Kant e il camminare (parte 4)
“Lo stato di pace tra gli uomini, che vivono gli uni accanto agli altri, non è certo uno stato di natura (status naturalis), il quale è invece uno stato di guerra, nel senso che, sebbene non vi siano ostilità continuamente aperte, ve n’è tuttavia sempre la minaccia.”
Ho deciso di iniziare con questa frase di Kant perché tiene il filo dell'articolo precedente dove abbiamo lasciato il messaggio che l’uomo civile -secondo Kant- è caratterizzato dal lavoro e dalla discordia che ne consegue. Un lavoro itinerante, in viaggio, in cammino. Ricordiamoci che le origini storiche dell’uomo sono conflittuali e Kant lo ha espresso attraverso il rapporto tra pastori ed agricoltori. Dal cammino nomade dei pastori si è passati quindi alla stanzialità degli agricoltori che, inoltre, ad un certo punto hanno sentito il bisogno di recintare la propria terra proprio per non consentire ai pastori di passare lì e rovinare il loro lavoro. Tante volte tra di essi si è giunti alla vendetta privata. Kant però a tal proposito dice che non deve erigere più la vendetta privata come modalità di giustizia ma deve erigere invece un potere legale e una legge pubblica che deve assicurare una certa coesione di questo agglomerato umano che è diventato più grande e che si è legato alla necessità di difendere militarmente questo territorio. Quindi economia e forza militare sono la base di questo passaggio a uno stato più alto (quello sociale).
Come abbiamo precedentemente visto, anche per Rousseau la disuguaglianza ha la sua vera radice nella proprietà e cioè nel passaggio all’agricoltura e quindi all’appropriazione arbitraria della terra e al fatto che ognuno (a seconda se sarà più o meno bravo nel lavorare) potrà godere di beni che gli altri non avranno. Kant però ha un’attitudine diversa perché secondo lui con la proprietà iniziano sì i mali (come aveva detto Rousseau) ma iniziano anche i beni perché questa gente lavorava sodo e produceva qualcosa di importante per la società. Quindi mali e beni sono intrecciati inestricabilmente e non c’è solo una storia della crescita della disuguaglianza come in Rousseau, in Kant c’è invece anche una storia di progresso della società. C’è da dire però che manca in Kant -rispetto a Rousseau- la riflessione sul fatto che qualcuno recintò il territorio e disse “questo è mio!”. Disse: “Qui ci sono io e da questo momento in poi non mi muovo più”. E questo è ciò che ci interessa, ovvero la stanzialità. Ci interessa perché è l’opposizione rispetto all’attività del camminare che è movimento. E sappiamo filosoficamente quanto l’opposizione sia importante. Magari ci torneremo più in là.
Ora torniamo al conflitto tra pastori e agricoltori dove tra di loro ci fu guerra ininterrotta. Però la guerra -dice Kant- ha anche il suo bene. La guerra in Kant ha un doppio volto: è sicuramente male ma è anche bene perché uno stato per fare guerra deve avere ricchezza ma per avere ricchezza deve lasciare la libertà di commercio, altrimenti non prospera.
Con il tempo poi, il lusso crescente degli abitanti delle città riassorbe anche i pastori e gli agricoltori e di conseguenza la fase nomade e la fase stabile non sono più contemporanee ma avviene definitivamente il cristallizzarsi della vita stabile. Già Kant scriveva questo, immaginiamoci se avesse visto lo stile di vita che generalmente abbiamo noi in questo XXI secolo. Si può tranquillamente dire che il filosofo ci aveva visto lungo anche in questo.
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Pensieri in cammino Il taccuino "Pensieri in cammino" è un oggetto da portare sempre con sé per riprendere la buona abitudine di scrivere a mano semplici appunti o i propri pensieri. Ad impreziosire ogni pagina, tanti aforismi sulle camminate dei più importanti filosofi accompagnati da affascinanti illustrazioni che riprendono il tema del taccuino. Poco importa se fate una passeggiata in città o in un parco naturale, un'escursione lunga e impegnativa in montagna o un camino di più giorni, l'importante è non perdere mai la voglia di camminare e guardare il mondo non solo con gli occhi ma anche con la mente e il cuore. Ricordatevi che come disse il filosofo Kierkegaard: "Io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata. Ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati. Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene". Speriamo che tu possa trovare del tempo da dedicare a te stesso, per camminare, riflettere e custodire per sempre un pensiero o un'emozione. |