Newton: vita, opere e pensiero
Newton nacque a Woolsthorpe nel 1642 e mori a Kensington nel 1727. Compie i suoi studi al Tinity College di Cambridge, dove ha come maestro l'illustre matematico Isaac Barrow, il quale, nel 1669, rendendosi conto delle straordinarie qualità del suo allievo (appena giunto alla scoperta della legge di gravitazione universale), gli cede spontaneamente la portai cattedra. Newton rappresenta per vari anni l'università di Cambridge in parlamento e in questa veste difende i principi della libertà religiosa. Membro prima e presidente poi della Royal Society, a partire dai primi anni del Settecento egli esercita una vera e propria dittatura culturale sulla comunità scientifica inglese, forte del grande prestigio derivatogli dalla pubblicazione nel 1687 dei Philosophiae naturalis principia mathematica, in cui vengono esposte tanto la sua fisica che la sua metodologia. Nominato direttore della Zecca di Londra, si dedica a questo incarico con grande diligenza. Tra le sue opere principali va ricordata l'Ottica (1704), dove viene difesa la teoria corpuscolare della luce e la tesi della natura composta della luce bianca. Newton dedica inoltre vasta parte delle proprie energie intellettuali ad attività che oggi non sono in alcun modo accostate alla scienza, quali l'alchimia e lo studio della Bibbia, mostrando una notevole complessità umana e intellettuale.
Nuovo sistema del mondo
L'opera scientifica di Newton porta a compimento la fondazione della fisica moderna iniziata da Galileo e trasforma l'intuizione copernicana in un sistema del mondo, semplice, coerente e in accordo con l'esperienza. Newton risolve inoltre importanti questioni fisiche e astronomiche rimaste precedentemente insolute (come l'origine del moto delle maree, o la natura delle comete) e inventa un intero nuovo settore della matematica-il calcolo infinitesimale-allo scopo di fornire alle proprie teorie fisiche l'adeguato formalismo matematico.
Leggi del moto e gravitazione universale
Secondo la fisica quantitativa espressa nei Principia, i fenomeni del movimento debbono essere espressi nei termini di grandezze misurabili, quali massa, forza, spazio, tempo, velocità e accelerazione. A partire da tali concetti Newton appronta le leggi del movimento (principi di inerzia, di composizione delle forze, di uguaglianza tra azione e reazione) e sviluppa la propria visione di un universo fisico retto dalla legge di gravitazione universale, spiegando in una cornice teorica unitaria tanto i fenomeni celati quanto quelli terrestri: la caduta di una mela d aut albero così come la rotazione della Terra intorno al Sole.
Metodo scientifico
Il metodo scientifico deve essere incentrato su una sapiente mistura di deduzione e induzione, matematica ed esperienza. L'esperienza fornisce la base per l'elaborazione di ipotesi matematiche le quali consentono di trarre una serie di ulteriori previsioni che debbono successivamente essere sottoposte al vaglio sperimentale (con una successione del tipo: osservazione, teoria, conseguenze osservative della teoria, verifica sperimentale). Per Newton la matematica è infatti uno strumento per ricavare a partire dai fenomeni le leggi che li regolano. Egli incarna quindi, più di Galileo, la dimensione induttiva della scienza (il passaggio dal particolare al generale, dai fatti alle teorie).
Scienza e religione
Per quanto riguarda i rapporti tra il proprio sistema del mondo e della religione, Newton si preoccupa di evitare che dai nuovi sviluppi della scienza sorga una visione atea e materialistica del mondo, affermando che l'ordine cosmico messo in luce dalla sua teoria dimostra-sia per essere originato, sia per essere mantenuto- la necessità di un divino artefice. Il Dio di Newton è in questo senso un grande matematico, capace di dare al cosmo la struttura descritta nei Principia e di intervenire costantemente perché essa non si deteriori. La tesi di un continuo intervento divino sarà criticata da Leibniz, che paragonerà il Dio di Newton a un mediocre orologiaio, costretto a un continuo riassestamento del frutto della propria opera.
"Hypoteses non fingo"
Solo una breve massima, per illustrare l'atteggiamento newtoniano intorno ai rapporti tra indagine scientifica e speculazione metafisica. Fedele (almeno in teoria) al proprio empirismo e induttivismo, Newton critica l'uso molto frequente di congetture non dimostrate in campo scientifico. Va però rilevato che Newton non esita a proporre congetture anche audaci in vari campi, né limita la propria indagine alla scienza fisica, inoltrandosi anzi in arcane e segrete ricerche di tipo alchilico. Un senso della massima rimane tuttavia indiscutibile e coerentemente legato all'opera del grande scienziato inglese: la metodologia scientifica prevede che tutti i risultati debbano essere portati al vaglio dell'esperienza e che ogni ipotesi debba basarsi su affidabili conferme empiriche.
La fortuna nel tempo
L'opera di Newton ha mostrato le incredibili potenzialità intellettuali della nuova scienza unificando sotto pochissime e semplici leggi matematiche un numero enorme di fenomeni fisici, riguardanti i più vicini eventi terrestri così come le più lontane galassie. Le considerazioni metodologiche di Newton in favore dell'induzione e del ruolo dell'esperienza nella costruzione delle teorie sviluppano una dura polemica ne confronti del razionalismo di Cartesio e influenzano in modo decisivo il pensiero di Locke: Newton critica tutti i tentativi di formulare le leggi della natura sulla base di ragionamenti a priori, privi del sostegno dell'esperienza. Oltre che sull'empirismo britannico, il pensiero di Newton inciderà anche sull'illuminismo europeo del Settecento.
Il modello newtoniano della fisica regnerà indisturbato, acquisendo sempre nuovi successi fino alla fine dell'Ottocento e verrà sostituito soltanto dalle teorie di Einstein. La caduta del modello newtoniano determinerà la crisi della filosofia della scienza del Novecento, segnando la fine di una concezione della scienza come sapere certo e aprendo la strada alle concezioni fallibiliste della conoscenza, secondo cui quest'ultima è sempre provvisoria e rivedibile (Popper).