Il percorso della teoria evolutiva di Charles Darwin
A cura di Antonella Iovine
Darwin continua a essere il simbolo di una visione del mondo che in certi ambienti appare ancora come una speranza non del tutto realizzata e in altri una minaccia contro tutto ciò che è giusto e sacro.
Egli operò una trasformazione della visione dominante di stabilità in un'immagine di movimento, riguardante la Terra, tutte le specie al mondo e gli strati sociali.
Le sue idee sconvolsero il mondo e trasformarono il modo in cui la scienza considerava la vita sulla Terra; la realtà di cui Darwin faceva parte, infatti, era la società britannica, aderente per lo più alla concezione biblica dell'origine del mondo e della vita. Tutti erano creazionisti, e una classe vera e propria di professionisti della scienza non esisteva. Ciò che dominava il pensiero biologico era la dottrina religiosa, per cui Darwin non contrastò soltanto una visione scientifica predominante.
L'estinzione della specie poteva essere dovuta a cause naturali, ma ogni nuova specie prendeva il proprio posto per un atto individuale di creazione, per intervento divino: questo era il modo di ragionare più diffuso, quando Darwin era giovane. E’ chiaro che in questi termini, scienza e religione risultassero due realtà facilmente sovrapponibili.
Egli operò una prima distinzione fondamentale: il mondo scientifico da una parte e quello religioso dall'altra; convinse il mondo scientifico che la vita si è evoluta per cause naturali. In tal senso egli contribuì enormemente alla laicizzazione del mondo occidentale più di ogni altro pensatore della storia a lui precedente. La sua idea di evoluzione metteva in dubbio l'opinione prevalente su come siamo arrivati qui e quindi su chi e che cosa siamo.
Tuttavia Darwin capì che fede e scienza non sono necessariamente in conflitto: solo l'insistenza su un'interpretazione letterale della Bibbia rende necessario uno scontro tra il mondo della biologia e quello della religione giudaico-cristiana.
Per certi aspetti, Darwin ha letteralmente definito tutto il contenuto della biologia evoluzionistica fino ai giorni nostri: ricercò i meccanismi dell'evoluzione nei principi dell'eredità, senza conoscere i geni e il loro comportamento. Eppure, procedendo in questo modo, consentì di dimostrare la connessione con la variazione ereditabile quando poi si arrivò ad averne una comprensione più approfondita. Considerò il processo di sviluppo degli individui adulti a partire dall'ovulo fecondato come fondamentale per capire come cambia l'anatomia nel tempo evolutivo. Capì l'importanza dell'ambiente nel processo della selezione naturale e dell'adattamento. Riuscì a rendersi conto dell'importanza delle caratteristiche geografiche dell'ambiente che isolano gli organismi di certe specie che poi si trasformano, diventando nuove specie. E scoprì la “selezione naturale”.
Comprendere le caratteristiche e le sfumature in cui Darwin nacque e visse prima di iniziare egli stesso a trasformare i tempi è assolutamente essenziale, soprattutto se desideriamo capire, oltre alla genesi delle sue idee evoluzionistiche, i motivi per cui aspettò più di vent'anni prima di pubblicarle. Ciò è possibile soprattutto grazie a Sandra Herbert e a David Kohn, che si sono occupati rispettivamente del Red Notebook e dei Transmutation Notebooks, testimoni entrambi della creatività intellettuale di Darwin. Questi taccuini, scritti con estrema sincerità dal loro autore, sono manoscritti d'estrema importanza per capire a fondo la personalità di questo studioso, oltre che le sue ricerche scientifiche.
I primi anni.
Charles Darwin nacque da genitori appartenenti a famiglie benestanti; uno dei due nonni, il medico Erasmus. Darwin, pubblicò un'importante analisi della fisiologia, della salute e della natura biologica: Zoonomia.
Quando morì la madre, Charles aveva soltanto otto anni. Crebbe sotto la guida amorosa delle tre sorelle maggiori. Un ruolo importante ebbe anche lo zio Josiah Wedgwood che, col passare del tempo, divenne suo consigliere e mentore: fu egli che riuscì a far crollare la resistenza del padre di Darwin a lasciarlo partire insieme al capitano FitzRoy come naturalista a bordo del Beagle. La settima figlia di questo suo zio, Emma, sposò Charles nel 1839.
