Sport e filosofia: coppia vincente
L’inattività fisica e’ in costante aumento soprattutto tra i più giovani; la sedentarietà sta dilagando e l'uso e l'abuso di strumenti digitali, tablet, social, smartphone, tv, pc, videogames rende tutti meno dinamici.
Quando si parla di benessere, di stile di vita sano non si può non prendere in considerazione l’elemento basilare: lo sport.
Potremmo chiederci: che cosa c’entra lo sport con la filosofia? Benessere fisico e mentale vanno di pari passo nel cammino della salute?
Già nell’antica Grecia filosofia e sport erano strettamente unite per esprimere il vigore della mente e del corpo, per il “perfezionamento di se stessi”. Lo si faceva nel Ginnasio (palestra-scuola) dove si sviluppava il corpo e la mente.
Pertanto già antichi filosofi greci quali Socrate praticavano sport, per il corpo ma anche la mente. Platone era un lottatore e cultore di uno sport democratico, accessibile a tutti, donne comprese e una sua citazione famosa era:
“Non mettere in movimento l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché ciascuno dei due divenga equilibrato e sano”.
Aristotele invece escludeva le donne dallo sport , poiché egli riteneva necessaria la presenza della “phrònesis”, "saggezza", qualità all’epoca considerata solo maschile, che permetterebbe a ciascun individuo di distinguere il bene dal male e di evitare il male.
In epoca romana Galeno sosteneva che l'esercizio fisico deve portare l' atleta ad un livello tale da essere in grado di saper guidare un esercito, con forti capacità fisiche e intellettive.
Con lo sviluppo preponderante del Cristianesimo, l' uomo passa dall'essere un animale politico e quindi occupato anche nello sport a un uomo devoto e il corpo viene visto come un peso che lo allontana da Dio (ascetismo), portandolo a peccare. A questa concezione deve essere aggiunta la separazione filosofica che Cartesio mette in atto, scindendo mente e corpo e affermando l' assoluta predominanza della mente sul corpo.
Dal Novecento, la svolta però, quando oltre a riscoprire un antico legame tra filosofia e sport, si sono aperte le porte della competizione, come si può notare nello sketch comico della partita filosofica” immaginaria di calcio tra i principali filosofi di Germania e Grecia.
Platone, Socrate, Aristotele, Sofocle, Archimede, Leibniz, Kant, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche i top player delle due formazioni.
Ad arbitrare la partita Confucio, Tommaso d’Aquino e Sant’Agostino. Invece di calciare la palla e costruire azioni di gioco, i filosofi costruiscono ragionamenti e passeggiano in campo a braccia conserte assorti a pensare. Come sbloccare la partita? A un minuto dalla fine arriva l’illuminazione di Archimede: “Eureka” e mostra agli altri filosofi come si fa a calciare la palla. Con un bel colpo di testa di Socrate la palla entra in rete. Inevitabilmente, in campo, si accendono forti discussioni e Kant sostiene che il goal esiste solo nell’immaginazione...
Quindi come visto e dimostrato filosofia e sport: due discipline spesso controverse, spesso incomprensibili, altre volte invece unite e inseparabili.
Non esiste lo “sport ideale”, uguale e unico per tutti. Esiste piuttosto lo sport che rende ognuno in vero equilibrio con il mondo, il "mio" sport, così come non esiste una filosofia universale, ma esiste la "mia" filosofia, ovvero il mio pensiero e la mia riflessione. Ognuno è unico, diverso, autentico e indescrivibile nel suo genere.
Sport e filosofia. Corpo e pensiero. Fatica nel praticare e pesantezza nel pensare.
Lo sport è un’opportunità che ci viene data per trasformare non solo il nostro corpo ma anche il nostro pensiero e nella competizione ci insegna a non odiare l’avversario ma a rispettarlo “ nella buona e nella cattiva sorte”, accettando la sconfitta e apprezzando la vittoria meritata, con la consapevolezza di chi solo sa che dietro ogni singolo sforzo c’è sempre una grande motivazione.
Da amante dello sport il consiglio che posso dare a tutti voi è semplicemente quello di iniziare ad appassionarsi, praticare e amare lo sport in quanto fa bene, diverte, ci fa provare emozioni che la routine solitamente non offre, ci purifica gratificandoci anche a livello personale e soprattutto ci insegna a conoscere noi stessi, i nostri pregi, errori e limiti: sappiamo fin dove possiamo arrivare, fino a qui ce la facciamo e oltre no, sappiamo cosa dobbiamo fare per migliorare il rapporto io-io entrando in sintonia con noi stessi dialogandoci al fine di migliorare la prestazione e l’autostima.
Per concludere userei la famosa frase “mens sana in corpore sano”, un motto utile a farci capire come
l'esperienza pratica sportiva può fare solo che bene alla nostra mente e solo avendo una mente sana possiamo rendere al meglio nell'attività sportiva, nel lavoro, nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali.
Elisa Dipré