Pascal: vita, opere e pensiero
Nacque a Clermont nel 1623 e morì a Parigi nel 1662). Figlio di un magistrato appassionato di problemi fisici e matematici, Blaise Pascal rivela una straordinaria precocità, dedicandosi giovanissimo a ricerche di geometria: a sedici anni pubblica il "Saggio sulle coniche". Poco più che ventenne aderisce al giansenismo-corrente di pensiero che, in polemica con i gesuiti, professa una visione molto austera del cristianesimo. Tale adesione sposta gli interessi di Pascal in direzione dei problemi dell'uomo, senza però, per il momento, compromettere la propria attività scientifica.
Al contrario, compie esperimenti intorno alla natura del vuoto (è di quegli anni l'invenzione del barometro a mercurio da parte di Torricelli) e produce una serie di brevi ma importanti trattati di matematica, dedicati al calcolo infinitesimale e al calcolo della probabilità. Nel 1655, tuttavia, sente l'esigenza di applicarsi più compiutamente alla riflessione etico-religiosa e, trovata ostilità nei pressi del monastero di Port-Royal, sede ufficiale dei giansenisti, sviluppa le riflessioni che verranno pubblicate (postume) nei "Pensieri", il suo capolavoro filosofico. Di grande interesse sono anche le "Lettere provinciali" (1656-57) nelle quali difende i giansenisti dall'attacco mosso loro dai gesuiti.
Egli progetta anche una "Apologia del cristianesimo", ma non la porta a termine: minato da una gracile salute fin dalla giovinezza, muore a soli 39 anni.
Pascal si colloca tra i primi e più penetranti critici moderni della possibilità di una conoscenza puramente razionale del mondo e dell'uomo. Nel Seicento, secolo che segna il trionfo del razionalismo-la pretesa dell'intelletto di giungere a una comprensione logica e globale del cosmo-, Pascal rappresenta una delle principali voci critiche nei confronti di quella che gli appare come l'arroganza di una ragione noncurante della natura imperfetta e limitata dell'uomo.
Il giansenismo
Nel suo pensiero è forte l'influsso dei giansenisti: essi prendono spunto dalla tradizione agostiniana per sostenere che il peccato originale ha introdotto una debolezza essenziale nell'animo umano, sensibile solo con l'aiuto della grazia divina. Coerentemente con questa visione della natura umana, Pascal afferma che il ragionamento puramente logico (sul modello di quello utilizzato in matematica) è incapace di penetrare i misteri dell'uomo, la cui esistenza è caratterizzata dalla contraddizione tra miseria e grandezza.
Esprit de géométrie ed esprit de finesse
Per cogliere la natura contraddittoria dell'esperienza umana l'esprit de geometrie, tipico della ragione cartesiana, non serve. Adatto a indagare il mondo fisico, esso va sostituito con l'intuizione, l'esprit de finisse, quando si tratta di cogliere le ragioni del cuore. Pascal afferma che troppe cose, troppi principi essenziali non possono essere dimostrati razionalmente, ma ci appaiono come veri alla luce di un'intuizione (la ragione del cuore) che non ha nulla a che vedere con la logica: "i principi si sentono, le proposizioni si dimostrano" egli scrive. Il modelli del ragionamento matematico, che tanto lo ha appassionato nei suoi studi "geometrici", non può estendersi alla comprensione della condizione umana.
Lo scetticismo e fede
Nel riconoscere i limiti della ragione Pascal rivaluta le tesi dello scetticismo-esemplificato dal pensiero di Montaigne e dei libertini-ma il suo scopo non è affatto scettico, al contrario: egli mira a mostrare la necessità della fede. Senza di essa siamo persi e vano risulta ogni tentativo di trovare principi universali e validi per tutti e in ogni luogo, come peraltro testimonia la variabilità delle convinzioni umane: tre gradi di latitudine sovvertono tutta la giurisprudenza; un meridiano decide della verità.
Il cristianesimo
Dopo la caduta causata dal peccato originale, l'uomo è sprofondato in uno stato di profonda miseria da cui solo la grazia di Dio può salvarlo; egli però ha conservato il dono della coscienza (anche se è la coscienza della propria miseria), e questo lo eleva infinitamente rispetto al mondo inconsapevole: "l'uomo è solo una canna, la più fragile della natura, ma è una canna che pensa", recita un suo aforisma. Fragilità e supremo privilegio del pensare, miseria e grandezza umana formano dunque un tutto inscindibile. Il cristianesimo per Pascal è vero non perché dimostrabile razionalmente, ma in quanto è in grado di dare un senso alla nostra intuizione della contemporanea grandezza e miseria umana: solo i dogmi del peccato originale e della redenzione possono spiegare la coesistenza di tali aspetti antitetici nell'uomo.
Polemica contro i gesuiti
Questa visione pessimistica e austera del cristianesimo è in primo piano nella polemica con i gesuiti, i quali valorizzano la libera volontà dell'uomo rispetto al ruolo svolto dalla grazia divina nella salvezza; essi sottovalutano, secondo Pascal, gli effetti negativi del peccato originale, che rende al contrario essenziale l'intervento divino perché l'uomo possa giungere alla vita eterna.
Paradossi e scommesse
Un ruolo importante per Pascal lo ha il paradosso, e paradossale è in fondo l'idea che proprio usando il pensiero l'uomo può convincersi della convenienza razionale della fede. Questo è il famoso argomento della scommessa: ammesso che Dio o esiste oppure non esiste, conviene comunque scommettere sulla sua esistenza, dato che se vinciamo guadagnamo la vita eterna, mentre se perdiamo, rinunciamo soltanto a dei piaceri finiti. Per quanto improbabile possa apparirci l'esistenza di Dio, è sempre vantaggioso scommettere un guadagno infinito contro un prezzo finito. Ma come giungere alla fede, se essa ci manca? Pascal risponde con una sorprendente miscela di fiducia e cinismo: dobbiamo cominciare ad agire come se fossimo guidati dalla fede e confidare nel suo arrivo: "pregate, pregate e la fede arriverà".
La fortuna nel tempo
Pascal eserciterà un peso notevole nella cultura moderna. per la facilità di lettura e la profondità dei contenuti, i "Pensieri" avranno un grande seguito, non solo in ambito filosofico, ma anche letterario: un riferimento è presente nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (epistola del 20 marzo) di Ugo Foscolo (1778-1827) cosi come forti influssi pascaliani sono rintracciabili nell'opera di Giacomo Leopardi. Per quanto riguarda la storia della filosofia, se Pascal sarà considerato dall'illuminismo come un grande avversario, sostenitore di una visione pessimistica dell'uomo e della ragione, il romanticismo lo rappresenterà come uno spirito lacerato tra lo scetticismo dell'intelletto e la necessità della fede. Pascal è inoltre tra i precursori dell'esistenzialismo, soprattutto per la sua insistenza sui limiti e la tragicità della condizione umana.