Viaggi&Filosofia. Platone, tre viaggi da Atene alla volta della Sicilia per contemplare l’Etna
Per i filosofi i viaggi sono legati alla soggettività e alla natura nascosta e mutevole dell’identità individuale. Come abbiamo visto precedentemente, la vita eremitica non si addice al filosofo, o a tutti i filosofi.
Proprio perché il viaggio è anche la chiave per comprendere meglio le loro personalità, oggi proseguiamo il nostro “viaggio alla scoperta del mondo e del connubio tra filosofia e viaggio” con… Platone.
Platone compì in tutto tre viaggi in Italia, in particolare in Sicilia. Si svolsero durante il IV secolo a.C. coprendo un arco di tempo che va dal 388 a.C. al 360 a.C. con una pausa di circa vent’anni tra il primo e il secondo viaggio.
Le fonti antiche sostengo che il filosofo giunse per la prima volta in Sicilia (388-387 a.C.) spinto dalla curiosità e dal desiderio di visitare i crateri etnei. Egli dà testimonianza di questo viaggio nella Lettera VII. Lo storico greco Diogene Laerzio afferma che il filosofo ateniese si sia recato nel suo primo viaggio in terra siciliana su crateri etnei: “Per tre volte si è recato in Sicilia per nave. La prima volta per vedere l’isola e i crateri. E fu allora che Dionigi, figlio di Emocrate, che era tiranno, lo costrinse a frequentarlo” (Diogene Laerzio, libro III).
Alla sua testimonianza si aggiunge anche quella di Ateneo di Naucrati, il quale dice che Platone volle andare sui crateri dell’Etna per vedere i “torrenti di fuoco” che scaturivano dal monte.
Nel dialogo platonico “Fedone”, il filosofo descrive il cratere dell’Etna in eruzione: “E vi sono pure sottoterra fiumi perenni di immensa grandezza di acque calde e fredde e molto fuoco e grandi fiumi di fuoco e molti di fango liquido, ora un po’ più chiaro, ora un po’ più melmoso, […] come in Sicilia i fiumi di fango scorrono prima della lava, e poi c’è la lava stessa”.
Il tiranno di Siracusa, Dionisio I, venne a conoscenza della presenza del filosofo sull’isola e lo chiamò a corte dove conobbe Dione il collaboratore di Dionisio.
Platone attaccò fortemente con le sue parole la tirannide e fu proprio Dione a salvarlo facendolo imbarcare per Atene anche se divenne schiavo a Egina.
Il secondo viaggio avvenne nel 367 a.C. Platone fu invitato a Siracusa da Dione per educare il nipote Dionigi II con l’obiettivo di farlo diventare un re-filosofo. Dione aveva conosciuto Platone durante il suo precedente viaggio ed era suo fervido ammiratore.
L’obiettivo di Platone (che all’epoca di questo viaggio aveva circa sessant’anni) era quello di rendere capace il giovane Dionigi di far fronte al compito di arrestare l’avanzata dei Cartaginesi in Sicilia, facendo di Siracusa il centro di una forte monarchia costituzionale che raccogliesse tutte le città greche di Sicilia.
Il progetto inizialmente sembrò funzionare, ma in un secondo momento Dionigi si dimostrò troppo debole di carattere e soprattutto percepì nel cognato Dione una minaccia tale da cacciarlo in esilio. L’obiettivo politico di Platone di instaurare lo Stato ideale in cui governavano i re- filosofi fallì.
Il terzo viaggio in Italia fu compiuto, sempre a Siracusa, nel 361 a.C. per tentare di ricomporre la situazione di crisi. Dionigi tuttavia non era cambiato e anche questo tentativo di dar vita a una sorta di costituzione fallì miseramente. Platone venne allontanato e riuscì a tornare nella sua città (Atene) solo grazie alla mediazione del pitagorico Archita conosciuto a Taranto.
Oltre che la presenza stessa del grande filosofo in Sicilia, i viaggi effettuati a Siracusa sono stati anche stimolo per la scrittura delle ultime e importantissime opere di Platone. Tra queste – seppure scritte fisicamente ad Atene e fino a poco prima di morire nel 347 a.C nell’Accademia (la scuola che aveva fondato) – anche il Timeo, il Crizia, il Politico, il Filebo e le Leggi.
A giugno sono stata in Sicilia e ho avuto modo di fare un’escursione sull’Etna.
Mentre camminavo su un terreno nero, sabbioso e lavico, circondata da grandi cumuli stratificati di lava delle varie eruzioni e alla vista dei numerosi crateri mi sono subito resa conto dello spettacolo che la natura mi stava offrendo.
Vento e nuvole si muovevano velocemente, nel giro di pochi secondi trasformavano il paesaggio da luminoso e terso a grigio. In quel momento la mia testa ha iniziato ad elaborare una quantità sproporzionata di emozioni, sensazioni e pensieri che solo un luogo come quello è riuscito a tirare fuori.
Mi sono resa conto di quanto siamo piccoli, imperfetti e impotenti davanti alla natura, di come Lei riesca a plasmare il paesaggio di questa terra, ma in qualche modo sia riuscita a plasmare anche le mie emozioni. Ho provato un turbinio di sensazioni ben distinte, pace interiore, forza, energia, ma anche un velo di malinconia nel momento in cui sono tornata al punto di partenza.
Salendo in macchina, ho rivolto il mio sguardo verso questa montagna tanto affascinante quanto irrequieta, ringraziandola per le emozioni che mi ha donato e per avermi rubato un pezzettino di cuore e anima.
Per me è stata semplicemente un’esperienza… vulcanica!
Elisa Dipré
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