In cammino con Nietzsche (parte 6)
Sempre in un aforisma de “La gaia scienza” Nietzsche dichiara: “Non scrivo soltanto con la mano. Anche il mio piede vuol sempre essere della partita”. Nell'articolo precedente ci siamo soffermati sul concetto di Natura secondo Nietzsche e abbiamo capito che per lui è stata molto importante. Se non fondamentale.
Oggi propongo invece un breve riassunto di “Così parlò Zarathustra” perché questa è un’opera dove l’attività del camminare e la Natura in generale è veramente molto importante. Non breve, brevissimo direi. Andiamo direttamente al cuore. Negli articoli precedenti ho fatto a meno di affrontare concetti come l’eterno ritorno e la volontà di potenza, ma ora non possiamo esimerci di affrontare questo testo appunto perché -come già detto- è testimone di quel che abbiamo attestato fino a questo momento e cioè che per Nietzsche il movimento in generale (nella fattispecie in mezzo alla natura) è qualcosa di fondamentale. E allora vediamo in breve questo testo anche “naturalistico”.
Questa è un’opera costruita sulla linea dei Vangeli e richiama più volte la vita di Gesù, dicendo che se avesse vissuto più a lungo, sarebbe finito per amare più la terra che il cielo. Il movimento dell'opera è questo: si parte dalla vita inautentica nel gregge, poi, all'età di trent'anni, la lunga solitudine a contatto con la natura, infine il desiderio di tornare tra gli uomini per fare dono della propria saggezza. La metafora di questo movimento è il Sole. Dopo avere illuminato il giorno, il sole tramonta, cioè va dietro al mare e porta la luce al mondo infero. Allo stesso modo, riempito il calice della saggezza nella solitudine, Zarathustra deve vuotarlo, deve scendere giù in basso e, come abbiamo detto, tornare uomo tra gli uomini. A un certo punto Zaratustra incontra il vegliardo che come lui vive in montagna in solitudine ma a differenza sua non vuole scendere dagli uomini perché non li ama. Ama solo Dio. Solo il cielo e non la terra. Amare Dio qui significa non condividere la saggezza data dalla solitudine e quindi quando Zaratustra scende dagli uomini esclama che il vegliardo non ha ancora sentito dire -nella sua foresta- che Dio è morto e cioè che si deve comunque condividere e amare anche gli uomini oltre che Dio. In un passo del libro c’è l’incontro del profeta con un giovane molto pauroso: più vuole elevarsi e più perde la fiducia in sé stesso. Nietzsche ricorre alla metafora dell'albero. L'uomo somiglia all'albero perché, quando vuole elevarsi in alto, verso la luce, le sue radici tendono verso terra, in basso, verso le tenebre, verso l'abisso - verso il male. Giunto alla massima altezza (che coincide con la suprema solitudine) l'albero attende il primo fulmine. E Zarathustra è questo Blitz, questo fulmine che consente all'uomo di distaccarsi, di purificarsi, di abitare l'elevatezza del superuomo, di liberare ‘l'eroe che è nella tua anima’. La purificazione a cui si riferisce, è presentata come una liberazione estrema dagli «istinti malvagi», un distacco dalle «radici» che trattengono la ricerca della libertà (l'albero) sul suolo terrestre. Ma il libero volo verso il cielo verso la luce e le stelle...non deve essere per questo inteso come un rifugiarsi nel cielo della metafisica. Bisogna pur sempre rimanere nella dimensione terrestre, infatti…proprio al contrario, il fulmine porta l'uomo oltre sé stesso rovesciandone le sorti al senso della terra, che è liberazione dal cielo della metafisica e, per questo, restaurazione, se così si può dire, di un cielo terrestre.
Dal breve riassunto di questo splendido testo abbiamo dunque visto come Nietzsche utilizzi fenomeni naturali e il movimento (il fulmine, la metafora dell’albero e quella del Sole, la discesa dal cielo alla Terra, la luce, le stelle e via discorrendo) per esporre i suoi pensieri fondanti. E questo ci è servito per rimarcare ancora una volta (qualora non fosse abbastanza) il debito che Nietzsche ha nei confronti della Natura.
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Filosofia e sport: stili di vita che ci aiutano a cambiare in meglio L’inattività fisica è in costante aumento, soprattutto tra i più giovani. La sedentarietà sta dilagando e l’uso e abuso di strumenti digitali, tablet, social, smartphone, tv, pc, e videogames, rende tutti meno dinamici. Quando si parla di benessere, di stile di vita sano non si può non prendere in considerazione l’elemento basilare: lo sport.Potremmo chiederci: che cosa c’entra lo sport con la filosofia? Benessere fisico e mentale vanno di pari passo nel cammino della salute?Già nell’antica Grecia filosofia e sport erano strettamente uniti per esprimere il vigore della mente e del corpo, per il “perfezionamento di se stessi”. Lo sport, infatti, si praticava nel Ginnasio (palestra-scuola), in cui si sviluppavano di pari passo il corpo e la mente. Pertanto già gli antichi filosofi greci come ad esempio Socrate praticavano sport, per il corpo ma anche per la mente. Platone era un lottatore e cultore di uno sport democratico, accessibile a tutti, donne comprese. Il pensatore Aristotele, invece, escludeva le donne dallo sport. Filosofia e sport: due discipline spesso controverse, spesso incomprensibili, altre volte invece unite e inseparabili. Sport e filosofia. Corpo e pensiero. Fatica nel praticare e pesantezza nel pensare. Lo sport è un’opportunità che ci viene data per trasformare non solo il nostro corpo ma anche il nostro pensiero. Ricordiamoci sempre il motto: “Mens sana in corpore sano” utile a farci capire come l’esperienza e la pratica sportiva possano fare solo bene alla nostra mente. Solo avendo una mente sana possiamo rendere al meglio nell’attività sportiva, nel lavoro, nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali. |
Pensieri in cammino
Il taccuino "Pensieri in cammino" è un oggetto da portare sempre con sé per riprendere la buona abitudine di scrivere a mano semplici appunti o i propri pensieri. Ad impreziosire ogni pagina, tanti aforismi sulle camminate dei più importanti filosofi accompagnati da affascinanti illustrazioni che riprendono il tema del taccuino. Poco importa se fate una passeggiata in città o in un parco naturale, un'escursione lunga e impegnativa in montagna o un camino di più giorni, l'importante è non perdere mai la voglia di camminare e guardare il mondo non solo con gli occhi ma anche con la mente e il cuore. Ricordatevi che come disse il filosofo Kierkegaard: "Io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata. Ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati. Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene". Speriamo che tu possa trovare del tempo da dedicare a te stesso, per camminare, riflettere e custodire per sempre un pensiero o un'emozione. |