In cammino con Nietzsche (parte 4)
“Star seduti il meno possibile; non fidarsi dei pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento – che non sono una festa anche per i muscoli”. Io spero che con questo percorso che vi sto proponendo di Nietzsche sotto l’ottica del camminare in mezzo alla natura, possa far intuire quanto lui era importante quest’attività.
Nell'articolo precedente abbiamo chiuso il discorso dicendo che un signore in un bosco lo fissava incessantemente e grazie a lui capì di avere il volto raggiante di felicità. Perché? Nietzsche ce lo lascia intendere. Perché si trovava nel bosco. Oggi apriamo l’articolo invece con questo virgolettato che rinforza la chiusura di martedì scorso. Infatti anche da queste due righe capiamo quanto Nietzsche amava il movimento. A onor del vero dobbiamo rimarcare che era anche necessitato appunto per i suoi gravi problemi agli occhi ma anche perché soffriva di fortissime emicranie, insonnia e in alcuni periodi anche di forte depressione. Quindi le passeggiate all’aria aperta lo aiutavano non poco.
Abbiamo visto che lì ebbe l’illuminazione per “partorire” il concetto dell’eterno ritorno e che sempre passeggiando riusciva a concepire pensieri più limpidi al fine di scrivere la sua opera più celebre ovvero “Così parlò Zarathustra”. Scrisse il prologo e la prima parte in soli dieci giorni, come se avesse ricevuto un’improvvisa rivelazione. Un po’ come quella dell’eterno ritorno. Il secondo e il terzo libro nasceranno da analogo stato visionario che scriverà sempre nell’arco di una decina di giorni dell’estate del 1883 quando si trovava a Rapallo e fino all’inverno successivo. Colgo l’occasione per aggiungere che Nietzsche, a differenza di Kant, cambiò moltissime città. C’è chi l’ha definito nomade appunto per questo motivo. Purtroppo per lui, nonostante fosse convinto di aver scritto un capolavoro, l’opera passò inosservata. Solo 30 anni dopo il governo tedesco farà stampare centocinquantamila copie da destinare a tutti quei soldati che stavano combattendo nella Prima guerra mondiale.
Tuttavia la missione di Nietzsche era una: quella di rivelare ai contemporanei le verità più scomode. Infatti nel 1887 trovò le forze per scrivere “La genealogia della morale. Uno scritto polemico” il quale unico obiettivo era quello di smontare la morale del cristianesimo. Il 1888 fu l’ultimo anno di lucidità mentale e scrisse addirittura cinque libri. Approdò a Torino e si innamorò della città. Qui trascorreva le sue giornate con una severa disciplina: una doccia fredda all’alba, curava l’alimentazione e perseverava in passeggiate di diverse ore dopo ogni pasto. Camminare gli era estremamente necessario per conservare la forza e la fluidità delle idee e per prendere le distanze da tutti quei filosofi che scrivevano in “vestaglia da casa”.
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Filosofia e sport: stili di vita che ci aiutano a cambiare in meglio L’inattività fisica è in costante aumento, soprattutto tra i più giovani. La sedentarietà sta dilagando e l’uso e abuso di strumenti digitali, tablet, social, smartphone, tv, pc, e videogames, rende tutti meno dinamici. Quando si parla di benessere, di stile di vita sano non si può non prendere in considerazione l’elemento basilare: lo sport. Potremmo chiederci: che cosa c’entra lo sport con la filosofia? Benessere fisico e mentale vanno di pari passo nel cammino della salute? Già nell’antica Grecia filosofia e sport erano strettamente uniti per esprimere il vigore della mente e del corpo, per il “perfezionamento di se stessi”. Lo sport, infatti, si praticava nel Ginnasio (palestra-scuola), in cui si sviluppavano di pari passo il corpo e la mente. Pertanto già gli antichi filosofi greci come ad esempio Socrate praticavano sport, per il corpo ma anche per la mente. Platone era un lottatore e cultore di uno sport democratico, accessibile a tutti, donne comprese. Il pensatore Aristotele, invece, escludeva le donne dallo sport. Filosofia e sport: due discipline spesso controverse, spesso incomprensibili, altre volte invece unite e inseparabili.Sport e filosofia. Corpo e pensiero. Fatica nel praticare e pesantezza nel pensare. Lo sport è un’opportunità che ci viene data per trasformare non solo il nostro corpo ma anche il nostro pensiero. Ricordiamoci sempre il motto: “Mens sana in corpore sano” utile a farci capire come l’esperienza e la pratica sportiva possano fare solo bene alla nostra mente. Solo avendo una mente sana possiamo rendere al meglio nell’attività sportiva, nel lavoro, nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali. |
Pensieri in cammino
Il taccuino "Pensieri in cammino" è un oggetto da portare sempre con sé per riprendere la buona abitudine di scrivere a mano semplici appunti o i propri pensieri. Ad impreziosire ogni pagina, tanti aforismi sulle camminate dei più importanti filosofi accompagnati da affascinanti illustrazioni che riprendono il tema del taccuino. Poco importa se fate una passeggiata in città o in un parco naturale, un'escursione lunga e impegnativa in montagna o un camino di più giorni, l'importante è non perdere mai la voglia di camminare e guardare il mondo non solo con gli occhi ma anche con la mente e il cuore. Ricordatevi che come disse il filosofo Kierkegaard: "Io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata. Ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati. Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene". Speriamo che tu possa trovare del tempo da dedicare a te stesso, per camminare, riflettere e custodire per sempre un pensiero o un'emozione. |