La teosofia
La teosofia nell'accezione tradizionale, è la conoscenza sapienziale del divino.
La teosofia antica si connette generalmente a esiti mistici della speculazione religiosa, sul tipo di quelli prevalenti nella tradizione orientale e riscontrabili in Occidente nell'ambito del neoplatonismo e della patristica greca.
Il termine veniva già usato dai Neoplatonici per indicare la conoscenza delle cose divine dovuta a una diretta ispirazione da Dio (Porfirio, De Abst., IV, 17; Giamblico, De Myst., VII, 1; Proclo, Theol. Plat., V, 35).
Fu ripreso nello stesso senso da Jacob Bohme (Sex Puncta Theosophica, 1620; Quaestiones Theosophicae, 1623) e da altri mistici della riforma.
Kant osservava che la limitazione della ragione "impedisce che la teologia si elevi alla teosofia, a concetti trascendentali in cui la ragione si smarrisce" (Crit. del Giudizio., § 89). E Schelling parlava di teosofico di Jacobi, intendendo per teosofi i filosofi che si ritengono direttamente ispirati da Dio (Munchener Vorlesungen,in Werke, X, pag.165).
In età moderna, la teosofia rinasce, come opposizione al dogmatismo razionale della filosofia scolastica, nella mitica protestante tedesca (J. Bohme) e più tardi nella nuova dottrina religiosa propugnata dalla Società teosofica, fondata nel 1875 a New York dalla russa Elena Blavatsky, che ne definì i postulati teorici soprattutto in Iside svelata (1877) e nella Dottrina segreta (1888-97).
Il movimento della Società teosofica ebbe una grande fortuna tra gli ultimi anni dell'Ottocento e i primi del Novecento.
In seguito, la sua influenza scemò, a causa anche delle numerose scissioni, tra cui si ricordano quella di R. Steiner (il fondatore dell'"antroposofia") avvenuta nel 1913 e quella, nel 1929, di Krishnamurti, il quale sciolse quel'"ordine della stella d'Oriente" che, secondo le predizioni di Annie Besant, doveva preparare l'avvento, nella figura di un giovane indù, di un nuovo "Istruttore del mondo".
Dal punto di vista dottrinale, il proposito della Società teosofica era quello di ricondurre l'uomo moderno, prigioniero delle nuove visioni materialistiche o degli ormai avvizziti dogmi delle chiese cristiane, alle fonti dell'antica sapienza, soprattutto orientale.
L'accesso a queste fonti, però, era iniziatico, poiché si basava soprattutto su esperienze medianiche e visioni personali in grado di accogliere le rivelazioni di certi, "maestri invisibili", "i grandi custodi dell'umanità", considerati l'origine dell'ispirazione teosofica.
Bibliografia:
Dizionario di Filosofia di Abbagnano
Le Garzantine
Storia della filosofia di Abbagnano