Montaigne: vita, opere e pensiero
E' una figura molto singolare nel panorama culturale e filosofico dell'epoca. Inventa un nuovo genere letterario e filosofico: la raccolta di saggi senza un argomento fissato è un nuovo approccio alla filosofia cioè l'esame di se' stesso, delle sue riflessioni e dei suoi giudizi morali o descrittivi come alternativa obbligata all'impossibilita' di costruire sistemi filosofici o religiosi con basi razionali certe.
Egli è l'iniziativa dello scetticismo moderno che recupera in maniera efficace la forma pirroniana di scetticismo entrata in circolazione nella cultura europea dopo il ritrovamento è la pubblicazione degli scritti di Sesto Empirico.
È una figura singolare anche per il tipo di formazione e istruzione che non ha nulla a che fare con quella abituale universitaria. Il padre gli chiese di tradurre l'opera di Raimondo Sebunde, professore universitario di Tolosa e autore del libro intitolato "Theologia Naturalis". Il libro intendeva dimostrare la capacità della ragione di fornir fondamenti certi alla dottrina cristiana. Venne messo all'Indice a causa della sottovalutazione della fede e della grazia quali fondamenti della religione cristiana.
Montaigne è autore di un'unica opera "gli Essais" apparsa in francese e in latino. Quest'opera esercita grande influenza sul pensiero francese. La sua opera verrà messa all'Indice nel 1663.
Montaigne si è anche occupato di amministrazione come membro del parlamento di Bordeaux. Egli è vissuto in un periodo burrascoso della storia francese : quello che dopo il massacro degli Ugonotti del 1572 (notte di San Bartolomeo) vede la Francia insanguinata per decenni dalle guerre di religione. Il periodo si chiude alla fine del secolo con la conversione al cattolicesimo del re Enrico IV e con la grande iniziativa dell'editoria di Nantes.
Montaigne nella presentazione degli Essais sembra voler scoraggiare il lettore e distorglielo dalla lettura del libro, poiché esso, scrive,è rivolto ai parenti e agli amici dato il suo carattere del tutto privato. È un libro sincero perché " è me stesso che io dipingo" così disse egli stesso. L'essere umano sta al centro e ci si può occupare soltanto di lui seriamente, di quello che fa, di quello che pensa. Ci si può occupare di lui soltanto occupandoci di no stessi e più precisamente di me stesso.
L'orizzonte della riflessione morale, filosofica e anche religiosa di Montaigne è il proprio io, la propria interiorità e anche esteriorità ma comunque l 'io in quanto fonte dell'agire, del pensare e del sentire. Nessun altro tipo di certezza è possibile al di fuori di quello che uno può dire di se' stesso e su se' stesso.
Scetticismo
Lo scetticismo e' per Montaigne la conclusione naturale di quanto egli vede intorno a se', legge intorno al passato e al presente sui mondi e suoi popoli antichi e su quelli nuovi scoperti da poco. È uno scetticismo non dogmatico ma pirroniano professante il dubbio è non la negazione assoluta di qualsiasi tesi, posizione questa degli scettici accademici. Dubitare non significa e non comporta che è impossibile affermare o negare con sicurezza qualcosa ma significa è comporta che è possibile affermare e negare purché si sia consapevoli che le nostre affermazioni e negazioni non possiedono un valore assoluto ma soltanto relativo. Il dubbio è quindi un atteggiamento che comporta apertura mentale, tolleranza, consapevolezza della relatività delle religioni, delle filosofie, delle morali, delle concezioni scientifiche e di tutto ciò che gli esseri umani producono.
Lo scetticismo di Montaigne e' quindi disincantato, è frutto della consapevolezza della relatività di qualsiasi valore in qualsiasi campo e segna la fine dell'entusiasmo umanistico per la riscoperta e valorizzazione di tutto ciò che è umano. Anche per Montaigne tutto ciò che è umano è tutto ciò che abbiamo, l'essere umano infatti è piccola cosa nel mondo.
Nel saggio più organico della raccolta, "l'Apologia per Raimondo Sebunde", Montaigne fornisce le ragioni del suo scetticismo. L'opera di Sebunde intendeva dimostrare con la ragione con la ragione le verità della fede. Montaigne considera questo presupposto impraticabile giacché tramite la ragione non si può pervenire ad alcuna certezza. Le verità della fede, della religione cristiana, afferma Montaigne, possono essere accettate soltanto per fede. La fede non dipende da noi ma da Dio che la fornisce o non la fornisce. Non è pure dimostrabile che la ragione cristiana produca le norme morali e la condotta virtuosa migliori rispetto a qualsiasi altra religione.
La nostra religione è fatta per estirpare i vizi; essa li protegge, li aumenta, li eccita. Non è pure dimostrabile che la religione cristiana venga scelta perché considerata la migliore. Esaminando le possibili obiezioni ai propositi naturalistici di Sebunde, Montaigne sottolinea la presunzione dell'essere umano nella fiducia nei suoi poteri razionali che lo renderebbero la creatura più alta del mondo. Montaigne fa un confronto fra gli esseri umani e i loro poteri e perfezioni e gli animali ( sanno organizzare la loro vita in maniera molto intelligente ed efficiente). Il confronto con gli animali , secondo Montaigne, dovrebbe essere un buon motivo per farci abbandonare la nostra presunzione di superiorità. Tale presunzione viene ad essere messa in crisi anche se guardiamo a noi stessi, alla storia dell'umanità, alle idee filosofiche, religiose e morali che ha prodotto e praticato. La nostra fede ad esempio non l'abbiamo prodotta noi ma ci è stata fornita da Dio; le nostre filosofie si contraddicono a vicenda e non lasciano dietro di se' altro che conflitti e incertezze.
Relativismo e tolleranza:anche il cannibalismo può essere giustificato moralmente
Anche le leggi e i costumi dei vari tempi e dei diversi popoli, nel loro variare e presentarsi spesso come radicalmente diverse le une dalle altre, mostrano l'impossibilità di trovare un sistema di valori valido per tutti e richiedono pertanto una tolleranza verso ciò che è diverso rispetto ai nostri modi di pensare e di vivere. Montaigne è uno dei primi pensatori che fa oggetto di riflessione filosofica ,la novità del Nuovo mondo, utilizzando esperienze dirette e indirette. I "selvaggi" in realtà praticano modi di vivere più sani e moralmente apprezzabili dei nostri civilizzati che sono buoni.
Il cannibalismo viene giustificato con argomentazioni morali dai popoli che l'hanno praticato. Lo intendevano come testimonianza di pietà e di grande affetto cercando di dare ai loro ai loro progenitori la sepoltura più degna e onorevole.
Questo tema impone al lettore il senso della relatività dei valori, in ogni campo, la consapevolezza della propria presunzione quando ritiene che soltanto le nostre idee sono vere e legittime. È il discorso della tolleranza, intesa non come atteggiamento di chi detiene la verità è tuttavia tollera di convivere con chi vive nel falso, ma come atteggiamento che relativizza le proprie verità declassandole o elevandole a opinioni che hanno lo stesso valore di quelle degli altri per quanto diverse siano.