Osiander (1498-1552), anche allo scopo di evitare la censura ecclesiastica, propone di interpretare le tesi copernicane in termini strumentalità: l'ipotesi eliocentrica sarebbe soltanto uno strumento matematico per effettuare più facilmente i calcoli astronomici. Non ci sarebbe cioè bisogno di postulare che il Sole davvero sia immobile e la Terra gli rotei intorno, basterete fingere che le cose stanno così per la comodità del calcolo. Tale annotazione è importante in quanto il conflitto tra realisti e strumentalisti diverrà uno dei principali campi di discussione tanto nel dibattito del Cinque e Seicento (come vedremo, una contrapposizione simile opporrà il realista Galileo allo strumentalizza Bellarmino), quanto nella filosofia della scienza contemporanea.
Una teoria sovversiva
Le conseguenze più sovversive della teoria di Copernico non riguardano l'astronomia in se stessa, ma la libertà di pensiero e i rapporti tra teologia e scienza. L'ipotesi eliocentrica mette in discussione il principio di autorità, minando alla radice una tradizione plurisecolare accettata dalle gerarchie ecclesiastiche. Sostenere che la struttura stessa del cosmo, come era stata descritta dai principali pensatori ( a partire da Aristotele per finire con San Tommaso), è radicalmente sbagliata rappresenterà qualcosa di profondamente sovversivo per le coscienze più conservatrici. Al contrario, dai seguaci dello spirito innovatore dei tempi, (a cominciare da Giordano Bruno) la dottrina di Copernico verrà accolta entusiasticamente.