I Wedgwood, comprese la mamma di Darwin ed Emma, erano protestanti non conformisti, in un mondo aristocratico composto soprattutto da membri della Chiesa anglicana. Sia i Wedgwood che i Darwin erano progressisti riguardo alle questioni politiche del tempo: Darwin crebbe dunque in un ambiente familiare che, pur essendo privilegiato, dava rilievo alla coscienza sociale: forse questo spiega perché si sentì obbligato a portare i suoi ragionamenti fino alla loro logica ed estrema conclusione, mettendo a parte l'umanità delle sue idee evoluzionistiche quasi nelle prime riflessioni che scrisse sull'argomento. Allo stesso tempo, però, era riluttante a rompere gli equilibri, a sconvolgere l'ordine sociale vittoriano rivelando le proprio idee.
Dopo che la madre morì, Darwin proseguì gli studi classici in una scuola privata, ma mostrò subito di preferire enormemente la vita all'aria aperta, e fin da subito fu attirato dalla passione di raccogliere campioni di storia naturale.
II padre lo indirizzò a Edimburgo verso gli studi di medicina, pretendendo dal figlio che si procurasse una professione. Ma Darwin si rese presto conto che, considerato il rango della famiglia da cui proveniva, non aveva affatto bisogno di cercare un lavoro per mantenersi. Maturavano nel frattempo i suoi interessi per le ricerche e le discussioni scientifiche.
Scontento dei risultati che il figlio stava ottenendo nello studio, il padre allora decise di spedire il ragazzo a Cambridge per farlo diventare pastore, a dispetto dell'inclinazione unitariana della madre. Nel 1831 Darwin si laureò. Negli anni di permanenza a Cambridge ebbe modo di raccogliere piante e coleotteri con particolare gioia, partecipando anche insieme a un geologo, Adam Sedgwick, all'esplorazione del Galles.
Il viaggio del Beagle, 1831-1836.
Quando Darwin ritornò dal Galles, ricevette la decisiva lettera di Henslow, che fu il punto di partenza per quello che definì «l'evento più importante della mia vita»; John Steven Henslow era il botanico e geologo che gli aveva consigliato d'intraprendere l'esplorazione del Galles. La lettera diceva che il capitano FitzRoy era disposto a dividere la sua cabina con un giovane che desiderasse seguire come naturalista, senza percepire stipendio, il viaggio del Beagle.
Il viaggio, che aveva lo scopo di tracciare le carte delle acque costiere delle regioni meridionali del Sud America, durò quasi cinque anni: dal 27 dicembre 1831 al 2 ottobre 1836. Darwin iniziò a trovare fossili e a osservare animali di grandi dimensioni, come i nandù, i guanachi, le vigogne e gli alpaca; tutte queste osservazioni lo avrebbero portato, insieme alle esperienze che ebbe in seguito alle isole Galapagos, a elaborare il concetto di evoluzione, forse perfino prima di tornare in patria alla fine del lungo viaggio. Le raccolte di Darwin erano di vasta portata e le sue osservazioni geologiche ricche, originali e particolareggiate. Comincia a spedire campioni in Gran Bretagna, insieme a lettere in cui presentava gran parte dei suoi risultati geologici. In una fase successiva del viaggio, Darwin studiò anche la barriera corallina, effettuando importanti osservazioni che suggerivano un riesame della teoria della formazione degli atolli corallini.
La ricerca della celebrità, oltre al desiderio di evitare di dover prendere gli ordini una volta tornato in patria, stimolarono lo zelo di Darwin per il duro lavoro e contribuirono non poco alla necessità di sviluppare qualcosa di radicale: la sua teoria dell' evoluzione.
Londra: matrimonio e pensieri rivoluzionari, 1837-1842.
Durante i cinque successivi al ritorno in patria, Darwin sviluppò la teoria dell'evoluzione, raggiunse una salda posizione nel mondo scientifico, sposò Emma Wedgwood ed ebbe i primi due dei suoi dieci figli. Entrò a far parte della vita sociale di Londra, dove viveva. Si occupò anche di terminare la stesura del suo primo libro: The Voyage of the Beagle, che riscosse una certa popolarità ai suoi tempi.
