Rousseau: vita, opere e pensiero
Nacque a Ginevra nel 1712 e morì a Ermenonville nel 1778. La vita di Jean-Jacques Rousseau è densa e ricca di avvenimenti, a partire dall'infanzia a Ginevra, trascorsa con il padre (la madre muore nel metterlo al mondo), che riversa su Rousseau tanto l'amore per la sposa perduta, quanto il rancore dovuto a tale perdita. L'intenso e complesso rapporto con il padre è all'origine del suo carattere inquieto, tendente alla fantasticheria e alla solitudine.
A soli sedici anni, una sera, per un banale ritardo, rimane chiuso fuori dalle mura della città e decide di non farvi ritorno, iniziando una vita di vagabondaggi e di avventure. Tra queste spicca il rapporto, prima filiale e poi amoroso, con la gentildonna svizzera Madame de Karens, caratterizzato da brusche passioni, litigi, fughe, rappacificazione e da lei interrotto nel 1744.
Nel 1775 l'Accademia di Digione bandisce un concorso sul tema: Se il progresso delle scienze e delle arti abbia contribuito a migliorare i costumi. Rousseau, colto da improvvisa ispirazione, invia un suo saggio-nel quale fornisce una risposta negativa al quesito proposto-che vince il premio e lo rende immediatamente famoso. Egli tuttavia non vuole approfittare della fama raggiunta: abita in una soffitta e si guadagna da vivere come umile copista di musica. I suoi rapporti con i filosofi illuministi conosciuti in precedenza- tra cui Voltaire e Condillac-cominciano a deteriorarsi, anche a causa del carattere difficile. Voltaire, rifugiatosi a Ginevra e osteggiato dalle autorità calviniste locali-che vietano le rappresentazioni teatrali-, entra in violento contrasto con Rousseau, schieratosi dalla parte del partito puritano contro il teatro. Il conflitto è destinato ad approfondirsi: nella "Lettera sulla provvidenza" (1756) Rousseau critica il pessimismo di Voltaire in merito alla provvidenza divina, affermando invece che i mali dell'uomo sono causati soltanto alle cattive istituzioni. Le repliche di Voltaire hanno il tenore di questa lettera di commento al "Discorso sull'ineguaglianza (scritto da Rousseau nel 1775): "Ho ricevuto il vostro nuovo libro contro la razza umana; e ve ne ringrazio. Non fu mai impiegata tanta intelligenza allo scopo di definirci tutti stupidi. Vien voglia, leggendo il vostro libro, di camminare a quattro zampe. Ma avendo perduto questa abitudine da più di sessant'anni, sento purtroppo l'impossibilità di riprenderla".
La frattura con Voltaire non è la sola: clamorosa è anche quella con Hume, che dà asilo a Rousseau in Inghilterra dopo che la condanna delle sue opere più note-"La nuova Eloisa" (1761), l'"Emilio" (1762) e il "Contratto sociale" (1762)-gli ha reso impossibile continuare a vivere a Ginevra e in Francia. Rientrato a Parigi, in cattive condizioni psichiche ed economiche, vive negli anni un'esistenza molto tormentata, alla quale mette fine una improvvisa malattia.
La negazione del progresso
Pur appartenendo per molti versi al panorama culturale dell'illuminismo, Rousseau è un pensatore atipico rispetto agli altri filosofi illuministi. Egli infatti mette in discussione l'idea che il progresso nelle scienze e nelle arti abbia contribuito a migliorare la vita morale e la libertà degli uomini, negando così i presupposti teorici che giustificano il progetto dell'"Enciclopedia".
La critica della civiltà
Per Rousseau, al contrario, è l'intera opera di civilizzazione che deve essere condannata. La società umana nelle modalità con cui si è sviluppata nel mondo moderno-gli appare come una terribile degenerazione, che ha allontanato l'uomo dalla sua natura originaria, buona e priva di malizia, introducendo tutti quei vizi che ora affliggono l'esistenza.
Lo stato di natura
"L'uomo è nato libero e ovunque è in catene": tale massima riassume la condanna del mondo moderno. La libertà dell'uomo è quella che si realizza in un ipotetico stato di natura, dove ogni uomo è uguale, ha gli stessi diritti del suo simile ed è libero di dirigere la propria vita secondo la volontà e inclinazione. Nello stato di natura, l'uomo è intrinsecamente buono, ed è la società che lo corrompe (mito del buon selvaggio). I cattivi impulsi, le malvagità, persino gli orrori di cui l'uomo è capace sono il frutto del malefico influsso di una cattiva organizzazione sociale-basata sulla coercizione, la violenza e la menzogna-tale da far deviare il naturale fluire dello sviluppo umano verso il bene.
