In cammino con Rousseau
“Quando sto fermo riesco a malapena a pensare; bisogna che il mio corpo sia in movimento perché entri in movimento anche il mio spirito. La vista della campagna, il succedersi di scorci gradevoli, l’aria aperta, l’appetito, la salute che acquisto camminando, la libertà dall’osteria, la lontananza da tutto ciò che mi fa sentire la mia dipendenza, che mi riporta alla mia situazione, tutto questo libera la mia anima, mi dà più ardimento nel pensare, mi proietta in qualche modo nell’immensità degli esseri per combinarli, sceglierli, appropriarmene a mio talento, senza preoccupazione né timore”.
In questo virgolettato Rousseau afferma di non poter pensare veramente, comporre e creare se non camminando. Se vede una sedia o una scrivania prova già sensazioni negative. Sono sempre i sentieri ad eccitare la sua immaginazione e nel precedente articolo abbiamo visto –analizzando alcune delle sue passeggiate- che le idee giungono nella sua mente soltanto durante le lunghe passeggiate.
Camminerà però principalmente dai sedici ai diciannove anni perché poi, come egli stesso dirà, i suoi impegni –e la ricerca di gloria e riconoscimento- lo porteranno a spostarsi solo in carrozza. Sarà odiato da tutti e preso a sassate a Moutiers e tornerà a camminare soltanto quando gli odi saranno sopiti e le ossessioni spente.
Quando un prete cattolico lo mandò ad Annecy da Madame de Warens per farlo convertire al cristianesimo, quest’ultima (che ha 13 anni più di lui) lo manda a Torino per abiurare la fede protestante. Rousseau percorre questo tratto a piedi. C’è da considerare anche la sua infatuazione verso quest’ultima che in questo 1727 ha ventotto anni. Rousseau solamente 15. Arriverà dopo venti giorni in compagnia dei coniugi Sabran.
Dopo un anno, convertitosi al cattolicesimo, percorre la strada inversa (sempre in compagnia e in allegria) e torna da Madame de Warens per darle la lieta notizia. Quindi due volte da Torino ad Annecy.
Il terzo viaggio si colloca nel 1731 quando Rousseau si trova in Svizzera e viene convocato da un colonnello a Parigi che lo vorrebbe come precettore per un nipote destinato alla carriera delle armi. Questo colonnello si dimostrerà uno spilorcio e, con molta delusione, Rousseau si incammina verso Lione, poi fino a Chambéry per ritrovare maman. Questo –da Parigi a Lione- sarà il suo ultimo grande viaggio a piedi.
Si potrebbe quindi affermare che Rousseau abbia in sé questa pulsione all’erranza dato che già da giovanissimo aveva intrapreso questi grandi viaggi e aveva dichiarato che il camminare libera la mente ed appunto per questo rifiutava qualsiasi passaggio gli offrivano i passanti con la carrozza. Secondo Thoreau invece il camminare non libera la mente ma la riempie di nuovi saperi. Adoperando un riscontro con i giorni nostri, avendo intrapreso questi lunghi viaggi in età adolescenziale, si può facilmente dire che quella di Rousseau risulta una cosa inattuale poiché oggi è molto improbabile che un giovane si incammini come fece il filosofo. Questo per tutta una serie di motivi come ad esempio la tecnologia che ci ha abituati a forme di vita diverse e ci ha creato un contesto che non è minimamente paragonabile a quello in cui ha vissuto il nostro filosofo ginevrino.
Nel prossimo articolo ripartiremo proprio da qui e andremo a concludere questo rapporto di Rousseau con il camminare e con la natura. Qui abbiamo visto il camminatore adolescenziale, la prossima puntata vedremo il camminatore quarantenne, quando entrerà nei boschi per ritrovare in sé l’uomo naturale e cioè quell’uomo non alterato dalla cultura, dall’educazione e dalle arti.
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Filosofia e sport: stili di vita che ci aiutano a cambiare in meglio
L’inattività fisica è in costante aumento, soprattutto tra i più giovani. La sedentarietà sta dilagando e l’uso e abuso di strumenti digitali, tablet, social, smartphone, tv, pc, e videogames, rende tutti meno dinamici.Quando si parla di benessere, di stile di vita sano non si può non prendere in considerazione l’elemento basilare: lo sport.Potremmo chiederci: che cosa c’entra lo sport con la filosofia? Benessere fisico e mentale vanno di pari passo nel cammino della salute? Già nell’antica Grecia filosofia e sport erano strettamente uniti per esprimere il vigore della mente e del corpo, per il “perfezionamento di se stessi”. Lo sport, infatti, si praticava nel Ginnasio (palestra-scuola), in cui si sviluppavano di pari passo il corpo e la mente. Pertanto già gli antichi filosofi greci come ad esempio Socrate praticavano sport, per il corpo ma anche per la mente. Platone era un lottatore e cultore di uno sport democratico, accessibile a tutti, donne comprese. Il pensatore Aristotele, invece, escludeva le donne dallo sport. Filosofia e sport: due discipline spesso controverse, spesso incomprensibili, altre volte invece unite e inseparabili. Sport e filosofia. Corpo e pensiero. Fatica nel praticare e pesantezza nel pensare. Lo sport è un’opportunità che ci viene data per trasformare non solo il nostro corpo ma anche il nostro pensiero. Ricordiamoci sempre il motto: “Mens sana in corpore sano” utile a farci capire come l’esperienza e la pratica sportiva possano fare solo bene alla nostra mente. Solo avendo una mente sana possiamo rendere al meglio nell’attività sportiva, nel lavoro, nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali. |
Pensieri in cammino Il taccuino "Pensieri in cammino" è un oggetto da portare sempre con sé per riprendere la buona abitudine di scrivere a mano semplici appunti o i propri pensieri. Ad impreziosire ogni pagina, tanti aforismi sulle camminate dei più importanti filosofi accompagnati da affascinanti illustrazioni che riprendono il tema del taccuino. Poco importa se fate una passeggiata in città o in un parco naturale, un'escursione lunga e impegnativa in montagna o un camino di più giorni, l'importante è non perdere mai la voglia di camminare e guardare il mondo non solo con gli occhi ma anche con la mente e il cuore. Ricordatevi che come disse il filosofo Kierkegaard: "Io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata. Ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati. Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene". Speriamo che tu possa trovare del tempo da dedicare a te stesso, per camminare, riflettere e custodire per sempre un pensiero o un'emozione. |