In quel periodo, aiutato da alcuni specialisti, dovette analizzare scientificamente tutti i campioni che aveva raccolto durante il viaggio: rocce, minerali, fossili, invertebrati marini, animali terricoli e piante. I risultati di queste analisi iniziarono però a emergere soltanto fra gli anni Trenta e Quaranta.
La cosa di maggiore importanza in questo periodo fu che Darwin, nel 1838, prese ad occuparsi del primo libro di appunti circa i fatti relativi all'Origine della specie: si rese presto conto che gli uomini non costituivano un'eccezione alla sua tesi, secondo la quale tutte le specie sulla Terra sono collegate attraverso un processo di discendenza. E così iniziò a prendere appunti su questo argomento: alcuni riguardano l'orango Jenny dello zoo di Regent's Park e il confronto fra il suo comportamento e quello dei primi due figli. Egli non vedeva conflitti nel mettere a confronto il loro comportamento con quello di una scimmia antropomorfa. In base alla tradizione, ovviamente, ogni somiglianza fra uomo e scimmia era pura coincidenza, poiché l'uomo era stato creato da Dio a Sua immagine.
Down House, 1842-1882.
Fu un periodo molto tranquillo, di vita familiare ritirata nella campagna del Kent. Tormentato dai problemi di salute, Darwin cercò sempre maggiormente di evitare la società. Continuò tuttavia a osservare la natura che lo circondava, essendo, oltre che un pensatore molto intuitivo e creativo, anche uno sperimentalista.
Gran parte del lavoro scientifico di Darwin a Down House di fatto non compare nell'Origine della specie (1859) né nell'Origine dell'uomo (1871). Per otto anni, dal 1846, lavorò sui cirripedi, che nell'Origine quasi non compaiono. Invece ebbe una parte di rilievo, nella presentazione delle sue idee evoluzionistiche, l'essersi occupato dei colombi.
Dopo la pubblicazione dell'Origine nel 1859, Darwin si immerse di nuovo nello studio, sperimentale e sul campo, della botanica. Questo come i lavori successivi sui vermi, sulle piante insettivore e su quelle rampicanti, sono apprezzabili. La verità è, tuttavia, che Darwin oggi è ricordato per le sue idee sull’evoluzione.
Darwin sul Sandwalk
Da quando Darwin era rientrato dal viaggio insieme al capitano FitzRoy, non aveva mai parlato a nessuno del suo segreto: che la vita si fosse evoluta per cause naturali e che gli esseri umani non fanno eccezione. Soltanto al padre aveva detto che il lavoro lo stava portando a nutrire seri dubbi in materia di fede religiosa. La moglie Emma era turbata da una delle conseguenze di ciò che il marito pensava: il pensiero dell'eventualità di non essere insieme per l'eternità. Le persone infatti all'epoca non davano per scontato il fatto di vivere a lungo. Mantenendo il suo segreto, Darwin non aveva detto a nessuno perché avesse iniziato a nutrire dubbi, anche se già dal 1839 Emma senz'altro lo sapeva. Il silenzio fu mantenuto fino a quando Darwin scrisse a un nuovo amico, il botanico Joseph Hooker, dei suoi dubbi sulla stabilità della specie, agli inizi del 1844. Alla lettera annotò a margine questa frase significativa: «E come confessare un delitto».
Ma dietro al timore di Darwin di una reazione violenta, nel caso in cui avesse deciso di uscire allo scoperto e di pubblicare le sue idee, non si celava soltanto la religione. Nel 1844, Robert Chambers, scrittore ed editore di Edimburgo, aveva pubblicato sotto pseudonimo Vestiges of the Natural History of Creation, un forte contributo a favore dell'evoluzione che aveva creato in Gran Bretagna un grande sconvolgimento. I suoi argomenti e le sue idee vennero ridicolizzati dalla parte avversa degli scienziati. Chiunque avesse osato sfidare l'immutabilità della specie, avrebbe fatto bene a formulare tutte le argomentazione in maniera rigorosa, con prove solide prive di ambiguità.
Molti storici ritengono che Darwin sia diventato un evoluzionista convinto ancora prima di rimettere piede in patria dopo il viaggio sul Beagle, alla fine del 1836. Ma alla teoria mancava ancora qualcosa: per convincersi che l'evoluzione era un dato di fatto a lui erano bastati gli schemi che aveva osservato viaggiando in Sud America e poi alle Galapagos; tuttavia riteneva che per dimostrare in modo inoppugnabile l'evoluzione avrebbe dovuto spiegare come essa si realizza.
