In cammino con Nietzsche (parte 1)
Ed eccoci arrivati al “maestro del sospetto”. All’unico uomo decente mai esistito. Così lo definivano nel primo virgolettato e così si definiva lui stesso nella seconda accezione. Il motivo di ciò sarebbe molto interessante approfondirlo (verrà il tempo anche per questo) ma non possiamo dimenticare che qui stiamo ripercorrendo la storia dei filosofi in cammino o che per lo meno hanno fatto di questa attività un qualcosa di veramente importante all’interno delle proprie vite. Per qualcuno anche fondamentale. Senza andare troppo lontano, gli ultimi due filosofi sui quali ci siamo concentrati sono stati Rousseau e Kant. Per non perdere il filo (un po’ come si fa nelle serie televisive che ad ogni inizio episodio ti fanno il riassunto del precedente) spendiamo due parole su ognuno di loro due e poi iniziamo con il filosofo contemporaneo che -sulle orme di Schopenhauer- ha avuto sempre l’intenzione di “distruggere” l’osannata ragione. Schopenhauer che poi lo stesso Nietzsche criticherà per il semplice fatto che alla fine si rifugiò nell’ascesi e quindi nella ragione non accettando la dimensione dionisiaca.
Ma torniamo a noi. Da chi era osannata quella ragione che Nietzsche lotterà per buona parte della sua vita? Primo tra tutti da Socrate.
Infatti Nietzsche non ha mai amato il filosofo che per Atene ha dato la vita. Di Rousseau abbiamo visto che per lui il camminare era libertà. O meglio: camminava per cercare la sua libertà. Infatti fugge (a piedi) da Ginevra a Lione per liberarsi dal padre padrone. Fa un viaggio incredibile e senza agi dato che parliamo della metà del 1700. Avendo fatto esperienze del genere, ogni tanto penso a quel che avrà passato in quelle condizioni.
Kant invece intendeva il cammino in maniera diversa, lui a differenza di Rousseau non uscì mai dalla sua città natia ovvero Koningsberg. Rimase sempre lì e ne fu contento. Ed è proprio lì, dunque, che camminava. E, come era solito fare, lo faceva sempre alla stessa ora. Si racconta che Kant era molto metodico e che ogni giorno, alla stessa ora, faceva sempre le stesse cose. E la camminata faceva parte di questa routine. Si dice addirittura che gli abitanti della sua città potevano rimettere l’orologio all’ora esatta quando vedevano passare Kant. Solitamente andava a camminare dopo pranzo. A pranzo spesso invitava persone perché era amante del dibattito pubblico ed era anche un buon gustaio. Dicono che la compagnia di Kant fosse molto gradevole ma, appena arrivava l’ora “x” allora senza nessuno scrupolo cacciava tutti da casa perché il pranzo finiva lì: doveva andare a camminare. Era come una sorta di necessità per lui. Dichiarò che il camminare purificava i suoi pensieri e solo lì riusciva a fare chiarezza. Come non capirlo. Tuttavia, loro due sono filosofi moderni. Questo anche per dire che hanno vissuto in epoche diverse rispetto a Nietzsche che invece è contemporaneo e vive in una società che è figlia di enormi conflitti: la rivoluzione francese è finita da non moltissimo e porta con se tutte quelle conseguenze che di lì a poco cambieranno il mondo in maniera drastica e anche drammatica direi.
Per ora fermiamoci qui con questa introduzione relativa a Nietzsche. Nel prossimo articolo ci addentreremo nel rapporto che Nietzsche aveva con il camminare.
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Filosofia e sport: stili di vita che ci aiutano a cambiare in meglio
L’inattività fisica è in costante aumento, soprattutto tra i più giovani. La sedentarietà sta dilagando e l’uso e abuso di strumenti digitali, tablet, social, smartphone, tv, pc, e videogames, rende tutti meno dinamici. Quando si parla di benessere, di stile di vita sano non si può non prendere in considerazione l’elemento basilare: lo sport. Potremmo chiederci: che cosa c’entra lo sport con la filosofia? Benessere fisico e mentale vanno di pari passo nel cammino della salute? Già nell’antica Grecia filosofia e sport erano strettamente uniti per esprimere il vigore della mente e del corpo, per il “perfezionamento di se stessi”. Lo sport, infatti, si praticava nel Ginnasio (palestra-scuola), in cui si sviluppavano di pari passo il corpo e la mente. Pertanto già gli antichi filosofi greci come ad esempio Socrate praticavano sport, per il corpo ma anche per la mente. Platone era un lottatore e cultore di uno sport democratico, accessibile a tutti, donne comprese. Il pensatore Aristotele, invece, escludeva le donne dallo sport. Filosofia e sport: due discipline spesso controverse, spesso incomprensibili, altre volte invece unite e inseparabili. Sport e filosofia. Corpo e pensiero. Fatica nel praticare e pesantezza nel pensare. Lo sport è un’opportunità che ci viene data per trasformare non solo il nostro corpo ma anche il nostro pensiero.Ricordiamoci sempre il motto: “Mens sana in corpore sano” utile a farci capire come l’esperienza e la pratica sportiva possano fare solo bene alla nostra mente. Solo avendo una mente sana possiamo rendere al meglio nell’attività sportiva, nel lavoro, nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali. |
Pensieri in cammino
Il taccuino "Pensieri in cammino" è un oggetto da portare sempre con sé per riprendere la buona abitudine di scrivere a mano semplici appunti o i propri pensieri. Ad impreziosire ogni pagina, tanti aforismi sulle camminate dei più importanti filosofi accompagnati da affascinanti illustrazioni che riprendono il tema del taccuino. Poco importa se fate una passeggiata in città o in un parco naturale, un'escursione lunga e impegnativa in montagna o un camino di più giorni, l'importante è non perdere mai la voglia di camminare e guardare il mondo non solo con gli occhi ma anche con la mente e il cuore. Ricordatevi che come disse il filosofo Kierkegaard: "Io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata. Ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati. Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene". Speriamo che tu possa trovare del tempo da dedicare a te stesso, per camminare, riflettere e custodire per sempre un pensiero o un'emozione. |