La magia in Ruggero Bacone
La magia troverà un terreno di sviluppo fertilissimo nel Medioevo e, soprattutto, vedrà in Ruggero Bacone un suo strenuo difensore: egli condivide con il francescano Adam Marsh il senso del pericolo di un avvento dell'Anticristo, mago capace di approfittare delle discordie che tormentano il mondo cristiano e servirsi del potere della sapienza per trasformare ogni cosa in male. L'idea del sapere volto a mutare la realtà é fortissima in Ruggero Bacone: egli sostiene di aver individuato la "vera magia", che opera in conformità alle operazioni della natura e della tecnica e può dare un contributo alla scienza. Il ricorso ad essa é essenziale per il sapiente nel suo rapporto con il mondo degli incolti, dei simplices: per diffondere il suo sapere ed educare il mondo dei semplici il vero sapiente deve assumere la veste esterna del mago, ricoprire di un velo i principi della scienza e della tecnica e trasmetterne soltanto i risultati, in modo che anche gli incolti possano usarli bene sotto la guida dei sapienti e della Chiesa, punto di riferimento essenziale della filosofia baconiana e medievale.
Bacone paragona la magia stessa ai romanzi cavallereschi del ciclo di Artù; e la ritiene derivare dalla metafisica che indaga le forme; mentre dalla fisica, che è la ricerca delle cause efficienti e materiali nasce, come scienza operativa, la meccanica.
Bacone paragona la magia stessa ai romanzi cavallereschi del ciclo di Artù; e la ritiene derivare dalla metafisica che indaga le forme; mentre dalla fisica, che è la ricerca delle cause efficienti e materiali nasce, come scienza operativa, la meccanica.