Nel giro dei primi due anni dopo il suo ritorno in patria, Darwin aveva scoperto quel meccanismo: leggendo Thomas Malthus s'era reso conto che a ogni generazione in ogni specie nascono più organismi di quanti ne siano necessari solo per rimpiazzare i genitori. Iniziò a vedere un processo naturale analogo osservando quello che accadeva con gli allevatori, i quali "selezionano" deliberatamente le caratteristiche che desiderano vedere rafforzate nelle varietà domestiche di fiori, colombi, pecore e così via. Rendendosi conto che la prole tende a ereditare dai genitori certe caratteristiche, riunì tutto nel suo principio della "selezione naturale": di tutte le discendenze prodotte a ogni generazione in natura, solamente quelle più adatte a sopravvivere e a cavarsela saranno quelle che riusciranno a riprodursi e a lasciare una discendenza alla generazione successiva.
Insomma, questa teoria della "selezione naturale", pur se trattata sommariamente, era già presente nei taccuini del 1837 e 1839, e sviluppata pienamente nello Sketch del 1842. Eppure, invece di pubblicare la sua teoria, egli scrisse una monografia sui cirripedi, un contributo scarsissimo alle idee che avrebbe espresso nell'Origine del 1859: la vicenda di Chambers del 1844 lo aveva messo in guardia sull'assoluta necessità che la futura presentazione delle sue idee al pubblico fosse precisa e rigorosa.
Passeggiando sul Sandwalk, l'amato sentiero di ghiaietto nel Kent che fece tracciare Dawin lungo il confine posteriore del terreno di Down House, egli raccoglieva le idee, dava loro una sistemazione precisa. Nel 1858, tuttavia, Darwin fu turbato dall'arrivo di un manoscritto di un naturalista e collezionista d'esemplari, Alfred Russel Wallace, che l'aveva in sostanza battuto sul tempo, tratteggiando una ottima teoria della selezione naturale. Questo avvenimento sconvolse Darwin: è
bene ricordare infatti che egli stava cercando di affermarsi nel mondo moderno della scienza professionale, rimanendo tuttavia fedele allo stile di vita dell'appassionato dilettante, che di lì a poco sarebbe stato giudicato incompatibile con la vera scienza dei professionisti. Mentre Wallace aveva bisogno di affermarsi per essere l'artefice del proprio destino finanziario, questo bisogno non affliggeva Darwin, il quale aveva lasciato che gli schemi osservati nel mondo naturale gli si insinuassero dentro a poco a poco, assimilando in maniera quasi subliminale gli indizi decisivi sull'evoluzione che lo avevano colpito profondamente durante il corso del viaggio.
Darwin e Wallace non avevano poi fatto esperienze così diverse per giungere allo stesso risultato, eppure Darwin vi era giunto attraverso l'esperienza incondizionata da teorie, vissuta in giovane età; mentre Wallace era partito dalla Gran Bretagna già convinto dell'evoluzione, ma ben determinato a scoprirne le cause. Nel 1858, sia l'uno che l'altro pensavano ormai da tempo che l'evoluzione non fosse di per sé un'idea originale o particolarmente sorprendente, per quanto Darwin si preoccupasse e fosse riluttante all'idea di renderla nota al pubblico. Entrambi, probabilmente a ragione, pensavano che comprendere come si evolve la vita sarebbe stato cruciale per l'argomento dell'evoluzione; e questo il motivo della suprema importanza della selezione naturale nella visione di Darwin. Egli scrisse: «Questi adattamenti mi avevano sempre vivamente colpito e mi sembrava che finché essi non fossero spiegati sarebbe stato inutile cercare di dimostrare con prove indirette che le specie si sono modificate».
Se si può ragionevolmente sostenere che Darwin riuscì almeno parzialmente a convincere il mondo del fatto fondamentale dell'evoluzione perché ne aveva individuato un meccanismo (la selezione naturale), e altrettanto vero che nel mondo scientifico il concetto di evoluzione fu accettato quasi da tutti subito dopo la pubblicazione dell'Origine, mentre la selezione naturale continue a essere argomento di grave discordia scientifica. Alla fine, a convincere il mondo che la vita si evoluta furono gli schemi della natura, la sequenza dei fossili nel corso del tempo e gli schemi di variazione geografica delle specie animali e vegetali (le sue "prove indirette"), gli stessi che avevano convinto Darwin dell'evoluzione quasi un quarto di secolo prima.
