Una filosofia non elitaria
Dopo il primo articolo (in cui vi abbiamo illustrato in larga misura il nostro progetto a lungo termine), Giulio Testa ci dirà qualcosa di lui ma soprattutto qualcosa sulla sua Filosofia che sarà parte integrante di questo editoriale “Filoviaggiando”.
Ciao a tutte e a tutti. Mi chiamo Giulio Testa e per il momento vi lascio solo con il mio nome perché prima di tutto vorrei farvi intuire il viaggio filosofico che -con calma e pazienza- faremo. Per questioni di credibilità vi dico però che studio incessantemente Filosofia da 15 anni (con una media di 4-5 ore giornaliere) e che la insegno da 3 anni in un Liceo Artistico.
Il senso che vorrei infondere è che sono sempre andato al cuore di questa disciplina e credo di averne colto quel che per me (e sottolineo “per me”) è il senso più profondo ovvero quello di mettere in comunicazione un filosofo all’altro. Questo è ciò che mi e vi propongo e da qui il nome “Filoviaggiando”.
I filosofi - metaforicamente ma a volte anche non metaforicamente - parlano tra loro nel corso dei secoli. La Filosofia è un film e non una serie di diapositive slegate tra di loro. E allora vedremo questo film, speriamo sia coinvolgente. Ai miei studenti e studentesse solitamente piace. Ma parleremo anche di tanto altro.
Ora vi lascio solo una piccola anticipazione della Filosofia che amo trasmettere. Profonda ma spiegata in maniera molto semplice. Non userò tecnicismi o parole incomprensibili. Cercherò di renderla fruibile alla maggior parte delle persone.
Avete mai pensato che gli universali di Socrate poi diventano automaticamente il mondo delle idee di Platone? Vi provo ad illustrare il senso. Socrate vuole dare stabilità al mondo. Lo vuole universalizzare per renderlo comprensibile e soprattutto conoscibile a tutti. Infatti con un sasso in mano chiede a 1000 persone: “Cos’è questo?”. E rispondono all’unanimità: “Un sasso”. Subito dopo alle stesse chiede: “Cos’è la giustizia?”. E stavolta danno 1000 definizioni diverse. A questo punto è Socrate a farsi una domanda: “Come mai 1000 persone sono tutte d’accordo che quello è un sasso ma sulla definizione di giustizia mi danno 1000 definizioni diverse?”. Così non va bene, aggiunge Socrate. Così è impossibile comprendersi. Bisogna universalizzare.
Ed ecco che Socrate vuole arrivare ad un concetto univoco di giustizia (e di tutti gli altri). Un concetto fermo, stabile, immobile. Valido una volta per tutte e soprattutto valido per tutti.
Ora mi rivolgo direttamente a te. Pensa ad un quadrato. Nel mondo in cui viviamo ce ne sono moltissimi: la lavagna, il banco di scuola, la cornice di un quadro, ecc. Però attenzione: se andiamo a misurarli con strumenti di altissima precisione, magari ci accorgiamo che c’è un nanometro di differenza tra un lato e l’altro. Questo vuol dire che nessuno di loro è un quadrato perfetto. E dove si trova l’unico quadrato perfetto? Nella testa. Ora, dire che non cambia mai vuol dire che è fermo, immobile, stabile, quindi perfetto. Appunto per questo: conoscibile. Proprio perché solo ciò che è fermo possiamo conoscere. Quel che si muove, no. Ce l’avevano detto già i primi filosofi di Mileto questo. Quindi il quadrato nella mia testa è immobile e conoscibile (poiché non cambia mai), il quadrato che trovo nel mondo materiale muta ed appunto per questo non posso conoscerlo definitivamente.
Ed ecco che Socrate ha universalizzato il mondo.
Platone osserva attentamente questi concetti fermi ed immobili (quindi perfetti) e sapete che fa? Li prende e li “porta” in un mondo trascendente, quello dell’iperuranio. È appena sorto il mondo delle idee. E “dentro” cosa c’è? Ci sono proprio gli universali di Socrate. E cosa sono? Concetti fermi, immobili e quindi validi per sempre poiché non cambiano mai. Dunque perfetti. Mentre invece il mondo dei sensi è imperfetto perché cambia continuamente. In Platone infatti sappiamo che nella frase “Socrate è bello” a cambiare è Socrate e non il concetto di bello, quello rimane per sempre così. Possiamo notare che in questo caso Socrate e Platone si parlano. Sono in connessione. Poi arriverà Aristotele e chiederà a Platone: “Mi spieghi come diavolo ti è saltato in mente di creare un mondo che trascende quello materiale e soprattutto che senso ha?”.
Ed ecco la mia filosofia: Socrate che passa il testimone a Platone e quest’ultimo che viene “rimproverato” da Aristotele. Così come avverrà con tutti gli altri filosofi nei secoli che verranno. Ma questo è solo l’inizio.
Nel prossimo articolo vedremo la seconda parte della presentazione, stavolta più personale.
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