La lezione
Per la sua funzione, la lezione appare confinata all'interno della pratica dell'insegnamento della filosofia; per quanto non esplicitamente destinata alla pubblicazione, essa svolge un ruolo fondamentale ( e non solo per il suo carattere istituzionale) nella diffusione e nella produzione filosofica, al punto da essere diventata - insegna seguito alla tendenza sempre più diffusa di includere nelle edizioni delle opere dei filosofi anche le ricostruzioni delle loro lezioni, laddove questo è possibile - un "genere letterario" a cui si attribuisce un'importanza crescente, soprattutto dal punto di vista della comprensione della genesi e dello sviluppo del pensiero di un autore.
Si distingue dalla conferenza per il suo carattere più informale: la conferenza infatti - uno dei mezzi espressivi e comunicativi più diffusi nella filosofia contemporanea - è una comunicazione che normalmente prelude alla pubblicazione.
Molte raccolte di saggi che vengono oggi pubblicate sono sostanzialmente la rielaborazione di conferenze, spesso rivolte a un pubblico specialistico.
Antecedente storico della lezione è la lectio scolastica, la cui nascita è legata a quella delle università e quindi alla didattica, all'insegnamento e allo studio dei testi canonici più che alla ricerca ( ne sono esempi il Metalogicon di Giovanni di Salisbury e il Didascalion di Ugo di San Vittore, entrambi del sec. XII). I testi che riportano tali lezioni godevano nel medioevo di un'autorità pari a quella dei testi commentati, come nel caso dei vari commenti ad Aristotele (fondamentali quelli di Alberto Magno e Tommaso d'Aquino), alle Sentenze di Pietro Lombardo o alla Bibbia (come il Commento al Vangelo di Giovanni di Eckhart).
La lectio è in questo caso intesa come un commento puntuale che si esercita sugli aspetti filosofici ma anche grammaticali e logici di un testo.
Tra le opere moderne che assumono il testo di un altro autore, spesso anche solo per puro pretesto, come base di un commento o di riflessioni che acquistano poi una caratterizzazione autonoma, si possono ricordare il commento all'Epistola ai romani (1919) di K. Barth e le Meditazioni cartesiane (1950) di Husserl. Va però precisato che il confronto critico con le opere di altri filosofi è in realtà un aspetto essenziale della riflessione filosofica in generale.
Proprio perché legata a una dimensione scolastica, la lezione ha continuato a mantenere questa forma fino all'affermazione della concezione moderna dell'università, come luogo prevalentemente di ricerca e non solo di trasmissione del sapere: emblematico il caso di Kant, le cui lezioni sono nella gran parte esercitazioni su testi di altri autori (Wolff, Meier, dal cui commento è stata editata, per volontà dello stesso Kant ma a cura del suo allievo B.Jasche, la Logica), laddove l'esposizione del suo pensiero era riservata agli scritti destinati alla pubblicazione.
Tra l'Ottocento e il Novecento si assiste però a un'evoluzione della lezione, che assume un carattere più libero e autonomo: ne sono esempi le Lezioni di Schelling (Filosofia della rivelazione e della mitologia), di Hegel (sull'estetica, sulla filosofia della storia, sulla storia della filosofia ecc..), il Corso di filosofia positiva (1830-42) di Comte, il Corso di linguistica generale (1916) di Saussure, vari corsi di Heidegger, di Wittgenstein (spesso unica fonte per la conoscenza di certi aspetti del pensiero di questi autori), ricostruiti sulla base di loro appunti e/o degli allievi.
Tali lezioni costituiscono ormai una parte notevole delle edizioni complete di molti filosofi e hanno il vantaggio di restituire della pratica filosofica l'immagine a un tempo più accademica e, paradossalmente, più viva.
Bibliografia
Dizionario filosofico di Abbagnano
L'universale, filosofia