La genialità di Darwin sta nel modo in cui derivò il fatto stesso dell'evoluzione, molto prima di scoprire la selezione naturale; i taccuini di Darwin, i manoscritti inediti, le lettere e infine le pubblicazioni svelano in parte questa sua creatività. Ciò che egli aveva in mente, quando scrisse di avere una «teoria su cui lavorare», era partire della selezione naturale e cercare di derivare le conseguenze previste dell'azione della selezione naturale per lunghissimi periodi. Dalla selezione naturale, Darwin tentò di derivare quegli stessi schemi di base che aveva osservato nel mondo naturale, fra cui i tre schemi originari che per primi lo avevano condotto all'evoluzione. In ogni caso, prima s'era dovuto imbattere in questi schemi e lasciare che venissero alla comprensione cosciente.
Al momento dell'imbarco sul Beagle, egli era ancora in sostanza un creazionista, convinto che l'Onnipotente fosse il responsabile della comparsa di nuove specie. Nonostante ciò, egli voleva occupare un degno posto nei nuovi ranghi degli uomini di scienza. Ben consapevole dei suoi obiettivi geologici, era partito per il suo viaggio sapendo di essere capace di trasformare, con l'osservazione e la deduzione, un territorio sconosciuto in qualcosa di trasparente in cui leggere e analizzare la storia geologica della regione. Era preparato per fare questo, e infatti durante il viaggio passò molto tempo a terra per studiare gli strati geologici e per raccogliere rocce, minerali, fossili e poi, sempre più assiduamente, la flora e la fauna sudamericane. Quello che lo rendeva, e lo rese, speciale era il fatto che egli gioiva in modo particolare per ciò che questi fatti gli rivelavano in generale sul mondo naturale.
Darwin era consapevole di come gli era accaduto originariamente di rendersi conto dell'evoluzione, o quanto meno lo capì a posteriori: lasciando che gli schemi penetrassero nella sua mente, in modo quasi inconsapevole, solo per farli emergere e, a tempo debito, farli diventare pensieri coscienti che indicavano una grandiosa generalizzazione: l'evoluzione. Quando capì in modo cosciente che cosa fossero quegli schemi, ne ricercò altri. E poi, quando si convinse che la vita si è evoluta, ribaltò la situazione per domandarsi: che cosa ci aspetteremmo di vedere se la vita si fosse evoluta? In seguito, soprattutto dopo aver individuato il meccanismo della selezione naturale, verso la fine degli anni Trenta, si spinse ancora pin in là e cercò di derivare dalla selezione naturale i suoi schemi, le sue "prove indirette", di evoluzione. In sintesi: gli schemi invadono la mente, suggerendo allo stesso tempo una domanda e una risposta. La risposta, una volta compresa, consente di vedere gli schemi originari della natura quali "aspettative" ecco cosa accade in una mente scientifica creativa.
A indicare quali furono gli schemi che invasero la sua mente mentre era a bordo del Beagle, e lo stesso Darwin, in quattro brani critici:
- In un taccuino del 1937, Darwin scrisse: «A luglio inaugurato il primo taccuino sulla trasmutazione della specie. Ero stato molto colpito circa dal marzo precedente da carattere fossili sudamericani e specie dell’ arcipelago Galapagos. I fatti origine di tutte le mie concezioni».
- Nella lettera che Darwin scrisse a Joseph Hooker 1'11 gennaio 1844, c'è un paragrafo che precede la frase della "confessione di un delitto": <<Oltre a un generale interesse per le terre del sud, ora è da quando sono tornato che mi dedico a un lavoro molto presuntuoso e per chiunque io conosca anche molto sciocco. Sono stato tanto colpito dalla distribuzione degli organismi delle Galapagos ecc. e dal carattere dei mammiferi fossili americani ecc., da decidere di raccogliere alla cieca ogni genere di fatti che in qualsiasi modo possa essere in relazione con ciò che sono le specie. Ho letto mucchi di libri di agricoltura e orticoltura e non ho mai smesso di raccogliere fatti. Alla fine è arrivato qualche sprazzo di luce e sono quasi convinto, contrariamente alle opinioni da cui ero partito, che le specie non sono (e come confessare an delitto) immutabili>>.