Questa concezione prevede anche l'esaltazione del sentimento naturale e spontaneo, che fa parte della polemica anti-razionalista di Rousseau (molto apprezzata dal pensiero romantico).
L'origine della diseguaglianza
Le catene che sottraggono all'uomo la libertà derivano dunque dalle istituzioni sociali e dallo Stato che, a partire dal riconoscimento della proprietà privata-grazie alla quale pochi tolgono ai molti i mezzi di sostentamento, costringendoli a vendere il proprio lavoro per sopravvivere-, è all'origine della diseguaglianza e della sopraffazione.
Il nuovo contratto sociale
Rousseau propone di eliminare la disparità e la mancanza di libertà, che regnano incontrastate nel mondo umano, attraverso un nuovo contratto sociale, che sostituisca alla volontà del più forte la volontà generale, ovvero quella che su muove in direzione del benessere di tutti e non solo dei pochi. Tale volontà viene espressa dall'assemblea dei cittadini attraverso un modello di democrazia diretta che non prevede la possibilità di elezione di rappresentanti del corpo sociale.
La volontà generale
Va notato che, se con queste idee Rousseau è all'origine dell'idea moderna di democrazia, la mancanza nel suo pensiero degli elementi chiave della tradizione liberale (diritti dell'individuo e separazione dei poteri) rende ambigua la concezione democratica da lui proposta. La volontà generale non coincide in realtà con la volontà dei singoli, che la prima anzi travalica in vista di un fine superiore; paradossalmente, la vera libertà dell'uomo consisterebbe nell'ubbidienza alla volontà generale. Lo Stato ha così il diritto di sottomettere i cittadini alla volontà generale, dato che questo tuo di autorità coinciderebbe con il loro bene. Una visione di questo tipo si presta all'obbedienza liberale: chi stabilirà qual è la volontà generale, che il singolo deve comunque seguire? Grande difensore della democrazia, Rousseau corre dunque il rischio di propugnare una versione totalitaria di essa.
La religione
Sul piano religioso, Rousseau esalta la spontaneità del sentimento: la religione nasce da un bisogno naturale dell'uomo, possedendo nel sentire intuitivo e non dalla ragione il suo fondamento; le consolazioni che la fede può offrirci ci aiutano a superare le tristezze e le angosce esistenziali.
La credenza in Dio è quindi il prodotto e non la causa del sentimento religioso.
L'educazione
L'idea di una natura originariamente buona e poi corrotta da cattive istituzioni è alla base dell'importanza che Rousseau nell'"Emilio" attribuisce all'educazione: l'educatore deve favorire soprattutto lo sviluppo spontaneo delle qualità del fanciullo, senza imporgli norme e nozioni in modo autoritario. Altra idea molto innovativa è quella secondo cui per insegnare è necessario perdere tempo: in opposizione alle pedagogie efficientiste, Rousseau ribadisce che il bambino non è un uomo immaturo, ma un individuo con caratteristiche e ritmi naturali di approfondimento propri, che vanno rispettati.
La fortuna nel tempo
L'influenza di Rousseau si eserciterà in relazione soprattutto alla visione dell'uomo, alla politica e alla pedagogia. La cultura romantica erediterà da lui l'idea dell'uomo e della natura come naturalmente buoni, la diffidenza nei confronti della civilizzazione e l'esaltazione del sentimento.
Sul piano politico, malgrado il contributo allo sviluppo della moderna idea di democrazia, egli sarà guardato con sospetto dal pensiero liberale dell'Ottocento. Verrà invece considerato una bandiera dai vari movimenti rivoluzionari, come quelli della rivoluzione francese del 1789 o russa del 1917. Così per Russell, Rousseau sarà l'inventore della filosofia politica delle dittature pseudo-democratiche sorte in opposizione alle monarchie assolute tradizionali. A questo durissimo giudizio di un sostenitore del movimento liberale e dell'individualismi politico fanno riscontro quelli di Marx e Lenin che apprezzeranno in Rousseau la capacità di porre al centro del suo interesse il rapporto tra l'individuo e il corpo sociale cui appartiene.
Un altro aspetto molto controverso del pensiero di Rousseau è legato alla tesi che, nello stato di natura, l'uomo sia intrinsecamente buono. Anche questa tesi sarà a lungo contrastata da chi negherà che ogni responsabilità per le cattive azioni del singolo possa essere scaricata sulla società.
In campo pedagogico, Rousseau influenzerà direttamente Kant, Pestalozzi, Frobel e tutta la successiva scienza dell'educazione.