Kant e il camminare (1 parte)
“La vista del cielo stellato in una notte serena dona una specie di godimento che soltanto anime nobili provano”. (Immanuel Kant)
In questo articolo iniziamo a parlare del rapporto che Immanuel Kant ha avuto con la natura e più nello specifico con l’attività del camminare.
La frase virgolettata è già abbastanza eloquente quando parla di anime nobili in riferimento alla vista di un cielo stellato che dona godimento. A tal proposito ricordo una cosa che mi successe in Nuova Zelanda quando di punto in bianco decisi di attraversarla tutta a piedi a cavallo tra il 2018 e il 2019. Era la quarta notte. Per me era tutto tremendamente nuovo. Verso le 3 del mattino mi trovo sveglio e avevo il bisogno fisiologico di andare a fare pipì. Sappiamo benissimo che la pigrizia spesso non ci consente di alzarci ma a volte diventa assolutamente necessario. Quella fu una di quelle volte. Per fortuna. Infatti uscii dal rifugio dove stavo riposando e andai in un posto non troppo distante per urinare. Ero in mezzo al nulla. All’aria aperta e immerso nella maestosità della natura. Quando all’improvviso alzai gli occhi al cielo e rimasi veramente incantato. Un cielo stellato che prima non avevo mai visto. Una cosa indescrivibile e che infatti non descrivo. Ma il virgolettato di Kant mi ha riportato subito a quella forte emozione e devo assolutamente confermare quella specie di godimento del quale parla il nostro filosofo nato a Konigsberg nel 1724.
Veniamo a noi. In questo primo articolo dedicato a Kant vorrei parlarvi dell’importanza che per lui ha rivestito la sua città di nascita (che non lascerà mai) e appunto per questo è importante intuire subito la natura di questo uomo illuminato. Kant si colloca nel periodo in cui la rivoluzione scientifica aveva preso piede ed era stata già offerto un nuovo concetto di natura e un nuovo modo di approcciare ad essa e di studiarla.
Inoltre, è stato Kant stesso ad esporre l’interessante punto di vista di Rousseau (visto nei precedenti post) per quanto riguarda il rapporto natura-cultura e in particolare il modo che Rousseau stesso ha indicato per riconciliare natura e cultura. Come abbiamo capito, Rousseau è stato un grande viaggiatore (spesso anche a piedi) Kant invece no. Ma attraverso lui cercherò di dimostrare come il viaggio abbia un’importante funzione formativa e come accresca gli orizzonti personali, pur senza avere la possibilità di viaggiare. Infatti Kant non ne intraprese mai uno ma si limitò sempre a leggerne. Tra poco chiariremo questo punto di vista. Prima di farlo però, mi sembra opportuno presentare questo personaggio affidandomi alle parole di Kuehn.
Quest’ultimo è un bibliografo della North American Kant Society. Ha scritto un libro intitolato “Kant. Una biografia”. In questo libro cita il grande poeta Heine il quale dice che è difficile parlare a proposito della vita di Kant perché quest’ultimo non ebbe una vita. Fu scapolo e le sue giornate furono ordinarie, meccaniche. Una vita definita ‘quasi astratta’. Trascorse la sua intera esistenza in una tranquilla ed isolata stradina di Königsberg, una città che si trova al confine nordorientale della Germania. Quindi il poeta Heine ha definito la città natale di Kant come tranquilla, invece dalle parole stesse di Kant possiamo leggere che Königsberg era “Una grande città, al centro di uno Stato, in cui si riuniscono gli organi di governo di esso, che ha un’università (per la cultura scientifica) e che è sede di commercio marittimo, collegata per via fluviale con l’interno e con i paesi vicini di diverse lingue e costumi, una simile città, com’è Königsberg sul Pregel, può essere ritenuta adatta allo sviluppo della conoscenza degli uomini e del mondo anche senza viaggiare”. Ed è esattamente questo il punto che a noi interessa. Interessa perché -come abbiamo detto poco fa- secondo Kant la conoscenza può progredire anche senza viaggiare. E interessa anche perché è proprio in questa città che lui farà lunghe e “puntuali” passeggiate.
Prossimamente vedremo perché ho usato la parola “puntuali”.
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