Kant e il camminare (parte 5)
“Il pazzo è un sognatore da sveglio”. Bellissima questa frase di Kant.
Questa è la quinta e penultima parte su questo filosofo “pazzesco” che ci ha tenuti compagnia per un po' di articoli e lo sarà ancora nel prossimo.Quindi avviamoci verso la conclusione di Kant facendo anche qualche riscontro con Rousseau, mi sembra opportuno andare a tracciare una linea di continuità tra di essi.
La vita di Kant, al contrario di quella di Rousseau -come abbiamo visto- non fu per niente avventurosa. Nato e morto a Königsberg, era un modello di regolarità e sistematicità e per questo fu soprannominato “l’orologio di Königsberg”. Egli stesso dichiarò che il suo orologio sarebbe stato l’ultimo oggetto a cui avrebbe rinunciato. Ogni mutamento gli risultava intollerabile. Quando aveva lezione e doveva recarsi a piedi all’università, si poteva essere certi che erano le otto spaccate.
Dal prossimo articolo vedremo Nietzsche e quindi vi anticipo che Kant aveva una cosa in comune con lui e cioè la loro “ossessione” per la camminata e su quel che bisognava mangiare. Nietzsche infatti curerà molto l’alimentazione in quel di Torino e dopo ogni pasto andrà a fare una lunga passeggiata. Mentre invece Kant era solito bandire la tavola per intrattenere discorsi –da lui moderati- con gli ospiti di turno che lui stesso sceglieva.
Dopo questa “tavolata” era l’ora della passeggiata. Che il tempo fosse bello o brutto poco importava, alle cinque del pomeriggio, bisognava farla perché la riteneva una pratica eccellente per la salute, ma lo era solo se respirava col naso e a bocca chiusa e quindi se avesse portato un amico, lo avrebbe costretto a parlare e quindi ad aprire la bocca.
D’estate appena vedeva una goccia di sudore si fermava all’ombra di un albero. Percorreva –a questo punto direi logicamente- sempre la stessa strada al punto che, la stessa fu in seguito battezzata col nome di Viale del Filosofo. Si dice a tal proposito che Kant abbia variato l’andamento di quella passeggiata per sole due volte nella sua vita: la prima quando dovette procurarsi al più presto l’Emilio di Rousseau, la seconda quando dovette sentire le notizie a proposito della rivoluzione francese.
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Filosofia e sport: stili di vita che ci aiutano a cambiare in meglio
L’inattività fisica è in costante aumento, soprattutto tra i più giovani. La sedentarietà sta dilagando e l’uso e abuso di strumenti digitali, tablet, social, smartphone, tv, pc, e videogames, rende tutti meno dinamici. Quando si parla di benessere, di stile di vita sano non si può non prendere in considerazione l’elemento basilare: lo sport.Potremmo chiederci: che cosa c’entra lo sport con la filosofia? Benessere fisico e mentale vanno di pari passo nel cammino della salute? Già nell’antica Grecia filosofia e sport erano strettamente uniti per esprimere il vigore della mente e del corpo, per il “perfezionamento di se stessi”. Lo sport, infatti, si praticava nel Ginnasio (palestra-scuola), in cui si sviluppavano di pari passo il corpo e la mente. Pertanto già gli antichi filosofi greci come ad esempio Socrate praticavano sport, per il corpo ma anche per la mente. Platone era un lottatore e cultore di uno sport democratico, accessibile a tutti, donne comprese. Il pensatore Aristotele, invece, escludeva le donne dallo sport. Filosofia e sport: due discipline spesso controverse, spesso incomprensibili, altre volte invece unite e inseparabili.Sport e filosofia. Corpo e pensiero. Fatica nel praticare e pesantezza nel pensare. Lo sport è un’opportunità che ci viene data per trasformare non solo il nostro corpo ma anche il nostro pensiero.Ricordiamoci sempre il motto: “Mens sana in corpore sano” utile a farci capire come l’esperienza e la pratica sportiva possano fare solo bene alla nostra mente. Solo avendo una mente sana possiamo rendere al meglio nell’attività sportiva, nel lavoro, nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali. |
Pensieri in cammino
Il taccuino "Pensieri in cammino" è un oggetto da portare sempre con sé per riprendere la buona abitudine di scrivere a mano semplici appunti o i propri pensieri. Ad impreziosire ogni pagina, tanti aforismi sulle camminate dei più importanti filosofi accompagnati da affascinanti illustrazioni che riprendono il tema del taccuino. Poco importa se fate una passeggiata in città o in un parco naturale, un'escursione lunga e impegnativa in montagna o un camino di più giorni, l'importante è non perdere mai la voglia di camminare e guardare il mondo non solo con gli occhi ma anche con la mente e il cuore. Ricordatevi che come disse il filosofo Kierkegaard: "Io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata. Ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati. Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene". Speriamo che tu possa trovare del tempo da dedicare a te stesso, per camminare, riflettere e custodire per sempre un pensiero o un'emozione. |