- II paragrafo con cui si apre L'origine della specie: <<Mentre ero, in qualità di naturalista, a bordo del vascello di S. M Britannica Beagle, rimasi profondamente colpito da certi fatti relativi alla distribuzione degli abitanti attuali e quelli antichi di detto continente. Mi sembrò che questi fatti contenessero qualche elemento riguardante l’origine della specie, questo mistero dei misteri, secondo l’ espressione di uno dei nostri maggiori filosofi>>.
- Nell'autobiografia, Darwin e più specifico e suddivide gli schemi in tre insiemi: <<Durante il viaggio sul Beagle mi aveva molto colpito lo scoprire nella formazione pampeana grandi animali fossili ricoperti da armature simili a quelli degli armadilli viventi, ed ero rimasto impressionato dal modo con cui gli animali molto affini si sostituiscono l'uno all’altro procedendo verso il sud nel continente, e infine dal fatto che la maggior parte delle specie dell’ arcipelago delle Galapagos ha caratteri nettamente sudamericani e soprattutto che in ogni isola del gruppo esse si presentano con piccole differenze caratteristiche, benché nessuna di queste isole appaia geologicamente molto antica>>.
La domanda era: perché Dio aveva scelto di sostituire una specie perfettamente riuscita con un'altra specie molto simile, nei territori che si visitano attraversando il continente sudamericano da un capo all'altro? Perché Dio aveva voluto mettere mimi (uccelli) diversi, testuggini diverse sulle varie isole delle Galapagos e in altri arcipelaghi?
E questa la caratteristica della creatività: far si che le osservazioni si organizzino a sufficienza al livello subconscio e poi essere in grado di farle emergere, ordinarle e prenderne nota consciamente. Una volta che Darwin si rese conto consciamente di questi tre tipi di schemi (i fossili, gli schemi geografici su larga scala e gli schemi di variazione a una scala più piccola, da isola a isola) in ciascuna situazione, con forme simili che si sostituivano l’una all'altra, si domandò: perché Dio voleva fare così'? Non esisteva una spiegazione naturale più semplice'? I pochi esempi che aveva a disposizione furono sufficienti a suggerirgli l'esistenza di schemi regolari e ripetitivi, applicabili al corso di tutta la storia geologica e all'intera superficie del globo. Gli esempi che poi ebbe modo di raccogliere col tempo furono così numerosi che nelle opere finite citò appena i suoi primi casi. Resto tuttavia il fatto che fu solo dopo essere arrivato alla verità dell'evoluzione, tramite l'intuizione e l'induzione, che Darwin si dedicò a verificare rigorosamente l'ipotesi, a partire dalla sua teoria dell'evoluzione per selezione naturale.
Sul Beagle, Darwin fu un giovane incredibilmente intuitivo e attento nella raccolta dei fatti; con il passare degli anni, affinò le sue capacità di ragionamento, previsione e sperimentazione. Ma non perse mai di vista quello che era sempre stato il suo obiettivo: scoprire qualche "legge" fondamentale del modo in cui la natura da sempre è solita comportarsi. Il risultato è l'evoluzione, l'idea che tutte le forme viventi sulla Terra, da sempre, discendano da un unico antenato comune.
Ecco allora che non è difficile immaginarsi Darwin camminare lungo il Sandwalk, carico di inquietudine in quanto teme di poter essere insultato perché sa che la sua teoria minaccerebbe un pilastro fondamentale della vita inglese: la religione.
Grazie all'intervento degli amici di Darwin, Charles Lyell e Joseph Hooker, i quali proposero di spedire alla Linnean Society non solo il manoscritto di Wallace, ma anche estratti dall' Essay di Darwin del 1844, grazie al loro intervento, dunque, se ne discusse fra i soci presenti alla riunione del primo giorno di luglio del 1858.
La presentazione congiunta garantì che la priorità di Darwin venisse riconosciuta con prudenza, anche se in maniera inequivocabile. Il presidente della Linnean Society, riassumendo gli eventi di quell'anno, sostenne che non era accaduto granché di nuovo. Si sbagliava.